Warhol passa per Trieste nella mostra-tournée

TRIESTE. Andy Warhol a Trieste. Il genio della Pop Art americana ritorna a essere protagonista di una esposizione che verrà inaugurata domani alle 10.30 al Molo IV. «La vita è una ripetizione di accadimenti - diceva l'artista - una serie di immagini che cambiano mentre si ripetono». È forse per questo che continuano a moltiplicarsi le esposizioni a lui dedicate?
Da metà aprile la mostra Andy Warhol dalla Brant Foundation, curata da Peter Brant e Francesco Bonami, già proposta a Palazzo Reale di Milano si è spostata a Roma, a Palazzo Cipolla, dove rimarrà visibile fino al 28 settembre. Oltre 150 opere tra tele, fotografie, sculture raccontano la storia intensa e lo scambio culturale unico fra il giovane collezionista e l’artista, dai primi disegni di Warhol illustratore alle spettacolari Ultime Cene, agli autoritratti. Pressoché in contemporanea con la mostra milanese, da ottobre a febbraio scorso, si svolgeva a Pisa “Andy Warhol. Una storia americana”, con 230 opere dall’Andy Warhol Museum di Pittsburgh e da alcune storiche collezioni come quelle delle gallerie Sonnabend, Feldman, Goodmann di New York. Curata da Walter Guadagnini e Claudia Beltramo Ceppi, la rassegna proponeva i temi di più “classici” di Andy Warhol con fotografie, disegni e opere su tela, lavori astratti e una rara tela di ampie dimensioni, “Myths”, dove Andy si mescola alle immagini dei suoi fumetti preferiti.
Attualmente al Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, è allestita “Vetrine”: curata da Achille Bonito Oliva, la rassegna, attraverso 180 opere, rivolge particolare attenzione al rapporto che legava Warhol a Napoli, nato a metà degli anni ’70 grazie all'amicizia con il gallerista Lucio Amelio, di cui ricorre quest’anno il ventennale dalla morte.
Dopo la costosissima quanto discutibile mostra del 2006 all'ex Pescheria, “Andy Warhol's Timeboxes”, quella che giunge ora a Trieste è “Andy Warhol... in the city”, mostra itinerante, appena conclusasi all'Area Expo Eva di Cagliari. Proposta per la prima volta a Perugia nel 2009, ha poi interessato Viterbo, Ascoli Piceno, la Fiera campionaria di Messina, Lucca, Singapore, l'Arabia. Promossa da Pubbliwork Eventi, volutamente priva di una qualsivoglia impostazione critica (l'unico testo presente in catalogo è una succinta biografia dell'artista), presenta oltre cento opere di collezionisti privati riuniti nell'Associazione New Factory Art. Si tratta per lo più di serigrafie in cui compaiono le icone più celebri del pittore, scultore e regista americano: dalla zuppa Campbell al detersivo Brillo, da Liz Taylor a Elvis Presley, all'immancabile Marylin Monroe. Tra le curiosità si possono segnalare le litografie colorate di “In the Bottom of my Garden” (del 1955, con figure di putti ispirate ai libri per bambini), la serie dei “Cats”, “Washington Monument” e un enorme puzzle.
Al di là della qualità e del valore delle opere, spiace che ancora una volta si sia persa un'occasione per dare un senso a un evento artistico, legandolo al territorio, creando nuova consapevolezza come l'arte, le mostre e la cultura, dovrebbero solitamente fare. Ricordando ad esempio che nel 1962, a New York, a scoprire e vendere per primo le Campbell's Soup di Warhol, era stato il gallerista triestino Leo Castelli. Oppure giocando con il significato dell'arte pop, che trae ispirazione dalle merci, e la sede espositiva, che da luogo di traffico merci potrebbe trasformarsi in luogo di scambio e traffico di idee.
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