Cabinovia di Trieste, il fronte dei contrari conferma il secco “no all’astronave Fuksas”
Dal comitato No ovovia alle forze di opposizione in Municipio:
«Impatto ambientale ed economico. E la gente non la vuole»
TRIESTE Quella che sull’internet qualcuno ha già soprannominato “l’astronave” di Fuksas non è stata apprezzata da tutto il pubblico nella sala del Molo IV, giovedì pomeriggio. Tra gli esponenti politici di opposizione, così come tra i comitati e le associazioni contrari all’opera, la presentazione del progetto degli architetti romani è stata letta al più come un’operazione di marketing per la cabinovia.
«Sono abituato a ragionare sui documenti – dichiara l’architetto William Starc del comitato No Ovovia – quindi prendo atto degli annunci fatti in materia di sostenibilità energetica ma aspetto di vedere le caratteristiche sulla carta. Quanto al disegno, l’architetto Fuksas è un professionista e non mi permetto di esprimermi senza avere delle carte in mano». Resta il fatto, prosegue, «che l’infrastruttura non sta in piedi dal punto di vista economico, della mobilità e ambientale. Noi restiamo per le proposte alternative».
Pure la consigliera del Partito democratico Laura Famulari è quantomeno scettica: «L’amministrazione si è impelagata in un progetto di cui solo ora comincia a capire difficoltà e ostacoli, e fa cortina fumogena per nascondere il flop – dice –. A prescindere dal giudizio estetico nulla cambia sulle criticità ambientali e economiche. Ai pendolari interessa la funzionalità, non l’estetica. Il prodotto più inutile non si rende utile con un confezionamento raffinato e costoso».
Anche la consigliera di Adesso Trieste Giulia Massolino parte da lì: «Le criticità dell’ovovia non sono estetiche, sono legate alla sostenibilità ambientale, economica e al suo impatto paesaggistico. L’unica criticità estetica è la possibilità che l’infrastruttura chiuda la linea prospettica che dal Molo IV consente di vedere Miramare e Monte Grisa. Il progetto Fuksas, possa piacere o meno, conferma quella preoccupazione».
La consigliera civica è scettica anche rispetto alla sostenibilità dell’opera: «I progetti a impatto zero non esistono, ci sorprende che a dirlo sia l’architetto Fuksas. Dice che l’architettura non può prescindere dagli aspetti ambientali ed etici, poi firma un’opera che disbosca ettari di un bosco protetto, che non ha ancora avuto l’ok all’impatto ambientale dalla Regione, che non vuole nessuno e non servirà a nessuno. Anche il taglio turistico della presentazione è la prova del fatto che quello è il fine dell’opera, e i problemi di mobilità di Trieste resteranno tali».
Tranchant il commento del consigliere della Lista Russo, Alberto Pasino, per il quale è proprio il dato estetico del progetto ad aggiungere un elemento di perplessità: «La stazione d’accesso, stando al rendering, è all’altezza della cabinovia Dipiazza. Chi si opponeva alla sua realizzazione ora ha una ragione in più per farlo».
Così Alessandra Richetti del M5s: «Ci sarebbe da capire chi ha dato le indicazioni a Fuksas, il progetto mi pare un esoso esercizio di stile che c’azzecca poco con il resto dell’ambiente triestino e soprattutto con la salvaguardia del bosco Bovedo. Progetto interessante, insomma, ma non a Trieste. La realtà è che i triestini l’opera non la vogliono, per cui fa male vedere come vengono spesi i soldi»
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