Vent’anni dello Studio Bassanese arte internazionale di casa a Trieste
Arte internazionale d’avanguardia a Trieste nel ventennio 1983-2003 grazie allo Studio Nadia Bassanese: in un’atmosfera festosa e un po’ commossa si è svolta nel Salotto Azzurro del Comune, alla presenza del sindaco Roberto Dipiazza e dell’assessore alla Cultura Giorgio Rossi, che hanno manifestato vivissimo apprezzamento e sottolineato il rapporto fiduciario dei mecenati nei confronti dell’amministrazione, la presentazione della generosa donazione alla città da parte della gallerista triestina di tutta la documentazione che testimonia la storia e l’attività svolta al primo piano dell’antico edificio di piazza Giotti 1.
«Una cinquantina di faldoni, per scegliere il cui contenuto ho impiegato tre mesi» ha detto Nadia. Comprendono carteggi, note di lavoro, dattiloscritti, ritagli stampa, corrispondenza con artisti e curatori, inviti a mostre, manifestazioni, conferenze, incontri, manifesti e circa 3500 stampe fotografiche e negativi di opere d’arte, alcuni molto rari. Attraverso questo materiale è possibile rileggere la genesi di tutti i suoi progetti espositivi ed editoriali, come ha ricordato la direttrice Servizio Musei e Biblioteche, Laura Carlini Fanfogna. E ci sono anche dei vhs, la raccolta dei cataloghi delle mostre organizzate e molte pubblicazioni sugli artisti esposti.
«Quand’ero giovane - ha ricordato Fanfogna - frequentavo assiduamente lo Studio Bassanese, che era un punto di riferimento perché, oltre a essere una palestra per i critici, presentava artisti di levatura internazionale, da Munari a Pratt, da Dalisi ad Altan e Staccioli, consentendo a tutti noi di ammirare opere di altissimo livello e di formarci un gusto sul contemporaneo; ma proponeva pure talenti emergenti della nostra città, dando l’opportunità a tanti giovani di farsi conoscere».
Sotto la supervisione di Fanfogna e del funzionario Stefano Bianchi, l’archivio è attualmente oggetto di inventariazione e studio da parte dello staff della Fototeca e Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte coordinato da Claudia Colecchia, con la collaborazione di Alice Rubino e Tiziana Giannotti.
Ed è già disponibile un inventario parziale della documentazione archivistica e fotografica, consultabile nel Catalogo integrato dei beni culturali (biblioteche.comune.trieste.it), mentre una parte del patrimonio bibliografico è già stata inserita nel Catalogo bibliografico Biblioest, www.biblioest.it, tutti documenti consultabili su appuntamento (cmsafototeca@comune.trieste.it). «Un importante lavoro di conservazione ma soprattutto di valorizzazione, a disposizione di tutti gli studiosi e i cittadini, che ci restituisce - ha concluso Fanfogna - il clima culturale dell’epoca».
«Un archivio eterogeneo ma molto ordinato, che ci ha consentito di creare interazioni tra i diversi documenti - ha commentato Colecchia - e di essere abbastanza celeri nel consegnarlo alla città, testimoniando l’impegno civile della Bassanese nei confronti di Trieste».
Un melting pot di elevato valore e di grande interesse, gestito da una regista coraggiosa e al contempo rigorosa. Capace, per esempio, di andare più volte negli Usa per coinvolgere Leo Castelli, celebre gallerista di origine triestina, che nel suo quartier generale di New York, aveva “inventato” la Pop Art. Con gli artisti della sua scuderia Nadia organizzò in piazza Giotti cinque strepitosi eventi, interessando anche le principali istituzioni pubbliche. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo