Fecondazione assistita, la Corte costituzionale deciderà l’11 marzo se abolire il divieto per le donne single o lesbiche

Il Tribunale di Firenze aveva rimesso il tema alla Corte costituzionale. Il tutto dopo un ricorso contro un alt motivato dalla legge 40 del 2004. Il quadro in Europa

Elena Placitelli
Il Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale, Roma. Foto Ansa
Il Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale, Roma. Foto Ansa

Barbara Zoina è fra la quarantina di donne in Italia che hanno costituito il gruppo “Pma per tutte” all’interno dell’associazione Luca Coscioni e supportano in prima persona la battaglia per estendere anche alle donne single l’accesso alla fecondazione assistita.

 

Il video:

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La petizione 

Proprio la triestina Zoina è la prima firmataria di una petizione, promossa dalla Coscioni, che chiede al Parlamento di eliminare questo divieto.

La legge 40 del 2004 vieta infatti alle donne singole (e alle coppie dello stesso sesso) la fecondazione medicalmente assistita per concepire un figlio. Tecniche cui hanno invece accesso le coppie eterosessuali, conviventi o sposate, almeno finora.

Il prossimo 11 marzo, la Corte Costituzionale è infatti chiamata ad esprimersi in merito. Secondo la Coscioni, ci sono buone possibilità che il divieto venga tolto, con una sentenza che potrebbe segnare una svolta nella storia nei diritti civili.

Il Tribunale di Firenze 

Decisiva nella partita la mossa di Evita, una single di Torino. Si era rivolta a un centro di fecondazione toscano che, in ossequio alla legge 40, le aveva negato l’accesso.

«Evita ha contestato il diniego come una violazione dei suoi diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e il Tribunale di Firenze ha rimesso la questione alla Consulta, ritenendo che ci siano sufficienti motivi per dubitare della legittimità costituzionale dell’articolo 5 della legge 40», spiega l’avvocata Filomena Gallo, nella doppia veste di legale che l’assiste e segretaria nazionale della Coscioni.

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Barbara Zoina assieme a sua figlia. Foto di Andrea Lasorte

 

La Corte costituzionale 

«Rimettendo la questione alla Corte Costituzionale – incalza Gallo -, il Tribunale di Firenze ha ritenuto che questa esclusione violi principi costituzionali come il diritto all’uguaglianza e che non rispetti la libertà di autodeterminazione in ordine alla propria sfera privata, con particolare riguardo al diritto di ciascuno alla costituzione del proprio modello di famiglia». Secondo l’avvocata, ci sono tutte le premesse: «Siamo fiduciosi che la Consulta possa riconoscere la discriminazione di una norma che limita ingiustamente l’accesso alla genitorialità, cancellando il divieto dell’articolo 5 soprattutto alla luce del fatto che non si creerebbe un vuoto normativo. È infatti già stabilito che chi partorisce è madre del nato e che la madre che accede alla fecondazione assistita non può disconoscere il figlio».

Lo stesso Tribunale di Firenze ha sottolineato come, in diversi Paesi europei, la fecondazione assistita è accessibile anche alle single, evidenziando «l’irragionevolezza di un divieto che può essere aggirato tramite il “turismo procreativo” ». «Un’ipocrisia tutta italiana – continua Gallo -, che introduce una discriminazione in base alla condizione, al sesso e anche di tipo economico».

Fecondazione assistita, la Corte costituzionale deciderà l’11 marzo se abolire il divieto per le donne single o lesbiche
Il Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale, Roma. Foto Ansa

In Europa

Se la fecondazione artificiale alle donne single è accessibile in Belgio, Danimarca, Finlandia e Francia, anche la Slovenia ha di recente fatto un passo storico in tal senso. Il 26 novembre la Corte Costituzionale slovena ha infatti giudicato incostituzionale vietare l’inseminazione artificiale a donne single o lesbiche.

 

La Slovenia e l’Italia

Ora il governo di Lubiana ha un anno di tempo per legiferare. Chissà se l’11 marzo la storica sentenza avrà riflessi anche in Italia, portando il Paese alla pari con le nazioni Ue più avanzate sui diritti civili. —

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