Via molte detrazioni e nuove aliquote Irpef, la riforma spiegata bene dall’esperto
Le misure fiscali previste avranno un impatto vario sugli stipendi dei lavoratori nel 2025: il ceto medio pagherà di più
Mancano 20 giorni alla fine dell’anno e quindi si avvicina il termine per la approvazione della Legge di Stabilità (Finanziaria o Legge di Bilancio) per il 2025: al netto delle schermaglie di contrapposizione politica fra Governo e opposizione e fra Governo e Sindacati, va evidenziato che siamo sempre alle prese con un dilemma di cui abbiamo parlato spesso e che, con frequenza, ritorna di interesse ogni volta che ragioniamo di “tasse”: abbassamento delle imposte o taglio della burocrazia ad esse correlato?
Semplificando: meglio pagare meno o meglio pagare in modo più semplice?
Sembrerebbe scontata la prima risposta soprattutto in un momento di difficoltà economica, di inflazione ritornata ancora alta (seppur sotto controllo ma non ancora ai livelli auspicati dalla Comunità Europea) e di tassi di interesse che sono scesi rispetto agli apici dello scorso anno ma restano ancora a livelli più alti del passato e quindi rimanendo ancora impattanti nella determinazione delle rate dei mutui (con impatti diretto sia sui bilanci delle famiglie che su quelli delle aziende).
Le disquisizioni “fiscali” di questi ultimi tempi si sono incentrate attorno al concordato preventivo biennale per le partite iva sotto i 5 milioni di fatturato e alla riforma dell’Irpef per i lavoratori dipendenti ed autonomi. Più in generale si è molto parlato della riforma che porterà ad una rivisitazione delle modalità di determinazione del carico impositivo per tutte le persone fisiche.
In relazione a quest’ultimo argomento le modifiche in itinere dovrebbero portare sostanzialmente e sinteticamente a modificare questi tre aspetti:
1) Aliquote
le aliquote Irpef diventano tre in modo stabile e non più quattro, con la seguente suddivisione:
- fino a 28mila euro aliquota al 23%
- tra 28mila e 50mila euro aliquota al 35%
- oltre i 50mila euro aliquota al 43%
2) Detrazioni
A partire dal 2025, l’ammontare delle spese detraibili ai fini Irpef non potrà oltrepassare un determinato massimale calcolato in riferimento a due indicatori:
- un valore fisso predeterminato sulla base del reddito complessivo dichiarato (14.000 euro per i soggetti con reddito compreso tra 75.001 e 100mila euro, 8.000 euro per i soggetti con un reddito superiore a 100mila euro);
- un coefficiente parametrato alla situazione familiare del contribuente, legato al numero dei figli fiscalmente a carico presenti nel nucleo familiare del contribuente.
Restano fuori da questo calcolo le spese sanitarie, gli interessi passivi per i mutui contratti fino al 31.12.2024 e le spese detraibili sostenute entro il 31.12.2024 (esempio bonus edilizi che vengono ripartiti in quote annuali).
3) Cuneo Fiscale
Cambia l'agevolazione del cuneo: non ci sarà più infatti il taglio al cuneo contributivo del 6/7 % per i redditi fino a 35mila euro ma piuttosto una combinazione di indennità esente da tasse (simile al meccanismo già conosciuto come “bonus Renzi”) per chi ha redditi fino a 20mila euro e, per chi guadagna di più, ci sarà un sistema di detrazione fiscale. Da evidenziare anche l'estensione della cosiddetta No Tax Area fino a 8.500 euro per i redditi da lavoro dipendente, parificata a quella per i pensionati.
La combinazione di queste tre macro-revisioni della normativa fiscale diventa strutturale dal 2025: la loro integrazione crea un effetto positivo complessivo stimato in circa 12.971,8 milioni di euro sui conti pubblici tra aumento del bonus e riduzioni d’entrata e, secondo le stime del Ministero, crea una situazione positiva per l’84% dei contribuenti (quasi 6 milioni), creando quindi, come certificato dall’Ufficio Parlamentare del Bilancio, un “significativo incremento della progressività e della redistribuzione” del carico impositivo fra le diverse fasce di reddito.
Fin qui tutto bene: rimangono però almeno tre aspetti che andrebbero migliorati (ovviamente tenendo conto dei vincoli di Bilancio):
- una pressione fiscale eccessiva sul cosiddetto “ceto medio”: per redditi oltre i 50 mila euro l’aliquota de 43% è davvero una troppo alta in considerazione della fascia a partire dalla quale questa viene applicata;
- i calcoli da eseguire per combinare gli effetti delle tre grandi categorie di modifiche sono davvero troppo complessi e implicano pagine e pagine di istruzioni del modello Unico (oltre 250);
- esistono ancora (nonostante le tentate semplificazioni) troppe detrazioni per tante diverse tipologie di spesa: servirebbe davvero semplificare concentrando le detrazioni sulle spese più significative (magari aumentandone l’aliquota di detrazione) evitando di disperdere in mille rivoli micro-detrazioni che portano pochi benefici alle tasche dei cittadini.
Riprendendo l’argomento introdotto all’inizio (sulla dicotomia meno tasse o tasse più semplici) e fatto chiarezza sul fatto che la riforma in fieri crea un risparmio certo per la maggior parte dei contribuenti italiani (e quindi questo è un fatto positivo) rimane il dubbio, che certamente si sarà capito dall’esposizione dei tre gruppi di modifiche sopra evidenziate, che ridurre a tre le aliquote non significa semplificare, che modificare la metodologia di calcolo delle detrazioni migliora la progressività e aiuta la redistribuzione del reddito fra i cittadini ma rende molto difficile il loro calcolo e che aumentare l’effetto positivo del cuneo fiscale non significa agevolare i conteggi delle buste paghe.
Rimango dell’idea che la necessità di semplificare debba rimanere un obiettivo. Servirebbe una riforma davvero incisiva che riscriva totalmente le regole e non vada a “sovrascriverle”, creando difficoltà eccessive di calcolo e anche di non immediata percezione del beneficio.
Non sono così convinto che il taglio delle tasse sia l’argomento principale che cittadini e, soprattutto, imprese e professionisti si aspettano: ci sono altri elementi come la sburocratizzazione della macchina amministrativa, la semplificazione delle norme e la riduzione degli adempimenti che a mio avviso verrebbero volentieri barattati con il mantenimento del livello di tassazione.
Riproduzione riservata © Il Piccolo