Trieste, Science+Fiction vuole conquistare più visibilità
TRIESTE. La quindicesima edizione di Trieste Science+Fiction, il più antico festival che celebra la fantascienza sul grande schermo (se consideriamo le storiche edizioni a San Giusto), si è concluso domenica con una festosa e curata cerimonia alla Sala Tripcovich, come di consueto gremita di giovani. Gli organizzatori hanno dedicato il loro lavoro proprio a questo pubblico, anche a occhio nudo in crescita (la stima è di 22mila) e che ci ha abituato ad accogliere con un entusiasmo da stadio i film e gli ospiti più graditi. Questi ultimi stanno sempre al gioco, e si alternano sul palco divertiti ad affrontare il fuoco di fila di domande e risposte in questa fossa dei leoni cinefila.
Anche sul verdetto finale il pubblico si è esaltato urlando il proprio apprezzamento o dissenso di fronte ai titoli e agli autori premiati. E i riconoscimenti ufficiali, confermando le prime impressioni, hanno sancito il trionfo del cinema dell’Oceania, con la doppietta del zombie-movie australiano “Wyrmwood” (premio Asteroide) e della sci-fi vintage di “Turbo Kid” (Menzione speciale), anche neozelandese. A ciò si è aggiunto il premio del pubblico ai vampiri da ridere dello spassosissimo finto documentario neozelandese “What we do in the shadows”.
Questa invasione del cinema degli Antipodi ha rafforzato l’impressione di un sempre maggiore respiro internazionale del festival, insieme al sospirato evento della consegna del Méliès d’or per il miglior film europeo, assegnato finalmente a Trieste dal network dei festival di genere top del continente. Da quando nel 2012 Science+Fiction si è trasferito nel cuore di Trieste, nella Sala Tripcovich da quasi mille posti, questo festival (ri)nato nel 2000 con un carattere eclettico e vintage, poi nel 2003 specializzatosi nel giovane cinema indipendente mondiale, e nel 2010 quasi sul punto di morire, sta oggi dando l’impressione di una crescita a tratti impetuosa. E questo grazie non solo ai film, ma anche al notevole lavoro di marketing, che va dall’onnipresente grafica d’effetto all’attività di social network, fino ai video promozionali, spesso gioielli divertenti e creativi. E tuttavia, Science+Fiction sta anche dando forse la sensazione di non sfruttare davvero appieno tutte le sue potenzialità.
Questa selezione arrivata a 70 titoli, con 36 lungometraggi e ben 22 anteprime nazionali, con un giorno e ormai anche una regolare sala in più affollata pure a mezzanotte (il Teatro Miela), gode di autorevoli apprezzamenti e seguito internazionali, ma pur sempre in un circuito di nicchia specialistica. Come lo è, ad esempio, la vivacissima rivista “Nocturno”, che assegna da anni un atteso premio (quest’anno andato agli innovativi licantropi di “Howl”). «Fra i festival di genere italiani seguiamo con una rubrica speciale ormai solo Trieste – ci ha detto Lorenzo Del Porto, responsabile marketing della rivista e abitué di Science+Fiction – perché qui possiamo trovare vere anteprime di sicuro interesse come a Sitges o Neuchâtel». Facendo capire, aggiungiamo noi, che altre rassegne analoghe nazionali, pur storiche come il Fantafestival di Roma o il Ravenna Nightmare, non sono in grado di competere per qualità ed esclusività con le selezioni triestine.
Stessa fiducia per il fantaprogramma triestino lo riservano raffinati siti web di cinema come “Sentieri selvaggi” o “Quinlan”, oppure la sofisticata rubrica televisiva “Wonderland” di Rai4, dedicata al cinema fantastico e di genere. «Siamo molto affezionati a Science+Fiction e da anni ormai non manchiamo mai – ha dichiarato Leopoldo Santovincenzo, curatore di “Wonderland” –. Sappiamo che qui possiamo incontrare testimoni internazionali di prestigio del fantastico, che possiamo intervistare per le puntate che prepariamo ad hoc». Ancora più entusiasmo ci mette Alan Jones, uno dei tre creatori nel 2000 dell’osannato “Frightfest” di Londra (che Guillermo del Toro ha definito la “Woodstock del gore”), che di Science+Fiction ha detto: «È il festival del cinema di genere più singolare d’Europa. Un punto di riferimento per tutti i fan del cinema fantastico. Non mi sognerei mai di perdermelo».
Il paradosso è che Science+Fiction sembra amatissimo e conosciuto in Italia solo a Trieste, e poi lungo le complicate reti specialistiche nazionali e internazionali. Per cui se ne parla a Londra ma non a Udine, a Bruxelles ma non a Padova. Al contrario di altri festival regionali dall’argomento non certo popolare come le Giornate del muto di Pordenone o il Far East di Udine, che però sono conosciuti e percepiti come punti di riferimento nel Triveneto come a Roma.
«Non possiamo fare molto di più – confessa Daniele Terzoli, coordinatore di Science+Fiction – se non continuare a curare una selezione mondiale di anteprime di qualità, che ci permetta di mantenere la fiducia del nostro pubblico e la garanzia di ospiti di prestigio, unica formula per un festival vivo».
Si potrebbe aggiungere che il budget di Science+Fiction è un terzo di quelli di Pordenone e Udine, e che a Trieste ci sono ben cinque festival.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo