Trieste Film festival, si parte con Fiennes

Stasera, alla Sala Tripcovich, al via la 26.a edizione alla rassegna con il melò russo “Two Women”. Ospite dell’evento inaugurale la regista moscovita Vera Glagoleva. Fino al 22 gennaio cento e più titoli in cartellone
La sala gremita a inizio proiezione (foto Lasorte)
La sala gremita a inizio proiezione (foto Lasorte)

TRIESTE. Immerso nelle atmosfere ottocentesche e melò di uno dei classici della letteratura russa apre i battenti stasera alla Sala Tripcovich la 26° edizione del Trieste Film Festival, da oggi fino al 22 gennaio, proponendo una sontuosa anteprima internazionale di sicuro richiamo per il grande pubblico anche per la presenza dell'attore inglese Ralph Fiennes, film che inaugurerà un ricco programma fitto di un centinaio abbondante di lungometraggi, documentari, corti e costellato di eventi collaterali.

Ralph Fiennes in "Two women"
Ralph Fiennes in "Two women"

Sarà la regista e attrice moscovita Vera Glagoleva, prima ospite del festival, a dare il via alle 20 alla Tripcovich alla rassegna diretta da Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli, ancora una volta saldi al timone a presentare il meglio della produzione cinematografica dell'Europa centro-orientale.

“Dve Ženšc(iny” (Two Women), tratto dalla pièce “Un mese in campagna” di Ivan Turgenev, è un affresco d'epoca firmato e scritto da donne - Svetlana Grudovich e Olga Pogodina sono le sceneggiatrici, al femminile anche gran parte del cast tecnico – che si dipana attraverso due figure femminili che innervano la storia.

La Sala Tripcovich
La Sala Tripcovich

Irritabile, umorale ma soprattutto molto, molto annoiata, Natal’ja (Anna Astrachanceva) è la moglie di un ricco proprietario terriero all'interno della cui magnifica magione di campagna si dipana l'intera narrazione. Se da una parte la sua preoccupazione sarà di maritare la diciassettenne figlia adottiva Vera (Anna Levanova), dall'altra l'esigenza sarà di fornire un'adeguata educazione al figlioletto Kolja, educazione soprattutto non repressiva quanto quella che viceversa le fu impartita, e al cui compito verrà chiamato il poco più che ventenne, Aleksej Beljaev (Nikita Volkov).

L'arrivo del precettore porterà scompiglio scatenando un turbine d’amore, malintesi, gelosia e sofferenza, soprattutto nella persona di Michail Rakitin (Ralph Fiennes), amico di famiglia da sempre perdutamente innamorato di Natal’ja.

Scene di vita nell'elegante magione si susseguono durante tutto il film, scandite tra passeggiate sotto la pioggia, dialoghi nelle serre e corse nei campi di grano. Un affresco che vuole affondare le radici in una società dominata da rigidi codici morali che però possono essere scardinati dalla forza dei sentimenti.

Su cosa abbia spinto Vera Glagoleva ad andare indietro nel tempo fino a Turgeniev, la risposta la fornisce la regista stessa. «Viviamo in un mondo privo di principi morali – spiega - dove abbiamo numerose fonti che possono darci consigli: riviste patinate, social network, tv. Sono tutti disposti a darci sempre nuove ricette su come comportarci in qualsiasi occasione, sostituendo così valori importanti come l'onestà, la coscienza, l'onore, che andrebbero ricordati a tutti. La trama di questo film, dal primo all'ultimo fotogramma, è impregnata dell'atmosfera di una vita di una tipica famiglia aristocratica e delle sue donne, rappresentazione della bellezza russa della fine dell'Ottocento. Passione, amore, gelosie e tradimento sono solo alcune delle forze trainanti che, crescendo alla velocità della luce, spazzeranno via tutte le barriere etiche e morali». Scenografie e costumi contribuiscono a dare lustro alla produzione, come la presenza di Fiennes, che dismette i panni di concierge del “Gran Budapest Hotel” (film candidato a nove Oscar, come annunciato ieri) per vestire quelli sofferti e rassegnati di Rakitin; straniera nel cast russo è anche Sylvie Testud, star francese conosciuta soprattutto per “La vien en rose”. «Grande cinema raffinato ma popolare», come sottolinea il direttore Grosoli, «proveniente da Paesi da cui non ce lo si aspetta».

Una passeggiata lungo un confine misterioso, un'enorme chiave, una discesa in un pozzo per arrivare in un altro mondo: è fissato per stasera anche il battesimo della nuova sigla del Trieste Film Festival, firmata quest'anno da Ivan Bormann, autore triestino di cui la rassegna ha presentato, edizione 2010, “Sconfinato. Storia di Emilio”, e che si avvarrà delle musiche di Teho Teardo.

La 26.a edizione del Trieste Film Festival è anche un evento social: qui la diretta twitter, per partecipare alla quale basterà twittare con l'hashtag #26tsff

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