Xu Gao, dal mare dove sorge la Grande Muraglia al golfo dove il sole tramonta e apre il cuore

TRIESTE Durante il turbolento periodo della Sei dinastie (420-589), un’epoca di guerre e di malattie per l’Impero del dragone, il poeta Tao Yuanmin scrisse un racconto fantastico che passò alla storia come la prima utopia cinese. S’intitola “L’origine dei fiori di pesco” e narra di un pescatore che scopre un mondo paradisiaco cui si accede entrando in una buia caverna. È un luogo di pace e tranquillità, immerso nella natura, con case linde e ordinate, graziosi specchi d’acqua e popolato da gente serena. È l’utopia che ciascuno di noi serba nel cuore, e che il professore Xu Gao, Alex per gli amici occidentali, ha trovato a Trieste. «Qui mi sono sentito libero per la prima volta: ci sono il mare e la montagna, come dove sono cresciuto, ma i ritmi sono rilassati e non somigliano per nulla alla frenesia del luogo dove sono nato - spiega -. Sono cresciuto nella Cina degli anni ’80 e ’90: ho ricevuto un’educazione molto rigida, che se da un lato mi ha consentito d’imparare moltissimo dall’altro mi ha costretto a sacrificare alla scuola quasi tutto il mio tempo. Anche se sono sempre stato un “secchione”, in fondo al cuore ho odiato questo tipo d’educazione. Per questo ho scelto di proseguire i miei studi all’estero: volevo vivere in un luogo più aperto e multiculturale».
Com’è capitato a Trieste?
È stato il destino a portarmi qui. Mio padre voleva che studiassi in una delle più antiche università d’Italia, a Bologna, ma lì ho retto solo qualche mese. Non ho ricevuto una buona accoglienza, mi hanno derubato più volte e anche il clima, umido e nebbioso, non era l’ideale per me. In più la mia ragazza d’allora, che oggi è mia moglie, è partita con me dalla Cina per venire a studiare a Trieste: quando l’ho sentita per farmi raccontare come stava andando mi ha parlato dell’università e della città in toni entusiastici. Sono venuto a trovarla e ho capito che aveva ragione: dopo alcuni mesi l’ho raggiunta anche io.
Perché parla di destino?
Sono arrivato qui per la prima volta in treno. Quando ho visto il golfo di Trieste mi si è aperto il cuore: ho pensato subito alla mia città natale. Qinhuangdao è il terzo porto della Cina e si affaccia su un golfo simile a questo. È una celebre meta turistica, il luogo dove la Grande Muraglia inizia, come nascendo dal mare. Per certi versi somiglia a Trieste, ma mentre a Qinhuangdao si può vedere il sole sorgere dal mare, qui lo si vede tramontare. Durante il mio viaggio in aereo dalla Cina all’Italia avevo scattato alcune fotografie, senza sapere dove fossi esattamente: mi sono reso conto solo dopo che avevo immortalato le tre dighe del golfo di Trieste. Direi che ce n’è abbastanza per parlare di destino. E non è finita qui.
In che senso?
A Trieste la proprietaria del primo appartamento dove ho vissuto mi ha mostrato alcune foto scattate da suo padre in Cina cento anni fa. Lui era capitano di marina e le foto lo ritraevano davanti a Shanhaiguan, che i locali chiamano la “Testa del Vecchio Drago”: è lo splendido portale all’inizio della Grande Muraglia, a poca distanza dal litorale della mia città natale. È stata una coincidenza stranissima, che ha dato vita anche a una mostra al Museo d’Arte Orientale: con il benestare della signora abbiamo esposto le foto di suo padre e abbiamo proposto un paragone tra le due città, Trieste e Qinhuangdao. Tre anni fa, con i miei studenti di cinese del Liceo Carducci - Dante, siamo andati in gita proprio lì e abbiamo scattato alcune foto sullo stesso sfondo.
A Trieste ha trovato la lentezza, ma lei continua ad andare veloce...
Trieste è bella, multiculturale e pigra, ma in modo positivo. Qui io continuo a portare avanti molte attività, perché insegno cinese al liceo e all’università, mi sono specializzato al Mib, ho fondato una ditta di import-export e un’associazione, “Nuove vie della Seta”, per favorire l’amicizia tra Italia e Cina. Ma per certi versi mi sono abituato a dei ritmi più rilassati: lo noto quando torno in Cina, ma anche quando mi sposto in altre città italiane ed europee.
Come vede il futuro di questa città in rapporto con la Cina?
Dopo la firma del memorandum la collaborazione commerciale italo-cinese è pronta per essere avviata: ora è il momento giusto per buttare più carne sul fuoco e usare al meglio il Porto di Trieste. È un punto di forza importante: oltre a ricevere prodotti dalla Cina però dobbiamo approfittare dei collegamenti per inviarne. L’Italia produce merci di grande qualità, dall’arredamento all’agroalimentare, e i consumi di fascia medio-alta in Cina sono in continua crescita. Ma per sfruttare quest’occasione al meglio gli imprenditori italiani dovrebbero imparare a trattare con i cinesi, conoscere la loro cultura per promuovere al meglio il made in Italy ed è in questa direzione che cerco di lavorare con la mia associazione.
Il “Made in Italy” ai cinesi piace...
I prodotti italiani sono al top nel mondo. Quanto a creatività non c’è paese come l’Italia: anche per questo sono felice che i miei figli crescano qui. Potranno prendere il meglio della mentalità cinese e di quella italiana. C’è un antico detto cinese che dice che se pianti un albero vedrai i risultati in qualche decennio, mentre per gli esseri umani i risultati si vedono in due-tre generazioni. Se la Cina è una grande potenza lo deve anche a questo: ha investito sulle nuove generazioni e i risultati si vedono. —
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