Vecchia osteria nascosta in una Grotta

Tornano le vecchie osterie, evviva! Obnubilati dai contest, ipnotizzati dagli chef più o meno stellati, sconcertati dalle cucine creative, molecolari, minimali, i gourmet si rifugiano nella rassicurante atmosfera dei luoghi della tradizione. Abbracciando le mitiche tovaglie a quadretti, il banco su cui incombono le vecchie botti, persino la vecchia stufa piazzata a metà della sala. Un deja vu totale, gradito, un ritorno alla casa madre che ti fa star bene di bel principio.
È questo, per capirsi, il “mood” in cui si incappa entrando nella “Grotta” di Roiano, osteria storica ma poco nota, caratterizzata dal doppio ingresso su largo Petazzi e via Sant’Ermacora e diventata da quasi un anno il “covo” di Stefano Creci, cuoco vero e vecchia conoscenza. Qualcuno lo ricorderà di sicuro, nella sua vita passata, al “Leeroy” di via Paduina, al “Riva 16” o magari in via Ponchielli. Adesso, sgravato dalla tensione della cucina d’immagine, può dedicarsi alla cucina della tradizione senza stress, gratificato dal consenso che gli arriva dai vecchi roianesi e da un crescente movimento che non ne può più di porzioni ridicole a prezzi siderali.
Perchè questo è un buffet con uso di cucina, una cucina con stuzzichini, entrambe le cose e tutto quello che le consente l’orario prolungato. Per capirsi: si parte dal banco con caldaia, la classica polpetta e altre stuzzicherie e, all’ora di pranzo, si arriva ai piatti più seri, giornalmente inseriti in una lista che cambia di continuo. Lasciatevi viziare, dunque, dall’omboletto di casa, nobilitato da appena un filo d’extravergine, o, moda recente, da quelli che in Messico chiamano “jalapenos rellenos”, peperoncini leggermente piccanti, ripieni di formaggio e impanati, moda recente dei nostri buffet.
E poi, arrivando ai primi, versate pure una lacrimuccia su una sontuosa pasta e fagioli che ci fa tornare piccoli, reintroducendo come pasta addirittura i mitici “subioti”. Gustatevi ogni momento dei fusi freschi di Barone, il triestino di Sesana, abbinati a un goulash rigorosamente ed esclusivamente de ganassa. Se vi resta ancora fame, ma è obiettivamente difficile, andate quindi a sfrucugliare sui secondi di carne, tipo la salsiccia di Sgonico cucinata nella birra, non ve ne pentirete. Vini ed etichette quanto basta, con alcune belle sorprese, birre degne di nota e un conto leggero vi faranno venire, immediatamente, voglia di ritornare.
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