Un Flauto magico a Lubiana a metà tra Star Wars e l’alta moda

Un Flauto magico a metà tra Star Wars e Azzedine Alaïa. Ha appena debuttato all’Opera di Lubiana, con applausi scroscianti alla prima: forse perché si ha sempre più fame di opere “riviste”, rivisitate, almeno nella scenografia e nei costumi. E qui in effetti ci si diverte: il flauto magico diventa una spada luminosa alla Darth Wader, le Tre Dame hanno cappelli a punta e abiti plissé che sembrano davvero disegnati da Azzedine Alaïa, genio indimenticato della haute couture. E le voci sono all’altezza: soprattutto la Regina della Notte, che qui è Nina Dominko, mentre il direttore d’orchestra è il ceco Jaroslav Kyzlink. Ma applausi soprattutto per i due talenti giovani dietro la scenografia, il lubianese Darjan Mihajlović Cerar, e i costumi, Branka Pavlič di Capodistria.
Mozart sarebbe stato d’accordo, con questo stravolgimento un po’ futurista? Chissà. Ci piace pensare di sì: il suo genio avrebbe apprezzato, se non altro, lo sforzo di “tradurre” l’opera in colori e forme, oltre che voci, che colpiscano e stupiscano. Ancora meglio se è a contrasto con un teatro antico, quello dell’Opera di Lubiana appunto, tutto stucchi e dorature, costruito nel 1890 e amorevolmente conservato.
Opera “ripensata”, dunque: è questo che ha portato al successo forse lo spettacolo più interessante di quest’anno, la Turandot che ha debuttato a Palermo con le scenografie e i video visionari di un collettivo di artisti russi, AES+F, insieme Fabio Cherstich. Dove la Turandot è in un millennio sconosciuto, e i draghi volano come astronavi, ma sputando fiori. Effetti quasi da Biennale d’arte. La stessa voglia di nuovi pianeti che trovate qui, in questo Flauto Magico.
Le repliche vanno avanti per tutto l’inverno, con un’ultima rappresentazione, per ritardatari, a giugno del 2020 (info e biglietti su www.opera.si).
Ma è bello venire adesso, a Lubiana, e abbinare alla serata all’opera una passeggiata sul fiume, sempre incantato, anche con la nebbia, e i magici Tre Ponti firmati da Plečnik, l’architetto che è anche il genius loci della città. E poi? Poi c’è la Narodna Galerija,la Galleria Nazionale, che dopo aver compiuto cent’anni continua con le sue mostre (e un bel caffè interno); c’è uno chef giovane e bravissimo, Bine Volčič, con Monstera Bistro (pochi tavoli, bisogna prenotare); c’è il mercato di frutta e verdura, ogni giorno, sul fiume, uno dei “gioielli” della città.
E Bio26, la 26° Biennale di Design che apre il 14 novembre al Mao, il Museo di architettura e design, quest’anno con un curatore austriaco, Thomas Geisler. Last but not least, lo shopping: le appassionate di moda sanno già che Almira Sadar ha traslocato la sua boutique al 16 di Stari Trg, in pieno centro storico, e ha aggiunto una home collection di cuscini e coperte lavorate a mano. Lubiana negli ultimi anni è stata invasa da turisti, soprattutto asiatici, e si capisce perché: è un piccolo concentrato di Mitteleuropa, ma con uno sguardo sul futuro. E per i triestini è così vicina, che vale la pena di trovare sempre una scusa – magari melodica – per tornare.
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