Uto Ughi: «Era sensibile è una perdita spirituale»
le reazioni
Alex Pessotto
«L’avevo conosciuto al teatro Verdi. Era venuto a salutarmi prima di un concerto che tenevo con Bruno Canino (nel 2017, ndr). Era stato gentilissimo e l’avevo trovato estremamente sensibile. Mi aveva chiesto di suonare con lui, sempre a Trieste, ma non avevo una data libera. Amava molto la musica, appassionatamente e sinceramente. La morte di un artista costituisce una importante perdita spirituale». Così, il violinista italiano più celebre, Uto Ughi, commenta la scomparsa di Ezio Bosso. Del resto, la tristezza per la scomparsa del compositore, direttore d’orchestra, pianista e contrabbassista di Torino aveva cominciato a farsi largo già dalla mattina, man mano che la notizia della sua morte si diffondeva.
Nel Friuli Venezia Giulia era particolarmente noto, essendo stato direttore stabile residente al teatro Verdi a cavallo di 2017 e 2018. «Lo ricordo per le sue doti che mi avevano spinto a portarlo al Verdi - afferma il sovrintendente del teatro, Stefano Pace -. Era umano, colto, intelligente, sensibile, qualità che sono state fondamentali nel dare inizio a un rapporto di lavoro, che poi si è chiuso più velocemente di quanto avremmo voluto. Ma di lui non posso non conservare l’enorme capacità di comunicare, l’empatia e la raffinatezza di pensiero».
«Lo penseremo tutti, sempre con grande affetto - commenta Franco Però, direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia -. Nel delicatissimo momento di difficoltà e rinascita che tutto il Paese, e in particolare il mondo della cultura sta vivendo, la figura di Ezio Bosso ci mancherà ancora più profondamente: ci sarebbe davvero bisogno ora della sua forza, della sua carica vitale, delle sue idee. Ma ci verrà in aiuto il ricordo del suo amore per la musica, per l’arte, la bellezza, dell’empatia e del talento trascinante attraverso cui ha avvicinato molti al nostro mondo. E sempre ci resterà nel cuore l'immagine di Ezio felice, acclamato, al Politeama nel suo memorabile concerto del 2016 e della generosità con cui poco dopo ha iniziato a sognare grandi progetti per Trieste».
Unanime il coro di affetto per l’artista nel ricordo di chi ha lavorato e collaborato con lui. «Con lui - dice il presidente di Euritmica, Giancarlo Velliscig - ci sono stati quattro incontri, sui nostri palchi in un anno e mezzo, quattro esauriti con un pubblico sempre affascinato, appeso alle sue note e alle sue parole, alle emozioni che un suo concerto sapeva trasmettere». «Un paio di settimane fa - continua Velliscig -, ipotizzavamo un concerto in regione ad agosto, con la sua Orchestra Europea, che sancisse in qualche modo la liberazione di tutti noi dall’incubo che, soprattutto interiormente, ci sta opprimendo e che di certo avrà bisogno di momenti alti di condivisione e di belle emozioni comuni per essere superato. Non c’è stato il modo. Ci mancherà». Tra i tanti, anche il pianista e compositore Remo Anzovino ha ricordato Bosso come “un esempio di talento, tenacia e coerenza”. —
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