Tutti i fiumi e il mare di Pasolini

Nei primi anni Cinquanta, i fiumi romani dove fanno il bagno i "ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini erano molto inquinati, molto più di adesso, pieni di scarichi di fabbriche, di immondizie e di carogne di animali, così come la foce del Livenza, in cui si aggira Desiderio nel romanzo Amado mio, folle di passione e di sensi di colpa. Eppure Pasolini, il poeta della scomparsa delle lucciole, sembra non farci caso: per lui l'acqua è una costante tematica forte, quasi una sorta di "metafora ossessiva", lungo tutta la sua produzione letteraria, in prosa e in versi.
“Pasolini e l'acqua” si intitola il bel libro di Elisabetta Michielin (Kellermann Editore, pp. 80, euro 10,00), un saggio costruito su una serie di frammenti, dove ogni pagina scritta reagisce con un disegno che gioca con i testi. L'autrice - che vive a Pordenone, dove lavora nel mondo del web e dei social media - aveva già pubblicato con la stessa casa editrice “Il quaderno di cucina degli alpini” (2014) e “Il quaderno delle terre di Pordenone” (2015). Ora ripercorre la vita e l’opera di Pier Paolo Pasolini nel suo stretto rapporto con l’acqua dei fiumi e del mare: dal Livenza al Tagliamento, dal Tevere all’Aniene, fino a Ostia. «Non sono una studiosa di Pasolini - spiega - ma, poiché avevo diciotto anni quando lui è morto, e noi ragazze scoprivamo un mondo intero a partire da noi stesse e dai nostri desideri, c’è qualcosa che me lo fa sentire “fratello”, come scriveva nei suoi diari la femminista Carla Lonzi, che ha dialogato molto con la figura di Pasolini, anche se non lo ha mai intercettato. Pasolini, che pur è stato così distante dal femminismo, paradossalmente non ha mai avuto paura di partire da se stesso e dalla propria singolarità, anzi ha avuto l’impudenza di frammischiare la sua vita alla sua opera».
L'acqua, dunque. È Pasolini stesso ad affermarne l'importanza, quando scrive che l’acqua, la sostanza di cui è fatto il mare (che in francese si declina al femminile), «ci invita a ritornare al principio di una storia, cioè non solo a essere sempre, beatamente, indifferenziatamente noi stessi, ma a essere quelli che siamo stati».
Annota Elisabetta Michielin: «Pasolini è sempre stato legato a questo ritornare. La sua vita, ma anche il suo poetare e la sua scrittura ritornano ossessivamente su tale stato indifferenziato e di purezza iniziale. Mi pare che ne porti il lutto per tutta la vita. E poi non si può non pensare all’acqua della fontana del suo paese, Casarsa, la più fresca e la più pura, che diventerà alla fine del cerchio della sua vita “fontana di amore per nessuno”».
Quando pensiamo al Pasolini friulano, il primo fiume è il Tagliamento: «I Quaderni Rossi sono pieni del Tagliamento sotto il coperchio bianco del cielo. È il luogo dove Pasolini scopre la propria diversità e il confine dove inventa una nuova lingua poetica di ca dall’aga, al di qua dell'acqua, mai scritta prima». Ma anche l’acqua del Livenza di quando era un fanciullino, il mare di Caorle e i luoghi già messi in prosa da Ippolito Nievo: è tutto un paesaggio acquatico, «zuppa d’acqua», come dice in una poesia su Pasolini Giuliano Scabia, che l'autrice ricorda.
Quando Pasolini arriva a Roma, nel 1950, ha invece un trauma. Roma lo incanta: i Lungoteveri e i suoi abitanti notturni sostituiscono il Tagliamento. Li frequenta assiduamente con la guida del poeta più amato, Sandro Penna, che abitava proprio vicino al Tevere. «Ma - aggiunge Michielin - la vita si riverbera immediatamente nella sua produzione letteraria e artistica. I romanzi romani sono anche dei romanzi acquatici, perché la vita dei protagonisti si svolge lungo il Tevere, l’Aniene e le marane. In “Ragazzi di vita”, Genesio annega nel Tevere sotto gli occhi terrorizzati dei fratellini; Tommaso, protagonista di “Una vita violenta”, morirà per le conseguenze di un gesto eroico (salvare una donna da una piena improvvisa e devastante dell’Aniene); Accattone sfida con il suo tuffo da Ponte Sant’Angelo la Roma papalina e del centro che non vuole saperne dei ragazzi di borgata. E poi la vita di Pasolini finisce sul lungomare di Ostia, come tutti sappiamo».
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