Schlein a Padova per ricordare Berlinguer, 40 anni dopo: «Vogliamo un’Europa più sociale»
La segretaria dem Elly Schlein a Padova per un evento di commemorazione di Enrico Berlinguer, che proprio qui, 40 anni fa, il 7 giugno 1984, tenne quello che fu il suo ultimo comizio
Nostalgia e speranza si mescolano in una piazza dei Frutti piena a metà - e non è comunque poco - per ricordare Enrico Berlinguer, che qui il 7 giugno del 1984, quarant'anni fa esatti, tenne il suo ultimo comizio, quello durante il quale accusò il malore che lo portò alla morte quattro giorni dopo.
C'è la nostalgia per una figura carismatica che la sinistra continua a rimpiangere e a cercare, per quel volto della politica pulita, seria, anche austera, vicina al popolo ma non populista. La speranza è il voto per le Europee dietro l'angolo, il sogno che possa essere il primo passo verso una riscossa. Così l'arrivo della segretaria dem Elly Schlein ("Oggi non potevamo che essere qui", dice mentre mette piede nella piazza, accompagnata dal deputato Alessandro Zan e subito circondata dalle telecamere) mette insieme ricordi e prospettive, eredità e nuovi progetti, mentre gli ideali sono sempre gli stessi.
C'è quasi tutta la sinistra padovana in piazza.
Fa gli onori di casa il sindaco Sergio Giordani che ricorda Berlinguer come "simbolo di una politica che sapeva mettersi al servizio e che puntava alla giustizia sociale". Ma il ricordo più vivo è quello dell'ex sindaco Flavio Zanonato, che visse quei momenti da segretario cittadino, a pochi passi da Berlinguer: "Non abbiamo mai fatto un santino di Berlinguer, cerchiamo invece quella parte del suo pensiero che è ancora viva. Ed è qui che troviamo ispirazione: non c'è vera democrazia senza giustizia sociale, senza partecipazione. Ma tra i suoi ideali più forti c'era anche la pace: oggi Berlinguer sarebbe angosciato per i 40 mila morti in Palestina e per i mille israeliani uccisi da Hamas".
Gli applausi più forti della piazza li prende Emma Ruzzon, presidente del consiglio degli studenti universitari: " Di Berlinguer", dice, "ci resta un patrimonio di valori: il senso della collettività, lo stare insieme, credere in una possibile trasformazione della società. Oggi quella speranza fa fatica ad accendersi, ma non dobbiamo aver paura delle ideologie. I giovani quarant'anni fa avevano sicuramente le stesse paure che abbiamo noi, ma nelle ideologie sapevano trovare forza. Oggi invece viviamo in una società individualista, la politica ci ha abituato a scandali e corruzione ed è difficile crederci. Ma noi vogliamo provarci ancora, sappiamo che la sinistra di Berlinguer esiste ancora, la si riconosce se la si incontra. Ci sarà sempre chi condivide il pane e coltiva le rose".
E rose rosse, un mazzo intero, sarà deposto da Elly Schlein alla fine del suo lungo discorso, metà commemorazione e metà inevitabilmente comizio, visto che il voto incombe. Prima il ricordo del segretario più amato: "Lui sapeva essere autorevole e umano, vicino alle persone, a chi fa fatica, capace di portare le istanze degli ultimi in ogni parola, si sentiva che era autentico". Poi un appello al voto, "lo strumento più potente che abbiamo per cambiare le cose", quindi un ammonimento: "La sfiducia è comprensibile, ma se non ci occupiamo della politica, sarà la politica a occuparsi di noi".
Parla per un'ora, la segretaria dem. Di crisi climatica e di ecologia, di lotta alle disegueglianze e di pace, di costituzione ("No alla riforma del premierato che scardina gli equilibri democratici e non esiste in nessun posto del mondo, no all'autonomia differenziata che spacca in due il Paese") e di fascismo. Ricorda Matteotti, Moro e David Sassoli, rilancia l'adesione all'Europa, auspicando che diventi federale e porti avanti il green deal.
E attacca la destra: "Anzichè proporre soluzioni, loro trovano un capro espiatorio al giorno". E ancora: "Non lasciamo l'internazionalismo ai nazionalisti". Il finale del suo discorso è tutto elettorale: salario minimo, basta stage gratuiti, più asili nido, no al contingentamento degli stranieri nelle classi scolastiche, non si tocchi l'aborto e stoccata a Giorgia Meloni: "Non ci serve una premier donna se non migliorano le condizioni delle donne".
Prima di chiudere ancora un richiamo a Berlinguer: "La sua eredità è attuale ed esigente, ci spinge a migliorarci, indica la strada, ci chiede di fare di meglio per chi non ce la fa. Organizziamo la speranza e riempiamo di lotta la nostra vita".
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