L’allarme della Cisl: «In Friuli Venezia Giulia è emergenza casa, oltre 9 mila domande inevase»

Secondo il report del sindacato, in regione più di 7 mila famiglie sono in attesa di un alloggio popolare

Giorgia Pacino

Ogni mille famiglie che hanno bisogno di una casa, quasi 17 restano senza. Sono 9.231 in Fvg le domande di alloggio popolare inevase, nonostante il numero di immobili sia quasi raddoppiato negli ultimi 50 anni: si è passati dalle 420 mila unità del 1971 alle 730 mila abitazioni del 2021. Eppure, di queste, 173 mila restano vuote. Una ogni quattro.

A fare i conti è la Cisl Fvg, con il suo sindacato degli inquilini Sicet, che parla di una «crescita sbilanciata» del mercato immobiliare. Per la segretaria della Cisl Fvg, Renata Della Ricca, di fronte a questi dati occorre chiedersi «se oggi come oggi sia più utile costruire o invece ristrutturare», fornendo al contempo «alloggi accessibili a persone e famiglie non in grado di permettersi una casa stabile e sicura al costo di mercato».

Più di 7 mila famiglie in attesa di una casa popolare

In Italia le famiglie in attesa di un immobile di natura sociale sono 319 mila, in Friuli Venezia Giulia più di 7 mila. È anche una questione di bilancio familiare: considerando un reddito medio che in regione si aggira attorno ai 25 mila euro e una capacità di spesa mensile di circa 2.300 euro, oltre un terzo delle entrate (38,4%) è destinato all’abitazione per pagare le spese di affitto, acqua, energia, spese condominiali e di manutenzione. E la quota può arrivare a sfiorare anche il 46% del bilancio familiare in caso di nuclei formati da un unico componente.

Per Della Ricca il problema ha un nome chiaro: si tratta di povertà abitativa. «Abbiamo a che fare con situazioni che portano a forme estreme di segregazione socioeconomica, con ripercussioni sulle opportunità e sulla stabilità lavorativa e scolastica, fino ai casi più gravi di sfratto e perdita della casa».

La situazione è ancora più delicata per gli stranieri, che vivono in condizioni di sovraffollamento, e per le famiglie con bambini, visto che l’inadeguatezza dell’alloggio può portare all’allontanamento temporaneo dei minori. «La precarietà abitativa mette a rischio l’iscrizione all’anagrafe comunale, prerequisito per l’accesso a molti servizi sociali, causando fenomeni negativi di coesistenza tra nuclei di diversa appartenenza», segnala ancora la segretaria della Cisl Fvg.

La riforma in arrivo

Di emergenza casa tornerà presto a parlare anche la politica regionale. È atteso infatti a inizio 2025 l’approdo in commissione del ddl sulle politiche abitative e l’abitare sociale che rinnoverà la normativa di settore. La riforma, che dovrebbe riconoscere maggiore centralità alle Ater e puntare alla creazione di tavoli territoriali, è attesa anche dalla Cisl. «Oggi il sistema delle case popolari è fortemente concentrato nelle mani degli enti locali, Comuni ed Erp che, assieme, amministrano circa il 95% delle abitazioni: questo pone interrogativi – dice Della Ricca – sulla capacità di gestione di un patrimonio così vasto, spesso in condizioni critiche, da parte di amministrazioni locali con risorse limitate».

Cinque priorità

Il sindacato è intenzionato a far sentire la propria voce e ha già cominciato a farlo con l’indicazione di cinque priorità. Si va dall’attivazione di un tavolo permanente per formulare proposte concrete agli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare. Cisl e Sicet chiedono anche un incremento della dotazione di alloggi sociali e una riduzione dei tempi di gestione delle richieste. «È essenziale calmierare gli affitti, ristabilendo un giusto differenziale con il costo dei mutui», sottolinea il sindacato. E ancora, un osservatorio dedicato su fabbisogni e disponibilità di alloggi e un rafforzamento della contrattazione sindacale di settore. —

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