Violante Placido a Trieste: «Il 1984 di Orwell è uno specchio del nostro presente»

Da questa sera, 19 dicembre, al Rossetti lo spettacolo basato sul libro distopico che lo scrittore britannico pubblicò nel 1949

Annalisa Perini
Violante Placido nei panni di Julia nello spettacolo 1984
Violante Placido nei panni di Julia nello spettacolo 1984

Il capolavoro Orwelliano, “1984”, ormai un classico contemporaneo, pubblicato nel 1949 è diventato nel tempo il prototipo di ogni utopia negativa ed è probabilmente la rappresentazione più forte di ogni totalitarismo, oltre che uno dei libri più letti e amati della storia.

E la sua rivisitazione teatrale, nell’adattamento – una visione onirica e innovativa - di Robert Icke e Ducan Macmillan, è in scena da stasera, giovedì 19 dicembre, al Politeama Rossetti, giovedì e venerdì alle 20.30, sabato alle 19.30 e domenica alle 16.

Lo spettacolo, prodotto da Federica Luna Vincenti per Goldenart, per la regia di Giancarlo Nicoletti, ha per protagonisti Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri insieme a Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues e Chiara Sacco.

Nel raccontare un modern classic della letteratura in maniera inaspettata, in 101 minuti di adrenalina pura vuole immergere in un’esperienza teatrale pronta a lasciare il pubblico senza fiato, con un tour de force spettacolare, fra thriller, storia romantica, grande letteratura e noir. Per il fortissimo impatto la visione è consigliata a spettatori di età superiore ai 14 anni.

Oggi alle 18 Peter Brown, direttore della British School regionale terrà l’incontro “Homage to George Orwell” in commemorazione del 75° anniversario della pubblicazione di “1984””.

Nel 2050 degli storici scoprono il diario del compagno 6709, Winston Smith, scritto appunto nel 1984, anno in cui il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro, Oceania, Eurasia ed Estasia. L’Oceania, la cui capitale è Londra, è governata dal Grande Fratello. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la polizia del pensiero che interviene al minimo sospetto. Non c’è legge scritta, ma è proibito pensare, amare, divertirsi, vivere se non secondo i dettami del Grande Fratello. Winston mette a rischio la propria sopravvivenza quando si innamora di Julia in un mondo in cui l’amore è proibito.

Violante Placido, cosa significa per lei portare in scena “1984”.

«Significa molto. Rompe gli schemi e ci mette davanti a uno specchio. È un’occasione di portare sul palco tematiche attualissime, senza mezze misure, in maniera chiara, netta e anche scomoda dal punto di vista emotivo. Orwell nella sua immaginazione portata all’estremo di quella società distopica parla anche di ciò che oggi ci circonda. Siamo talmente bombardati da così tanti aspetti negativi, distruttivi della società e dell’umanità che rimaniamo inermi, diventiamo impermeabili. O la difficoltà nel discernere ciò che è vero da ciò che è falso divide e porta anche a una costante sfiducia nel prossimo. La paura rende aggressivi perdendo di vista reali responsabilità».

In “1984” i tre slogan di partito sono “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù” e “L’ignoranza è forza”.

«Proprio l’altro giorno, mentre stavo camminando per strada, ho colto una frase che una signora diceva al telefono, passando accanto a me. “Perché noi crediamo di essere liberi – ha detto - e invece siamo schiavi”. Parole, le sue, che puoi rivedere in mille cose, anche nella nostra schiavitù tecnologica, costantemente isolati e appiccicati a un device per cercare la verità o come sentirsi protagonisti. E’ importantissimo invece usare la nostra capacità di pensare, lo spirito critico, e assimilare, elaborare cosa sia la libertà, per preservarla».

Chi è Julia?

«Una donna estremamente moderna, l’idea che Orwell abbia potuto scrivere un personaggio come lei negli anni ‘40 è sorprendente. E’ molto sfaccettata. Anche Julia è ambigua, apparentemente una fedelissima del partito in una realtà in cui non si può amare e non si possono avere relazioni».

Perché no?

«Perché l’amore può essere rivoluzionario, racchiudendo un’intimità incontrollabile. Julia in brevi momenti si concede del sesso di nascosto, un atto liberatorio in cui ha il coraggio di rischiare pur di sentirsi viva, ma con Winston andrà oltre a questo e già fare l’amore, invece, sarà stata una piccola rivoluzione, l'essere stati felici, non infelici e incapaci di vedere ciò che realmente accade attorno». 

Riproduzione riservata © Il Piccolo