Una giornata per Erwin Pichl “papà” dello Speleovivarium
TRIESTE Lo Speleovivarium, realtà museale unica nel suo genere dedicata alla speleologia, con tanto di laboratorio di bio-speleologia, celebra il suo ideatore. Domenica 18 febbraio alle 10.30, nella sua sede di via Guido Reni 2/C, ci sarà un appuntamento speciale dedicato a Erwin Pichl, speleologo e naturalista triestino con la passione della divulgazione. La sua attività, maturata nell’ambito del gruppo che faceva riferimento alla sezione geospeleologica della Società adriatica di scienze naturali, sarà ricordata attraverso le parole di chi lo ha conosciuto e con lui ha collaborato.
L’andare per grotte è stato per Pichl un modo per soddisfare la sua profonda curiosità scientifica verso le morfologie carsiche e la vita del sottosuolo. Accanto a questa azione di ricerca lo speleologo maturò la consapevolezza di voler comunicare e condividere con un pubblico più vasto le meraviglie che il Carso profondo poteva rivelare. Nacque così, con la collaborazione del Museo di Storia naturale, lo Speleovivarium, riconosciuto come museo minore da parte della Regione nel 1985.
Grazie a questo museo, ubicato in una galleria costruita durante la Seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo, con caratteristiche ambientali simili a quelle delle cavità carsiche naturali, anche i meno esperti possono avvicinarsi alla molteplicità di aspetti della speleologia: al suo interno si possono osservare esemplari vivi di fauna e di flora provenienti dal Carso, nonché reperti paleontologici, minerali, fossili, attrezzature speleo e una vasta raccolta di documenti sugli ambienti ipogei artificiali. Protagonista del museo è il proteo, elemento principale della ricerca di Pichl, unico vertebrato della fauna europea che vive in acque sotterranee nella zona che va dal Carso alla Slovenia e fino alle Bocche di Cattaro. E anche di questo si parlerà domani, per fare il punto sulle ricerche sul proteo a 250 anni dalla sua prima descrizione scientifica a opera del naturalista austriaco Josephus Nicolaus Laurenti.
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