Volevo fare la rockstar: Emanuela Grimalda madre problematica con Bellè e Finocchiaro

Dal 2 ottobre su Rai Due la storia girata tra Gorizia e Cormons. «È una commedia realistica, con momenti toccanti»

GORIZIA Dal 2 ottobre, in prima serata su Rai Due, vedremo una versione di Emanuela Grimalda tutta nuova: bionda, riccia e decisamente più “freak” in “Volevo fare la rockstar”, la nuova serie di Matteo Oleotto girata tutta fra Gorizia e Cormons. L’autunno della Rai sarà quindi ancora una volta sotto il segno del Friuli Venezia Giulia, con dodici episodi in sei serate in onda ogni mercoledì. “Volevo fare la rockstar” racconta in chiave di commedia realistica le peripezie di una famiglia di provincia al tempo della crisi economica. Grimalda interpreta Nadja, la madre della protagonista Olivia (Valentina Bellé), «una donna che ha il sogno dell’amore e dell’evasione dalla provincia», anticipa l’attrice triestina. «Nadja mette al mondo dei figli, si sposa, rimane vedova e cerca di avere ancora una vita ma combina un sacco di guai, fa soffrire i figli, se ne va, poi torna. È una che vuole bene a tutti ma sceglie sé, lascia i bambini per andare via con un uomo e fa un percorso di alcolismo e droga. La troviamo all’inizio della serie che rientra in famiglia dopo il rehab».

La rockstar di Oleotto parte in autunno la mega serie tv tutta girata a Gorizia


A riaccoglierla, seppur non felicemente, è la figlia maggiore, la ventisettenne Olivia, ragazza madre di due gemelle di undici anni, che cerca come può di mantenere la sua sgangherata famiglia, compreso lo sfaccendato fratello. «“Volevo fare la rockstar” è una commedia realistica, con momenti toccanti, tutta tenuta sul filo di una verità estrema, a partire dalle ambientazioni. Gorizia era molto fredda quest’inverno e gli ambienti erano veramente non riscaldati». Nel cast anche Giuseppe Battiston, nel ruolo del proprietario del supermercato dove lavora Olivia, Angela Finocchiaro nei panni di una ricca proprietaria che comanda un po’ il paese, e Teco Celio, il nonno. Gorizia e Cormons, invece, sullo schermo diventano il paese di finzione Caselonghe.

La problematica Nadja, insomma, pare agli antipodi rispetto ad Ave Battiston, il personaggio che ha reso Grimalda popolarissima nella serie “Un medico in famiglia”. «Nadja è una rivoluzione: ho sempre cercato di non stereotiparmi scegliendo personaggi diversi tra loro». Per esempio Rosa, il severo capo del personale femminile nella serie Rai “Grand Hotel” del quale in questi giorni stanno andando in onda le repliche («molti mi scrivono che non mi avevano riconosciuto!» dice Grimalda), oppure la Hellis Van Hopper della miniserie “Rebecca la prima moglie” diretta da Riccardo Milani. La vera popolarità, però, è legata soprattutto ad Ave Battiston, «e quando arriva un successo così grande finisci per essere identificata soltanto con quel tipo di personaggio, soprattutto dagli addetti ai lavori». In Nadja, Grimalda ha trovato anche qualcosa di sé: «Sono cresciuta a Borgo San Mauro, nella provincia della provincia, e ho deciso di partire inseguendo un sogno, prima a Bologna poi a Roma. In Nadja ho rivisto questo bisogno di andare oltre la linea dell’orizzonte, che ti chiude e ti apre. Poi io non sono rientrata, ma le radici a Trieste le ho sempre molto solide».

Grimalda non girava in Friuli Venezia Giulia da “Rebecca la prima moglie”, del 2007. Ora, però, le occasioni di reinventarsi arrivano proprio dalla sua terra: «Dal 4 settembre torno a girare con Matteo Oleotto, sempre a Gorizia, il film tv “Al posto delle stelle”», anticipa Grimalda. «Qui interpreto una preside quadrata, madre adottiva di una ragazza, una donna molto diversa da Nadja. È tutto un gioco di relazioni anche con la madre naturale, interpretata da Carlotta Natoli». “Al posto delle stelle” sarà uno dei film seriali da 90 minuti della collana per la Rai “Purché finisca bene”. Poi, a gennaio, Grimalda tornerà a teatro con “Dio è una signora di mezza età”: «Ho un bambino di quattro anni, per ora ho deciso di non fare tournée lunghe con una compagnia ma progetti teatrali più snelli. E poi mi piacerebbe la radio». —
 

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