Vita e lotte di Toni Ebner il moderato che salvò il Sudtirolo
Non deve essere stato semplice, per un moderato come Toni Ebner gestire una delicata situazione come quella sudtirolese tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del secolo scorso. Prima da politico, poi da giornalista. O meglio, sempre da giornalista che si occupa anche di politica, intesa nel senso più nobile, come impegno per la cosa pubblica, di tutti, per risolvere i problemi. Ne riassume ora la vita Lorenzo Baratter, in un volume uscito per i tipi della casa editrice Athesia, “Toni Ebner 1918-1981. Con la Heimat nel cuore” (pagg. 256, euro 20). Toni Ebner, parlamentare della Svp, consigliere comunale e capogruppo a Bolzano negli anni degli attentati e delle bombe e direttore della casa editrice Athesia e poi del quotidiano Dolomiten, riuscì a navigare tra i marosi della storia, con una posizione “moderata”, ma intransigente a difesa dell’identità sudtirolese. Mantenne però sempre la barra dritta contro la violenza e gli estremismi. Padre di Michl e Toni, oggi rispettivamente amministratore di Athesia e direttore del Dolomiten; era nato ad Aldino nel 1918, alla fine della Grande Guerra. Dopo la laurea a Bologna in Giurisprudenza, a guerra in corso sposerà Martha Flies, nipote del canonico Michael Gamper a cui si legherà in un percorso professionale e giornalistico, ma soprattutto politico, assumendo posizioni antifasciste e antinaziste che ne segneranno sempre la vita e saranno la sua stella polare. Baratter racconta passo passo l’evoluzione personale e politica di Toni Ebner, avvalendosi del libro in lingua tedesca di Rolf Steininger, uscito tre anni fa e che ha segnato l’avvio di un nuovo filone di studi sui personaggi che hanno costruito la storia del Sudtirolo, nella temperie del Novecento, un secolo che ha visto travolgere uomini e donne e popoli. Baratter inserisce così la vicenda personale di Toni Ebner e della sua vita famigliare, tenendo sempre vivo il quadro generale di un secolo particolare e difficile. Ebner deve affrontare la tragedia delle opzioni, rifiutandosi di seguire le sirene di Hitler e del Nazismo, ma fu una scelta che, al pari di Gamper, gli costò sacrifici, causò ferite sociali e personali. Le vicende drammatiche della guerra europea lo avvicinarono però ancora di più a Gamper, di cui diventò uno stretto collaboratore e, ancora con i cannoni che tuonavano in Europa, con altri personaggi diede vita alla Svp, di cui diventò esponente di primo piano anche in Parlamento, giovane deputato nel 1948, battendosi per i diritti della minoranza sudtirolese. Ma nel suo dna c’era il giornalismo. Fu così che prima diventò direttore di Athesia e poi, alla morte di Gamper, direttore del Dolomiten, orientando il giornale in una battaglia per i diritti, ma mantenendlo su una linea di moderata intransigenza contro la violenza e contro gli estremismi. Oggi c’è chi sostiene che fu grazie alla violenza di quegli anni che il Sudtirolo ottenne l’autonomia di cui gode oggi, ma Baratter mette in evidenza, accendendo i riflettori sull’azione di Ebner, come fu nonostante quelle violenze che il popolo sudtirolese riuscì nelle sue rivendicazioni. Fu il lavoro «delicatissimo di ricomposizione dei conflitti che attraversavano la società di allora, per trovare soluzioni concrete e percorribili.
Se oggi la Provincia di Bolzano - scrive Baratter - può godere di un modello di autonomia assolutamente valido ed efficiente, apprezzato dai cittadini, questo è grazie innanzitutto alla sforzo di chi, in Sudtirolo, in Trentino, in Austria, in Italia, si spese per una risoluzione pacifica e senza uso della violenza». Insomma, Ebner, morto a soli 63 anni, dimostrò che si poteva «vivere con semplicità e pensare con grandezza». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo