T.S. Eliot, il poeta che vide cadere l’Europa

Tra fine '800 e inizio '900 furono molti gli intellettuali americani che vennero attratti dal fascino delle grandi capitali europee e scelsero di vivere a Parigi o a Londra, dove contribuirono in maniera determinate alla nascita del “modernismo”. Basta pensare a Ezra Pound, Gertrude Stein, Ernst Hemingway o a Thomas Stearns Eliot (1888/1965), poeta, saggista e drammaturgo la cui opera venne coronata nel 1948 con l'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura.
A cinquant'anni dalla morte dell'autore dell'insuperato ciclo poetico "La terra desolata", esce ora per i tipi della casa editrice Salerno di Roma l'appassionato e leggibilissimo saggio "T.S. Eliot" (pagg. 311, euro 16) di Renzo S. Crivelli, ordinario di Letteratura inglese all'Università di Trieste, il cui campo di ricerca è focalizzato sui grandi scrittori modernisti quali James Joyce, Virginia Woolf e Eliot. Il libro sarà presentato domani alle 17 nella sala conferenze della Biblioteca Statale "Crise", Largo Papa Giovanni XXIII 6, dal professor Elvio Guagnini nel corso dell'incontro "T.S. Eliot e la decadenza dell'Europa" organizzato dal Circolo della Cultura e delle Arti.
Questo nuovo lavoro di Crivelli è quanto mai benvenuto, non solo per aiutare il lettore ad avvicinarsi all'opera estremamente complessa di T.S. Eliot, ma anche per tentare un più obiettivo bilancio sull'intera produzione di uno scrittore che conobbe due ben distinte fasi creative, molto diverse tra loro per esiti e forma: un primo periodo decisamente "laico" e sperimentale, in cui T.S. Eliot raggiunse le vette più alte della poesia del XX secolo e riassumibile nei cicli di "Prufrock" e de "La terra desolata" che si conclude attorno al 1927 con la sua conversione alla religione anglo-cattolica, e un secondo periodo, fortemente "ideologizzato" dalla religione cristiana, che può essere rappresentato ad esempio dal suo dramma "Assassinio nella cattedrale" (1935).
Oltre alla polarizzazione tra laicità e religione, l'opera di Eliot è stata in passato anche negativamente associata a uno snobistico disprezzo per le masse, prodotto d'una visione classista e conservatrice della società. Quindi é più che mai utile l'attenta analisi che Renzo Crivelli propone ad esempio del poema "Coriolano" in cui - come suggerisce lo studioso - un'opportuna lettura ironica del testo può gettare luce sul "disprezzo" di Eliot: «per chi il potere lo usa sfruttando le masse (sia nel caso del nazismo che del comunismo)». Crivelli organizza il suo testo in una prima parte critico/biografica, seguita da una precisa analisi dei cicli poetici, dei saggi e infine delle piece teatrali.
Nato nel 1888 a Saint Louis nel Missouri, da una famiglia dell'alta borghesia, Eliot studiò a Harvard, dove acquisì una vastissima cultura in campo umanistico. I suoi interessi lo portarono a studiare in particolare Dante e degli Elisabettiani, ma anche i poeti Simbolisti. Nel 1910, a ventidue anni, intraprese un primo viaggio in Europa e a Parigi approfondì lo studio del pensiero di Henry Bergson, che ebbe un'importante influenza sulla sua visione del concetto di tempo come un "continuum", soggetto alle diverse percezioni della memoria, quali "l'esperienza del ricordo". Dopo aver completato gli studi in America, Eliot tornerà in Europa nel 1914 per stabilirsi in Inghilterra. A Londra incontrerà Ezra Pound, che ebbe un ruolo chiave nella sua scelta di dedicarsi completamente alla poesia. Infatti la pubblicazione nel 1917 su “The Egoist” di “Prufrock e altre osservazioni” fece del giovane poeta il caso letterario del momento. Il ciclo descrive con sottile humor l'ignavia di un giovane anti-eroe, calato nel grigiore morale della vita urbana contemporanea americana, incapace di fare scelta di vita o d'intrattenere rapporti autentici. Come scrive Crivelli: «Qui Eliot, con l'aiuto di Laforgue e di Baudelaire, costruisce un testo poetico in perfetta prospettiva modernista, affiancando epica e paradosso, magniloquenza e banalità, laddove, nello "spazio psichico" dell'intellettuale del primo Novecento, sono chiamati a coesistere l'Universo e il "fragoroso" rumore dei cucchiaini da té nelle leziose tazzine di un salotto bostoniano».
Intanto lo scrittore frequenta il Gruppo di Bloomsbury, il salotto di Edith Sitwell e le serate di Lady Ottoline Morrell. Nel 1915 sposa Vivienne Haigh-Wood e accetta un posto in banca per poter mantenere la moglie, che si rivela presto essere affetta da problemi psichici. Seguono anni difficili ma, durante una cura in Svizzera a seguito di un crollo psico-fisico, nasce il suo capolavoro: "The Waste Land" (1922), che con "sofisticata ironia" descrive la disperazione e le angosce, ma anche le possibili speranze, della generazione sopravvissuta alla tragedia della Grande Guerra. Il ciclo confermava le sue scelte stilistiche: dalla "spersonalizzazione dell'autore" alla citazione come vivifico omaggio alla tradizione, dal "metodo mitico-comparativo" inaugurato da James Joyce con la re-interpretazione del mito omerico di Ulisse, fino all'originale utilizzo del "collage" di diverse voci che avrà naturale esito nella più tarda produzione teatrale. Il saggio di Renzo S. Crivelli è non solo un utile strumento critico, ma anche un prezioso compagno d'avventura attraverso "i giardini ed i deserti" di T.S.Eliot.
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