Una donna forte alla guida di un coro maschile

Ci sono storie di forza al femminile che hanno fatto notizia molto prima del #MeToo. Una è quella di Fabiana Noro, la direttrice del coro tutto maschile di Ruda, Udine, che sotto la sua guida è diventato uno dei cinque più importanti al mondo. A lei è ispirata la trama di “Resina”, l’opera prima del regista lignanese Renzo Carbonera, già presentato al festival di Montréal e ora nei cinema. Lunedì 4 giugno il regista lo presenterà anche a Trieste, al Cinema Ariston alle 20.30. La trama di “Resina” racconta di Maria (l’attrice veneziana Maria Roveran), musicista che torna dopo molto tempo nel suo paesino montano, Luserna, dove la piccola comunità s’interroga sul futuro, tra tradizioni e cambiamenti climatici. Maria deciderà di riprendere in mano il coro del paese, facendo da “collante” alla riunione di tutti. Il film nasce anche da un documentario che Carbonera aveva dedicato proprio al coro di Ruda, “Là dove senti cantare, fermati”.
«La bella storia di Fabiana Noro che “comanda” gli uomini con le mani mi è rimasta dentro», dice il regista. «Volevo indagare una figura femminile forte e come si muove in un mondo prettamente maschile. La coralità è una metafora del senso d’unione che stiamo perdendo tutti nella società contemporanea e che andrebbe recuperato».
Nel film è centrale l’ambientazione di Luserna, uno dei pochi paesini dove si parla ancora il cimbro…
«Luserna è un luogo vicino ma lontano al mondo, alla pianura. Non è alta montagna ma nemmeno in valle: lì il cimbro è sopravvissuto nei secoli. Ho scoperto che ormai sono in pochissimi a parlarlo: è una lingua di derivazione bavarese molto simile a quella che mi parlava mio nonno, tedesco, da bambino».
Luserna ha un centinaio di abitanti: come siete stati accolti?
«Abbiamo “invaso” il paese per un mese e mezzo: dopo un’iniziale diffidenza, la comunità si è messa in gioco nel film. Ci ha aiutati anche la scelta di seguire il “protocollo green” della Trentino Film Commission, diminuendo l’impatto ambientale del set per esempio non utilizzando generatori di corrente diesel né bottigliette di plastica: sottintende un desiderio di rispettare il territorio in cui si gira».
Cos’è rimasto del coro di Ruda nel film, a parte l’ispirazione?
«Ha eseguito tutta la colonna sonora nella parte corale. Maria Roveran è stata più volte a Ruda a seguire le prove del coro, e durante le riprese Fabiana Noro è venuta sul set e ha supervisionando la parte di direzione».
Maria vive anche il tormento di chi lascia la propria terra ma è richiamato dalle radici…
«Maria smarrisce una collocazione. Va e torna a un luogo, ma soprattutto alla musica. Rappresenta un tentativo di ritrovare la bellezza, una cosa che stiamo tutti smarrendo».
La parità di genere oggi è un tema centrale: perché anche nei suoi cortometraggi precedenti ci sono spesso donne forti?
«Il tema globale è uscire dall’ottica della donna come una preda. Io punto a mostrare di più la grande forza delle donne, proprio per non ricadere nell’equivoco della donna debole». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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