“Viaggi ad alta voce” di Fernanda Pivano appunti e incontri lungo un decennio
Viaggiava e registrava. Incideva sul nastro emozioni, interviste, riflessioni personali. Fernanda Pivano non si allontanava mai da casa senza il suo piccolo registratore giapponese, inseparabile...
Viaggiava e registrava. Incideva sul nastro emozioni, interviste, riflessioni personali. Fernanda Pivano non si allontanava mai da casa senza il suo piccolo registratore giapponese, inseparabile compagno di viaggio che le ha giocato anche brutti scherzi - come nel 1971 quando, per le batterie scariche, ha perduto la conversazione con William Burroughs - ma dove è rimasto inciso il suo sguardo sul mondo. E proprio dal ritrovamento, nell'archivio Pivano, delle registrazioni realizzate nei suoi percorsi on the road è nato 'Viaggi ad alta voce’, un libro speciale pubblicato da Bompiani, a cura di Enrico Rotelli, con introduzione de La Pina, nome d’arte di Orsola Branzi, figlia dell’architetto Andrea Branzi e amica della Pivano. È un diario vocale di alcuni dei luoghi visitati tra il 1968 e il 1979, spesso in compagnia dell'allora marito Ettore Sottsass, morto nel 2007. Dal Giappone a Papua, al Marocco, alla Tunisia, alla Spagna, Vienna, l'India, il Nepal e gli Stati Uniti, dove la Pivano andò la prima volta nel 1956, si rivive soprattutto il piacere e la meraviglia della scoperta di luoghi che in quegli anni erano poco visitati, oltre ad entrare in un'atmosfera irripetibile e a sentire le voci di amici, guide, personaggi incontrati lungo il cammino. A cento anni dalla nascita, il 18 luglio 1917, della Nanda, e a poco meno di dieci anni dalla sua morte, il 18 agosto 2009, ritroviamo in queste pagine lo spirito dell'esploratrice, della pioniera e dell'americanista che ha sprovincializzato l'Italia.
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