Un carabiniere fatto ad arte

di MARIANNA ACCERBONI
Gillo Dorfles 2017: il grande filosofo dell'estetica, critico d'arte e artista di origine triestina ha inaugurato l'anno da protagonista in più occasioni. Conclusa da poco la mostra "Vitriol" alla Triennale di Milano, che nel '57 gli aveva tributato la medaglia d'oro, il maestro - 107 anni il prossimo 12 aprile - è ora presente fino al 4 marzo alla Biblioteca Sormani meneghina con la rassegna "Citazioni oscure". In mostra 22 disegni degli ultimi 15 anni, inediti, che ispirano per tale motivo il titolo dell'esposizione, voluto dallo stesso autore. Accanto, alcuni disegni ancora ispirati al personaggio fantastico di "Vitriol", che testimoniano una ricerca artistica e intellettuale poliedrica e inesauribile, filo conduttore di tutta la sua creatività, che spesso travalica il reale e il tangibile, sensibile anche al mistero e al linguaggio esoterico. VITRIOL, le cui iniziali stanno al posto di "Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem" (Visita l'interno della terra e, con successive purificazioni, troverai la pietra nascosta) è infatti uno degli acronimi più utilizzati dagli alchimisti.
Il clou dei lavori è però dedicato alla parola dal raffinato pittore che, dopo i primi ghirigori declinati sui libri al mitico liceo Dante di Trieste e dopo le esercitazioni di tecnica pittorica nello studio milanese dell'amico Leonardo Borgese, iniziò a dipingere nel '34 a Dornach in Svizzera, dove si era recato al Goetheanum a seguire delle lezioni steineriane, corrente di pensiero che conosceva da tempo, essendo la madre membro della Società Antroposofica.
Tra le opere esposte alla Sormani, una serie del 2007 intitolata Kein Tag ohne Linie (Nessun giorno senza una linea), in omaggio a Klee, che aveva adottato come motto la frase di Plinio il Vecchio, Nulla dies sine linea. Filo conduttore dei disegni esposti, connotati da un taglio criptico, personalissimo ed essenziale, sono anche frasi letterarie tratte da l'Ulisse di Joyce, dalla poesia The Tyger di Blake, da un haiku del giapponese del periodo Edo, Matsuo Bashô, dai versi The Pelican Chorus di Edward Lear (il padre dei famosi limericks inglesi) ed Es winkt zu Fühlung fast aus allen Dingen di Rilke, dall'Amleto di Shakespeare e dagli Inni sacri di Manzoni. Inoltre sono visibili altri disegni del periodo tra il ’58 e il 2005, basati sulla sua stessa firma, in cui il suo nome e cognome diventano un disegno.
Con grande sensibilità il critico firma assieme a Philippe Daverio anche un'introduzione all'elegante calendario storico 2017 dell'Arma dei Carabinieri. Una pubblicazione dal formato moderno e funzionale, nata nel 1928 e divenuta un cult per l'eleganza dell'impaginazione grafica e la proprietà dei contenuti. L'edizione di quest'anno - tiratura 1.300.000 copie, di cui quasi 10.000 in inglese, francese, spagnolo, tedesco e arabo - è stata presentata a Roma con la partecipazione, tra gli altri, del Ministro della Difesa Pinotti e propone quale filo conduttore i simboli dell'Arma. Come per esempio la carabina, l'elmo dei corazzieri, gli alamari e la daga, interpretati attraverso i diversi stili artistici (analizzati nel dettaglio da Daverio), secondo i quali l'arte grafica si è evoluta nel tempo, a partire dal 1814, anno di fondazione dei Carabinieri.
Dorfles incornicia questa riflessione estetica sull'Arma con dei sentiti ricordi personali, che plaudono con molta delicatezza e riconoscenza alla disponibilità al sacrificio con cui i carabinieri hanno sempre operato. Un commento preciso e commovente. «Trovo il calendario storico di quest'anno particolarmente coinvolgente… - scrive tra l'altro il famoso critico - Un'idea brillante anche perché l'Arma, così come l'arte grafica, costituisce una presenza costante, discreta ma incisiva ed efficace nella quotidianità del nostro mondo. Sfogliandone le pagine, sono riemerse antiche emozioni che mi legano all'Arma, risalenti a quando, ancora fanciullo di otto anni, a passeggio con mia madre a Trieste in quella che è oggi Piazza Unità d'Italia, per la prima volta, vidi due Carabinieri. Mi vennero incontro sorridenti, mi regalarono una semplice carezza… Divenuto più grande, compresi che, in quel momento, avevo riconosciuto nella stupenda uniforme dei Carabinieri il segno del patriottismo italiano, dopo la liberazione di Trieste dall'Impero austro-ungarico».
Ed è proprio una divisa da capitano dell'Arma, il dono con cui il Comandante Generale dell'Arma Tullio Del Sette, ha voluto ringraziare Dorfles per il suo contributo, assecondando così un desiderio espresso dal grande critico. Che questo cadeau, consegnatogli in una grande scatola nella sua casa di Milano dallo stesso Comandante, l'ha subito indossato, apprezzandone molto il calore, l'ottima fattura e l'eleganza. E offrendoci ancora una volta una lezione di stile, in linea con le tendenze più attuali dell'arte contemporanea, che vede nell'artista stesso anche un'icona dell'arte e del quotidiano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo