Dai collegamenti più veloci al ritorno delle Province: ecco le priorità del Fedriga bis in Friuli Venezia Giulia

Considerando quanto pesa sul bilancio del Fvg, la sfida più pesante è quella legata al riassetto della macchina sanitaria

Diego D’amelio
Massimiliano Fedriga
Massimiliano Fedriga

TRIESTE Cinque anni alle spalle e altri cinque per terminare il lavoro, perché la legge non consente il terzo mandato. Il presidente Massimiliano Fedriga ha tempo fino al 2028 per lasciare il segno sul Friuli Venezia Giulia. Davanti c’è una legislatura complessa: la riforma della sanità da fare (davvero), un sistema economico da rinnovare, la sfida dell’isolamento geografico da vincere. Senza dimenticare un declino demografico, che richiede politiche per la famiglia, attrazione di talenti da fuori e approccio diverso sull’immigrazione.

politica
Nuova giunta regionale Fvg: è il giorno in cui si svelano i nomi
Massimiliano Fedriga rieletto Presidente della Regione Fvg

Il presidente illustrerà il programma in Consiglio regionale il 2 maggio. Il discorso è da scrivere, ma le priorità sono chiare, tra quelle che il centrodestra sa di dover aggredire e quelle che non è chiaro se e come la politica affronterà, sperando che altre emergenze non si palesino. Nel ragionamento le deleghe sono suddivise come nella scorsa legislatura. Qualche responsabilitàpotrebbe essere stata spacchettata nelle ultime trattative, ma poco cambia rispetto all’agenda di assessori che in molti casi succederanno a sé stessi.

Fedriga bis, le priorità della Regione Fvg in dieci punti
L'insediamento bis di Fedriga in Regione. Foto Lasorte

Considerando quanto pesa sul bilancio della Regione, la prima partita è sempre la sanità. All’assessore che verrà (e potrebbe essere nuovamente Riccardo Riccardi) non mancherà da fare. La riforma del 2019 prevedeva più di venti delibere per la sua attuazione. Il Covid le ha messe tra parentesi. Si riparte da qui e, se il primo tema a emergere è quello dell’emergenza urgenza, bisognerà pensare all’assistenza residenziale per gli anziani e al riassetto di un sistema territoriale ridisegnato dal Pnrr con case e ospedali di comunità.

Non si andrà lontani tuttavia senza rivedere il meccanismo di finanziamento di un sistema che ogni anno costa di più. La Regione ha già negoziato patti con lo Stato che faranno risparmiare alla Regione 2 miliardi di trasferimenti in 5 anni, ma il nuovo assessore (Barbara Zilli?) dovrà ottenere una compensazione dopo l’uscita dal Fondo sanitario nazionale decisa nel 1997. Alle Finanze spetta anche la delega sulle società partecipate e qui la legislatura avrà da dire: a giugno si dovranno nominare i vertici di Autostrade Alto Adriatico e poi ci sono le società impegnate sul fronte economico, il cui focus andrà rivisto, da Friulia a Informest, passando per Finest. Dopo la cessione di Mediocredito bisognerà infine configurare la nuova Fvg Plus.

A proposito di realtà in house, il quinquennio dovrà dare risposte anche su Insiel, società informatica della Regione al centro di proposte di riorganizzazione che puntualmente naufragano. Se n’è occupato e se ne potrebbe rioccupare Sebastiano Callari, che ha gestito anche il Patrimonio e qui c’è una questione tutta triestina da gestire: il trasferimento degli uffici regionali (esclusi i palazzi di Giunta e Consiglio) in Porto vecchio e la vendita dei palazzi che rimarranno vuoti in vari punti della città.

Capitolo pesante è quello doppio delle Attività produttive e del Lavoro, che dovrebbe tornare nelle mani rispettivamente di Sergio Bini e Alessia Rosolen. Sul primo fronte Fedriga ha parlato subito: bisogna attrarre imprese e investimenti esteri. Il messaggio era arrivato attraverso il viaggio negli Usa (un altro si dovrebbe fare presto) e la creazione dell’agenzia regionale Lavoro e SviluppoImpresa. Ma la trincea va pure difesa. La crisi Wärtsilä è a una svolta fatale e presto se ne conosceranno gli esiti. Fedriga spera si possa rivelare un’occasione di marketing territoriale, con la decisione di più di una multinazionale di venire a Trieste.

Libro dei sogni forse, ma solo da grandi insediamenti può passare il ribaltamento di un trend che in Fvg vede ogni anno nascere 7 mila persone e morirne 16 mila. Per riuscire a creare nuovi attrattori servono incentivi alle assunzioni, rafforzamento della norma sui talenti da fuori regione e ulteriori misure a sostegno di famiglie e genitorialità. E pure una revisione delle politiche sull’immigrazione, da vivere non più solo in difesa, ma anche come occasione per reperire in modo regolare manodopera che in regione non c’è.

L’altro caposaldo è quello dei collegamenti: la delega pare in quota Fdi. La regione è isolata e dopo Mestre si viaggia con la diligenza, ma i 2 miliardi per la ferrovia Trieste-Venezia ancora non ci sono dopo dieci anni di impegni. Gioverà l’allineamento col ministro Salvini? Sui trasporti aerei qualcosa si è mosso con l’annuncio di nuove tratte al Trieste Airport e il riconoscimento della continuità territoriale: i prossimi anni diranno quale sarà il futuro di Ronchi. I traffici di merci vanno invece favoriti consolidando la rete degli interporti e attuando per davvero (se Roma concederà) il regime triestino dei punti franchi.

Di priorità ce ne se sono anche altre. Alla giunta sta a cuore l’introduzione delle Province elettive. Il file potrebbe tornare in mano a Pierpaolo Roberti e c’è da chiedersi se si saprà nel contempo fronteggiare il deserto negli organici dei Comuni paralizzati dall’assenza di personale. Poi c’è l’organizzazione dell’importante evento Gorizia Nova Gorica Capitale europea della cultura 2025. Sullo sfondo la priorità delle priorità, ovvero l’ambiente, dove sarà quasi certamente Fabio Scoccimarro a dover accompagnare un cambio di paradigma che dipende da livelli decisionali ben superiori a quello della Regione. Qualcosa si è visto a fine legislatura, fra investimenti sul fotovoltaico, contrasto alla siccità e progressi sulla decarbonizzazione (Ferriera e centrale A2A in primis). La giunta continuerà però a finanziare i contributi benzina che vanno in direzione opposta: le transizioni non si fanno in un giorno e neppure in una legislatura.

Riproduzione riservata © Il Piccolo