Comunicato sindacale

Le assemblee dei giornalisti del Piccolo e del Messaggero Veneto esprimono seria preoccupazione rispetto al percorso di riorganizzazione in atto nei giornali del gruppo Nem.

La direzione ha comunicato ai Comitati di redazione di voler procedere alle ultime 4 assunzioni disponibili, andando a rafforzare le sole testate venete del gruppo. Scelta legittima sul piano formale, ma che riduce di competenze e professionalità i quotidiani del Friuli Venezia Giulia, dove due colleghi in uscita non saranno sostituiti.

In questi giorni si è chiuso lo stato di crisi, inaugurato da Nem subito dopo aver rilevato i sei quotidiani Gedi del Nordest. Il piano di riassetto è durato un anno: se l’editore ha avuto il merito di procedere a un’assunzione per ciascun giornalista prepensionato, alla fine del percorso lancia un evidente segnale di disattenzione rispetto alle redazioni di Piccolo e Messaggero Veneto e di concentrazione su soltanto una parte di quel Nord Est spesso citato come punto di riferimento dai vertici aziendali. Le due testate vedono ridursi i livelli occupazionali, dopo dodici mesi di sforzi straordinari, dovuti alla necessità di rilanciare i giornali del gruppo, gestendo nel contempo un complesso turn over che ha lasciato a lungo i reparti con organici inferiori alle necessità.

A preoccupare i giornalisti del Friuli Venezia Giulia sono le linee strategiche del gruppo, cominciando dall’applicazione di un prezzo per copia di 50 centesimi più alto rispetto a quello dei giornali Nem del Veneto. Un modo di sostenere la competizione con la concorrenza in quel territorio a spese tuttavia dei lettori della nostra regione – a esclusione dell’ex provincia di Pordenone –, con un impatto sulle vendite che ha penalizzato in questi mesi Il Piccolo e il Messaggero Veneto, rendendo quasi del tutto vano il lavoro svolto per migliorare gli indicatori di vendita di quelli che erano, e restano, i due principali fornitori di redditività economica del gruppo editoriale.

A più di un anno dall’ingresso di Nem, bisogna ancora rilevare che il supporto tecnologico al lavoro giornalistico è inadeguato, responsabilità questa anche del lungo disarmo della precedente gestione, cui il nuovo editore sta cercando faticosamente di rimediare. Intanto però le giornate in redazione trascorrono fra i problemi: dall’archivio malfunzionante alle interruzioni della rete e dei server, passando per i crash del software Atex, la forte riduzione di personale poligrafico, e la totale assenza per quanto riguarda Il Piccolo, telefoni muti per giorni, falle nel sistema d’impaginazione, orari di apertura al pubblico ridotti per la mancanza di un front office e scarsa attenzione alle condizioni delle sedi di lavoro.

Pur nel quadro di crisi sistemica dell’editoria, l’azienda ha comunicato ai giornalisti di aver raggiunto l’equilibrio economico già nel suo primo anno. Nel 2025 i bilanci beneficeranno inoltre degli ingenti risparmi dovuti al piano di prepensionamenti di colleghi anziani sostituiti da giovani con contratti decisamente meno onerosi rispetto ai precedenti. Piuttosto di ingenerare un tiro alla fune fra testate per difendere livelli occupazionali ovunque all’osso, l’editore dovrebbe prevedere due nuove assunzioni di giornalisti praticanti. E sbloccare il mai definito budget per il reclutamento di nuovi collaboratori, tentando così di rendere sostenibile la contemporanea richiesta di nuovi prodotti cartacei e digitali.

Fa riflettere peraltro la decisione di completare le assunzioni non con giovani giornalisti, ma con costose figure apicali esterne, frustrando in questo modo le ambizioni dei validi colleghi che da tempo reggono le sorti dei nostri giornali, con un impegno che supera di gran lunga i limiti fissati dal contratto di lavoro. L’auspicio è che queste scelte servano a far funzionare i reparti verticali di Economia, Cultura e Sport.

I quotidiani del territorio restano un presidio informativo fondamentale per la cittadinanza: infrastrutture materiali e immateriali della comunità. I giornalisti del Piccolo e del Messaggero Veneto chiedono all’editore e alla direzione di valorizzare adeguatamente i due storici quotidiani di Trieste, Gorizia-Monfalcone, Udine e Pordenone. Il necessario rispetto di specificità territoriali e tradizioni, passa anzitutto dal mantenimento dei livelli occupazionali: oggi e in futuro. Davanti alla riduzione degli organici a Trieste e Udine, per difendere autonomia e autorevolezza delle proprie testate, le assemblee dei giornalisti del Piccolo e del Messaggero Veneto chiedono all’editore e alla direzione di aprire un immediato confronto con i Cdr, cui affidano un pacchetto di due giorni di sciopero.


Le assemblee dei giornalisti del Piccolo e del Messaggero Veneto

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Gruppo Nem, che edita anche questo giornale, riassume in una semplice parola il suo primo anno di attività: investimenti. Investimenti funzionali all’esecuzione di una strategia di sviluppo fondata sulla multimedialità. Investimenti, dunque, in termini di 33 assunzioni nella stragrande maggioranza di giovani al di sotto dei 35 anni, per incorporare professionalità nuove e adeguate ai tempi; investimenti in competenze giornalistiche particolarmente strutturate e “rare”, che riguardano anche i settori “trasversali” comuni ai 6 quotidiani Nem; investimenti in tecnologie, necessarie in particolare per costruire un percorso di crescita sul piano dell’informazione digitale. Una strategia che coinvolge le redazioni e l’architettura aziendale dell’intero gruppo, in Friuli Venezia Giulia così come in Veneto.

Strategia che Gruppo Nem, rivendicandone a sé responsabilità e prerogativa, sta attuando anche con il continuo confronto con le rappresentanze sindacali per condividere un percorso coerente con la necessità di costruire un gruppo editoriale autorevole, solido, proiettato al futuro.

 

L’Editore

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