Quando circolò la falsa notizia della morte di Pizzul: “Sto giocando a carte, mi pare di essere vivo...”
Una quindicina di anni fa un fake creò un certo trambusto nelle redazioni giornalistiche

Stavolta purtroppo è tutto vero e non è un fake, come una quindicina d’anni or sono, quando per un paio d’ore la notizia della morte di Bruno Pizzul - rilanciata da alcuni siti - aveva messo in subbuglio molte redazioni, ad iniziare da quella regionale della RAI, che all’epoca dirigevo. Sgomento e concitazione, ma prima di andare in onda andava tutto verificato e la strada più breve – pensai – era quella di comporre il numero del suo cellulare. Bruno risponde al quinto squillo…”Prontoooo, coss te vol?” Sospirone. “Ma allora te son vivo? Stago giogando a tre sette e me par de esser proprio vivo…”
Bruno, raccontò l’aneddoto per l’intera giornata in tutte le trasmissioni televisive del pomeriggio, citandomi come il collega che aveva smascherato la falsa notizia. Sarebbe stata l’ennesima gag di una vita professionale (all’epoca era in pensione da qualche anno) trascorsa con un distacco ed una serenità spesso contrastanti con la concitazione e le tensioni che inevitabilmente accompagnano la vita di un cronista. Ma Pizzul non apparteneva a quella categoria. Lo testimoniava la sua prosa forbita ed elegante, da insegnante di lettere, per caso convertitosi alla professione di telecronista sportivo.
Eravamo diventati veri amici alla fine degli anni novanta quando la RAI gli dette il compito (assieme ad altri illustri colleghi) di guidare quella scuola di telecronisti dalla quale sono uscite tutte le voci di RAI Sport, compresa quella del conterraneo di Bruno che oggi lo ricorda. Mi volle spesso al suo fianco per seguire in Europa la splendida Udinese che con Zaccheroni prima, De Canio e Guidolin più tardi, si affacciava alle coppe riempendo all’inverosimile il vecchio stadio Friuli, capace allora di contenere più di trentamila persone. Indimenticabile il siparietto che amava spesso raccontare in pubblico, pensando al nostro sodalizio: telecronaca al Friuli di un match di coppa UEFA. Pizzul in cabina col commento di Chinaglia, il sottoscritto nel ruolo di bordocampista. Per tutti i primi 45 minuti non mi dà mai la linea, perché semplicemente – dopo avermi presentato – ammise di essersi scordato di avere la terza voce. Durante la pausa, gli chiedo in cuffia le ragioni di questo silenzio, aggiungendo “sai, te lo chiedo per i miei che seguono la partita da casa…, potrebbero pensare che mi è successo qualcosa”! Immaginate la risata di Bruno e le sue scuse. Nella ripresa mi farà intervenire almeno una dozzina di volte. Parlerò più di Chinaglia.
Abbiamo vissuto un mese fianco a fianco nell’europeo olandese del 2000, ennesimo rimpianto di una militanza RAI come prima voce della Nazionale, senza mai poter urlare al microfono quel “Campioni” che nella finalissima di Rotterdam gli sfuggì ad una manciata di secondi dalla fine. Strozzando in gola quel “Vincerò” ad Andrea Bocelli, che Bruno si era portato in postazione per una sorpresa finale rimasta però nel nostro libro dei sogni. La lunga stagione televisiva del nostro si sarebbe chiusa solo pochi mesi più tardi, proprio nello stadio di quella Triestina per la quale, da “friulgiuliano” come si definiva, aveva silenziosamente tifato senza per altro mai poterla commentare sul palcoscenico della massima serie. Fu congedo triste, con la Slovenia vincitrice per 1-0 contro gli azzurri sul prato del Rocco, ma anche quella sera non mancò il bonario sorriso sul volto di questo omone di Cormons, amato dai colori di tutte le tifoserie.
Stavolta però è purtroppo tutto vero. Pizzul se n’è andato veramente. Ciao Bruno e un forte abbraccio alla Tigre che per una vita ti ha fatto anche da autista, moglie fedele di un cronista che non hai voluto prendere la patente. Gli bastava quella di maestro, per tutti noi …
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