Un “Bignami” per lo Zibaldone Così Leopardi è comprensibile

di ROBERTO CARNERO Ci sono grandi opere della letteratura di cui tutti parlano ma che in pochi hanno letto davvero. Lo “Zibaldone” di Giacomo Leopardi è senza dubbio una di queste. Con il titolo di...
Di Roberto Carnero

di ROBERTO CARNERO

Ci sono grandi opere della letteratura di cui tutti parlano ma che in pochi hanno letto davvero. Lo “Zibaldone” di Giacomo Leopardi è senza dubbio una di queste. Con il titolo di “Zibaldone di pensieri” Leopardi riunì l’enorme mole delle sue annotazioni scritte dal 1817 al 1832: ben 4526 facciate, oggi conservate alla Biblioteca nazionale di Napoli e pubblicate postume tra il 1898 e il 1900 a cura di una commissione presieduta da Giosuè Carducci.

Il termine “zibaldone” è un alterato di “zabaione” e indica una vivanda composta da una mescolanza di ingredienti diversi. Tale significato ci fa capire la natura apparentemente confusa di questo libro unico nel suo genere, una specie di immenso scartafaccio in cui Leopardi annota, senza ordine e in uno stile vario e immediato, notizie, riflessioni, estratti di letture, schemi, abbozzi. Per questo, al fine di orientarsi in un lavoro così complesso, è necessaria una bussola. Ce la forniscono ora Franco D’Intino e Luca Maccioni nel volume “Leopardi: guida allo Zibaldone” (Carocci Editore, pp. 144, euro 12,00). “Testo inclassificabile”, scrivono gli autori, “tendenzialmente infinito, e al tempo stesso frammentario; frutto di una cultura scritta e libresca ma intriso di oralità; testo erudito, trasudante fatica e costrizione, eppure liberissimo, ardito; al confine tra forme, generi, lingue, discipline: lo Zibaldone sembra incarnare e insieme combattere lo spettro con cui Leopardi si misurò tutta la vita, quello della contraddizione e del caos”.

Il carattere frammentario dell’opera, infatti, sottolinea l’asistematicità del pensiero leopardiano: è come se il poeta, nel rifiutare ogni schema fisso e ordinato, avesse scelto di presentare proprio in questa forma assai peculiare la molteplicità delle sue esperienze e la natura aperta e problematica del suo universo intellettuale. Ciò non ha impedito ai due studiosi di articolare efficacemente l’analisi del testo attorno ai nuclei tematici ricorrenti - esperienza, autobiografia, memoria, natura, ragione, storia, società, teologia ecc. - offrendo così ai lettori uno strumento indispensabile per aggredire il singolarissimo “ipertesto” leopardiano.

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