I ragazzi del Nord Est al Giubileo degli adolescenti: «Il futuro è nelle nostre mani»

Arrivo a Roma, primo appuntamento con le app: quella per i biglietti dei mezzi pubblici e quella dei buoni pasto. E poi le lunghe code. Storie di ragazzi simbolo di speranza

Edoardo Fioretto
I ragazzi del Nord Est al Giubileo degli adolescenti (ph Edoardo Fioretto)
I ragazzi del Nord Est al Giubileo degli adolescenti (ph Edoardo Fioretto)

Li vedi scendere dal pullman come in una gita qualunque. Zaini in spalla, felpe arrotolate in vita, il solito chiasso di chi ha dormito poco e ride troppo. Qualcuno ha giocato a carte, qualcuno ha riposato: nessun ha usato i cellulari. Troppo preziosa la batteria - non sanno se riusciranno a caricarla i prossimi giorni.

Appena scesi nel pomeriggio del 25 aprile sono stati catapultati al padiglione cinque della nuova fiera di Roma. Caos, confusione ma alla fine tutto trova un suo ordine. Un po’ per volta i ragazzi entrano, srotolano materassini e sacchi a pelo, preparano cuscini e riordinano gli zaini.

Tutto è pronto: ma per cosa? Il Giubileo degli adolescenti è stato confermato nonostante la morte di Papa Francesco. Solo la canonizzazione di Carlo Acutis - prevista per domenica in piazza San Pietro - è slittata.

A Roma 2.200 ragazzi da tutto il Nord Est per il Giubileo degli adolescenti
A sinistra don Diego Cattelan, responsabile Pastorale dei giovani

L’appuntamento con le app

Il primo appuntamento della giornata è con le app: c’è quella per i biglietti dei mezzi pubblici, gratuita per i ragazzi del giubileo. E quella dei buoni pasto. Beh, più o meno. Entrambe in tilt, paralizzate, congelate.

Sputato il primo “impegno” per «assenza di risposta dai server» si passa al prossimo. Raggiungere l’Eur per la Via Lucis. Dopo quaranta minuti a piedi per raggiungere la stazione dei treni, ci si ritrova in fila. Di nuovo.

Le storie

È questa occasione per scambiare qualche parola coi ragazzi del Nord Est: in fila incontriamo quelli da Padova all’alba. Hanno lasciato la città del Santo sotto la pioggia battente e sono arrivati a Roma nel primo pomeriggio col sole: il primo segnale di speranza?

Sono una ventina di adolescenti, tra i 14 e i 17 anni, accompagnati da due catechiste e un giovane prete. In viaggio hanno cantato, fatto video, discusso se la pizza in autogrill sia una vera pizza.

Ma c’è stato anche chi ha chiesto: «Ma se il Papa è morto, chi apre il Giubileo?», e chi ha dato la propria interpretazione al tema “speranza” scelto proprio da papa Francesco.

«Credo significhi che il futuro è nelle mani di noi ragazzi», dice Chiara, di Ponte San Nicolò.

Al che il compaesano Andrea aggiunge: «Esatto, e solo grazia alla fede, nel senso di rispetto per il prossimo, possiamo fermare le guerre e i tanti problemi di questi ultimi anni».

Sono ragazzi che hanno al massimo 17 anni: pochi, se non nessuno, ha memoria del precedente Papa, Benedetto XVI. Ciò nonostante sono concordi: «Papa Francesco si vedeva che era una persona buona, che stava tra gli ultimi, i carcerati, che amava i poveri», osserva ancora Andrea.

Tra loro c’è Marta, di Mestre, 16 anni, che confessa: «Sono venuta per capire se Dio ascolta anche chi non crede più».

Luca, 15, preferisce l’ironia: «Io volevo vedere il Papa, ma mi tocca vedere la bara». E poi c’è Sara, che porta al collo una catenina con una croce e racconta di aver perso il nonno un mese fa: «Lui era devoto, diceva sempre che il Papa era uno come noi, solo più coraggioso».

Lo spirito del Giubileo

Fuori ancora c’è il sole, un filo d’aria rinfresca appena. Ancora in fila, per il treno. Cigolando arrivano le carrozze. La carovana di giovani sale, composta, accaldata. Pronta alla prossima coda. Chissà dove. Ma non importa. Lo spirito del Giubileo è già nel sangue.

Riproduzione riservata © Il Piccolo