Un’amicizia nel cuore di Cuba per il poeta reporter Longo
È un tuffo nella rivoluzione cubana la trama di “I ventiquattro eredi di Radamés Rivas Chang” (Campanotto, pag. 174, euro 15,00) del triestino Gaetano Longo. L’autore è alla sua terza opera in prosa dopo “Libero, storie di un oste triestino” (Lint) e “Hotel Tropical” (Franco Puzzo Editore), ma è conosciuto soprattutto come poeta dopo aver pubblicato molte sillogi in versi e aver tradotto alcuni tra i più autorevoli scrittori latino americani. Oggi vive a Cuba, dopo essere stato ex reporter di guerra in America centrale e nella ex Jugoslavia e aver ricoperto l’incarico di Console onorario di Colombia, sempre con una parte della sua esistenza immersa nella poesia.
Insomma una vita piuttosto dinamica, per certi aspetti simile a quella del suo protagonista. La storia parte dalla grande amicizia tra Radamés, cubano di origine cinese, chiamato infatti “l’orientale” e il compagno Juanito, ex postino in pensione, santero e massone. Amicizia che inizia per entrambi dalla fuga da Santiago per raggiungere l’Avana. Nel cuore di Cuba si sviluppa un’amicizia che incrocia vari eventi storici, primo fra tutti la rivoluzione. Ma prima i personaggi tracciano il loro profilo, piuttosto poetico a dir la verità, amici votati a una certa onestà umana, non senza delineare anche qualcosa di banditesco. Insomma esistenze che non difettano in esubero di trasgressione. Perché certo, in vecchiaia entrambi raggiungono una certa stabilità, per lo meno sentimentale, ma prima le loro attività erano quanto meno discutibili. Ad iniziare dalla gestione di un bordello, anche se infine si rivelerà un centro di spionaggio per passare informazioni al comando della guerriglia sulla Sierra, lì dove Radamés finirà per andare a combattere diventando un vero e proprio eroe. Spuntano quindi anche i personaggi di Raul Castro, Fidel e Che Guevara. Ma non è tanto la storia a essere al centro del testo, quanto un’umanità tout court, un territorio, un modo di essere e vivere. Radamés non è certo una personalità lineare, a partire dai suoi eredi, in tutto 24, quasi una missione alla procreazione e alla consapevolezza che la vita è una valle di lacrime, ma anche di godimenti, come ama ripete spesso. Al suo opposto Juanito diventerà un santero, un sacerdote, si dedicherà insomma a faccende religiose, cosa in cui infine sarà coinvolto anche l’amico. Il libro evidenzia nei particolari l’origine e i riti della Santeria, la religione tradizionale yoruba. Ma infine, dopo aver seguito le avventure dei due compagni, i percorsi, gli aneliti e ciò che la vita ha restituito loro, la dimensione più meditativa a cui ci conduce Longo è anche l’idea di fine: il momento in cui si è completamente soli, «coperti solamente dalla propria vecchiaia». —
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