Acqua, rincari del 6,6% in Friuli Venezia Giulia. Spesa media di 448 euro, Trieste svetta

Capoluogo regionale in testa con una bolletta media di 606 euro (+7,2%) seguita da Gorizia. Il primato dell’Italia
Piercarlo Fiumanò

Per il filosofo della decrescita Serge Latouche «dopo decenni di frenetico spreco, siamo entrati in una zona di turbolenza, in senso proprio e figurato. L'accelerazione di catastrofi naturali come la siccità è già in atto».

L'Onu, in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, ha avvertito sui rischi di una imminente crisi globale. Mentre in Italia, fa sapere l'Ispra, in 30 anni (dal 1991 al 2020) la disponibilità di risorsa idrica è diminuita del 20%.

Risparmiare acqua , insomma, conviene anche perché la bolletta è diventata sempre più cara: nel 2022 la spesa media per una famiglia è salita a 487 euro con un balzo del 5,5% in un anno. La fotografia emerge dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che ha preso in esame le tariffe per il servizio idrico integrato applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2022 in riferimento a una famiglia tipo composta da 3 persone con un consumo annuo di 192 metri cubi.

In Friuli Venezia Giulia la bolletta dell’acqua comporta così una spesa media di 448 euro a famiglia con un aumento del 6,6% rispetto alla media nazionale di 487 euro. La regione si colloca fra Veneto (444 euro) e Basilicata (451 euro) mentre la Toscana si conferma la regione con la tariffa più elevata (770 euro, +5,5%). Il Molise invece è la più economica, con una spesa media a famiglia di 181 euro. Il Trentino Alto Adige, che pure si conferma fra le regioni dove l’acqua costa meno, registra la variazione più cospicua rispetto all’anno precedente, +24,3%. Oltre che tra le regioni, evidenti differenze di spesa continuano ad esistere anche all’interno degli stessi territori: dd esempio, nel Lazio, tra Frosinone e Rieti intercorre una differenza di ben 483 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Sicilia, Toscana, Lombardia, Liguria e Calabria.

In Friuli Venezia Giulia nella classifica dell’acqua più cara svetta Trieste con 606 euro (+7,2%) seguita da Gorizia a 473 euro (+7,9%), Pordenone a 370 euro (+4,7%) e Udine con 341 euro (+5,9%). Va ricordato che l’indagine calcola anche l’impatto del bonus idrico, una misura introdotta a partire dal 2018 per ridurre la spesa per il servizio di acquedotto delle famiglie in condizioni di disagio economico e sociale.

L'Italia si conferma in vetta in Europa anche per i consumi: la media europea è di 120 litri per persona al giorno e quella italiana sfiora il doppio, a 236 litri calcola l'Osservatorio. Nel 2020 è andato perso il 36,2% dell’acqua immessa in rete nelle città. Sono 236 i litri per abitante erogati ogni giorno nelle reti di distribuzione. In tempi di siccità non solo servirebbe risparmiare sull'uso dell'acqua ma anche intervenire contro le perdite che in fase di distribuzione raggiungono il 42,2% dell'acqua immessa in rete in Italia, con punte del 62% in Basilicata. In regione, secondo Cittadinanza Attiva, il primato va a Gorizia con il 44,6% di acqua dispersa in rete, seguita da Trieste con il 38,9& e poi Udine (24,2%) e Pordenone (14,3%). Il quadro regionale resta comunque positivo rispetto allo scenario nazionale. Le perdite di rete nelle regioni del Sud sono circa il 47% contro il 31% del Nord-Ovest, mentre gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico raggiungono i 56 euro annui per abitante, in crescita del 17% dal 2019 e del 70% dal 2012, spiega Utilitalia nel nuovo Blue Book, la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato, precisando che sono numeri ancora lontani dalla media europea degli ultimi 5 anni, che è 82 euro per abitante. Obiettivo prioritario degli investimenti è il contenimento delle perdite idriche (22%). Seguono il miglioramento della qualità dell'acqua depurata (18% del totale) e gli investimenti nelle condotte fognarie (14%). La stima degli investimenti realizzati dai gestori industriali nel 2021 per il Centro Italia è pari a 75 euro l'anno per abitante, seguito dal Nord-Est (56 euro) e dal Nord-Ovest (53 euro).

Nella statistica dell'Istat sull'acqua per gli anni 2020-2022, si evidenzia, tra l'altro, che il 29,4% famiglie non si fida a bere dal rubinetto, un dato stabile sul 2021 nonostante in realtà i controlli siano molto accurati. Gli investimenti in Italia nel settore idrico raggiungono i 56 euro annui per abitante, in crescita del 17% dal 2019 e del 70% dal 2012, spiega Utilitalia nel nuovo Blue Book, la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato, precisando che sono numeri ancora lontani dalla media europea degli ultimi 5 anni, che è 82 euro per abitante.

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