Acqua di mare alleata per curare pelle e articolazioni : la conferma arriva da uno studio

Uno studio condotto da Luca Cegolon, docente dell’Università di Trieste, in collaborazione con Giuseppe Mastrangelo, dell’Università di Padova dimostra i benefici offerti da piscine salate e talassoterapia

Giulia Basso
Una piscina
Una piscina

Impiegata fin dall’antichità per alleviare diverse patologie, in particolare le malattie infiammatorie croniche della pelle e le condizioni reumatiche, l’acqua di mare è sempre più apprezzata come rimedio naturale, anche in Italia e in Friuli Venezia Giulia. Contribuiscono alla sua popolarità i sempre più numerosi resort termali, piscine di acqua marina e centri di talassoterapia, di cui vi sono molti esempi in regione e che sfruttano a scopi terapeutici i benefici delle interazioni controllate con l’ambiente marino.

Luca Cegolon, docente dell’Università di Trieste e dirigente medico epidemiologo
Luca Cegolon, docente dell’Università di Trieste e dirigente medico epidemiologo

Lo studio

Un’ulteriore conferma arriva da un recente studio condotto da Luca Cegolon, docente dell’Università di Trieste e dirigente medico epidemiologo presso Asugi, in collaborazione con Giuseppe Mastrangelo, dell’Università di Padova.

La ricerca, una revisione della letteratura scientifica sul tema pubblicata sulla rivista internazionale Water, conferma i benefici terapeutici dell’acqua salata rispetto a quella dolce nel trattamento di malattie dermatologiche e reumatiche. In particolare la talassoterapia, metodo di cura naturale che utilizza l’azione combinata di tutte le risorse dell’ambiente marino – il clima, l’acqua di mare, la sabbia, i fanghi marini, le alghe – si dimostra un approccio particolarmente efficace per affrontare disturbi cronici come la psoriasi, la dermatite atopica e condizioni reumatiche quali la fibromialgia e la spondilite anchilosante.

D’altra parte questo insieme di trattamenti, il cui nome deriva dal greco “thalassa” (mare) e “therapeia” (cura), è stato impiegato con successo fin dall’antichità per trattare problemi al sistema muscoloscheletrico e alla cute.

Secondo lo studio realizzato da Cegolon e Mastrangelo, i pazienti che hanno combinato bagni in acqua salata con un’esposizione controllata alla luce solare hanno riscontrato significativi miglioramenti nei sintomi delle succitate patologie. Per chi soffre di psoriasi, per esempio, i benefici terapeutici possono prolungarsi fino a tre mesi dopo il trattamento. L’efficacia è dimostrata anche da studi sperimentali, che evidenziano come sei settimane di bagni con acqua salata, in abbinamento all’esposizione controllata ai raggi Uvb, siano superiori alle sole terapie con acqua dolce o all’esposizione al sole senza immersione.

Terapia validata dalla ricerca

Tra le prove più rilevanti c’è un trial clinico che ha coinvolto 1.200 pazienti in 102 cliniche dermatologiche. I risultati mostrano che i trattamenti con bagni di acqua salata seguiti da esposizione ai raggi Uvb offrono effetti simili a terapie consolidate come i bagni Puva, utilizzati tradizionalmente per la psoriasi. Questi risultati evidenziano l’efficacia dell’acqua di mare e la possibilità di sfruttare risorse naturali per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Piscine di acqua salata: opportunità

Le piscine di acqua marina rappresentano una valida alternativa per i pazienti che non possono accedere al mare o durante i mesi invernali. Come evidenziato nello studio, è necessario prestare comunque attenzione ai sottoprodotti della disinfezione (Dbps) derivanti dall’uso di cloro per il trattamento dell’acqua.

«Questi composti, generati dalla reazione del cloro con sostanze organiche introdotte dai bagnanti, sono prevalentemente bromurati nelle piscine di acqua salata, clorurati in quelle di acqua dolce – spiega Cegolon –. La loro concentrazione risulta tuttavia inferiore nelle piscine di acqua salata, probabilmente grazie al minor affollamento rispetto alle piscine tradizionali. La posizione all’aperto delle piscine favorisce inoltre la loro volatilizzazione e dispersione».

«Resta comunque una buona regola – aggiunge il ricercatore – farsi una doccia prima e dopo l’immersione in acqua. Ma è indubbio che i benefici delle piscine ad acqua di mare superano di gran lunga questa criticità».

L’acqua di mare, insomma, si conferma ancora una volta una risorsa molto preziosa nel campo della salute e del benessere: un’opzione terapeutica che risulta accessibile e sostenibile. —

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