In Friuli Venezia Giulia mancano 200 medici di base: l’allarme nella sanità
I dati contenuti in un report della Fondazione Gimbe. Il 52,4% in regione assiste in deroga oltre 1.500 cittadini

In Friuli Venezia Giulia la percentuale di medici di medicina generale con oltre 1.500 assistiti è pari al 52,4%, dato superiore alla media italiana del 51,7% e conseguenza del consolidato trend calante della categoria. La carenza di mmg sul territorio, che una fotografia della Fondazione Gimbe quantifica in 151 unità a inizio 2024, si sta avvicinando a quota 200.
Il report Gimbe
È proprio Gimbe a fornire un corposo report sulla medicina generale italiana, considerata «a rischio estinzione». Secondo la Fondazione, mancano oltre 5.500 mmg nel Paese, in un contesto in cui ne andranno in pensione 7.300 entro il 2027. Quadro non meno allarmante sul territorio. «Oggi siamo tra i 750 e gli 800 in regione – riassume Luca Maschietto, segretario Simg Fvg –, di fatto siamo stati dimezzati in una quindicina d’anni e ci aspettiamo un’ulteriore uscita del 40-50% nel prossimo decennio. A Trieste centro, in quell’arco di tempo, se ne andranno in pensione 52 degli attuali 99 incaricati».
L’aggiornamento
Se nel report Gimbe si parla di 151 aree carenti in regione, in poco più di un anno se ne sono aggiunte altre. Nel territorio di Asugi, risultano scoperti 69 posti tra Trieste (Valmaura 13, centro 10, Altipiano 9, Muggia 2) e Isontino (Gorizia 11, Farra/Capriva 7, Monfalcone/Staranzano 7, San Canzian 7, Grado 3).
In Asfo, un decreto di inizio marzo indica 58 incarichi vacanti (Livenza 17, Noncello 14, Tagliamento 12, Dolomiti Friulane 8, Sile 7). Asufc fa sapere di essere in attesa dalla Regione del conteggio aggiornato, ma è verosimile che si arrivi a un totale Fvg non lontano da 200.
Le borse
Tra gli approfondimenti del report Gimbe emergono anche la riduzione dei mmg nel confronto 2023-2019 (-12,9% in Fvg, –12,7% in Italia), il numero medio di assistiti (1.460 in Fvg, quarto posto dietro a Provincia di Bolzano, Veneto e Lombardia) e il focus sulle borse di studio.
Negli ultimi anni la Regione le ha raddoppiate da 20 a 40 e nel triennio 2023-26 ne ha aggiunte ulteriori 17 a valere sul Pnrr. Al via del percorso 2024-27, segnato dal ritorno a 40, in quanto ormai usciti dal perimetro temporale del Piano, gli iscritti sono stati 48 e gli 8 in più hanno trovato soluzioni fuori Fvg.
Il rapporto con il pubblico
Riccardo Riccardi, assessore alla Salute, premesso che il ruolo del mmg «è preziosissimo», rileva una volta ancora che nel sistema sanitario «c’è un nodo che è la madre di buona parte dei problemi: il rapporto tra la sanità pubblica e la medicina generale.
Dobbiamo fare in modo che il medico di famiglia, il cui rango deve essere pari allo specialista, possa vedere rinnovata, in un team multiprofessionale, la sua funzione chiave nell’intercettare i flussi che vanno impropriamente verso il sistema ospedaliero».
Attrattività
Per i diretti interessati, il calo certificato da Gimbe non è una sorpresa. «Le curve dei pensionamenti sono note a tutti da anni – dice Maschietto – e non a caso qualche collega è arrivato fino al tetto massimo, in deroga, di 1.800 pazienti a carico». Come reagire? «La ricetta non cambia: portare la materia della medicina generale in maniera strutturale nel corso di laurea e farla diventare una specialità, l’unico modo perché la professioni recuperi attrattività».
Attrattività che il segretario regionale della Fimmg Ferdinando Agrusti auspica possa essere favorita anche «dai contenuti dell’Accordo che definiremo con la Regione». Concretamente, aggiunge, «servono supporti per il personale amministrativo e infermieristico per le medicine di gruppo e l’apertura alla diagnostica di primo livello. Ceformed ha proposto corsi di ecografia generalista, frequentati e apprezzati».
Il confronto con la politica
Da anni, aggiunge il segretario regionale dello Smi Lorenzo Cociani, «chiediamo con forza a tutti i livelli, nazionale, regionale e aziendale, di lavorare a soluzioni urgenti, per dare risposte ai tanti cittadini senza medico, e contestualmente a soluzioni strutturali per superare il problema a medio termine. Molte cose si potrebbero già fare senza attendere risposte miracolose da Roma.
Il dibattito attuale su dipendenza o meno, Case della salute e simili, è talmente confuso e superficiale da creare, al contrario, incertezza tra i giovani medici e un forte disincentivo a intraprendere il percorso per diventare medico di famiglia. La politica ci ascolti, finalmente».
All’attacco anche lo Snami, con il presidente regionale Stefano Vignando: «Le nostre sollecitazioni hanno avuto il nulla come riscontro. Ricordo, tra l’altro, lo stato di agitazione del luglio 2021 e le promesse non mantenute della direzione Salute, e ricordo che in Asugi e in Asfo pubblico e sindacato hanno percorso varie soluzioni condivise mentre in AsuFc siamo arrivati all’assurdo di emanare un avviso per trovare medici dipendenti disposti a sostituirsi ai medici convenzionati, senza alcuna interlocuzione con le organizzazioni di settore».
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