Trieste diventa New York nel nuovo film “felliniano” di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino
Il regista ha presentato il lavoro della troupe che resterà in città fino al 20 giugno: «Una storia onirica sui rapporti umani». Favino: «Una favola intelligente»
TRIESTE Solo i triestini riconosceranno Trieste nel nuovo film che Gabriele Salvatores sta girando in queste settimane in città. Perché sullo schermo il Porto Vecchio, la Stock, Palazzo Carciotti diventeranno le strade e gli scorci della New York del 1949: l’ha anticipato mercoledì il regista nella conferenza stampa di presentazione di “Napoli-New York” insieme a Pierfrancesco Favino, protagonista con i due piccoli attori Dea Lanzaro e Antonio Guerra.
Il film racconta infatti di Carmine e Celestina, due bambini orfani e senza una lira che, nell’immediato dopoguerra, sopravvivono tra le macerie di Napoli e decidono di imbarcarsi clandestinamente su una nave diretta a New York alla ricerca di un futuro migliore in America, incrociando i destini di tanti altri emigrati italiani.
Il film riprende un soggetto inedito di Federico Fellini e Tullio Pinelli eppure, dice Salvatores, «non sembra un film felliniano, non ha quella dimensione onirica e surreale. Pare più un film di De Sica centrato sui ragazzini, sui rapporti umani.
Due scugnizzi si imbarcano come clandestini per New York: è un tema attuale che questo film tratta in maniera non didascalica o ideologica, ma affettiva. Ci ricorda che anche noi siamo stati migranti». La troupe resterà in città fino al 20 giugno, per poi spostarsi in Croazia e girare anche sul panfilo che è stato di Tito.
Favino, che a Trieste era già stato per “La sconosciuta” di Giuseppe Tornatore, interpreta una figura di riferimento per i due piccoli protagonisti: «Siamo abituati a raccontare l’emotività dei personaggi filtrandoli attraverso le nostre modalità - ha detto -. Qui invece stiamo immaginando la mascolinità degli anni ’40, con la sua visione del mondo, con codici diversi dai nostri».
«C’era un rapporto molto diverso anche coi bambini, tutto quello che fanno i personaggi nasce dal bisogno. Guardare la storia da questo punto di vista per me è molto interessante. In questa sceneggiatura poi c’è un tocco molto raro nel nostro cinema, di favola intelligente. È un po’ il tocco che hanno anche i film di Spielberg. In Italia ultimamente abbiamo paura di raccontare favole, invece abbiamo bisogno di desiderare qualcosa e di sognare. Questo film, in maniera molto garbata, ci ricorda che gli esseri umani sono esseri umani dappertutto».
L’altra figura paterna del film è George, il cuoco di bordo della nave, interpretato dall’attore americano Omar Benson Miller, già celebre per la serie “CSI: Miami” e felicissimo di essere a Trieste: «In un mondo tanto esclusivo, con questo film e cerchiamo di essere inclusivi e diversi. C’è una connessione tra italiani, americani, poveri, ricchi, brave persone, criminali: nessuno sa davvero cosa farebbe se venisse messo nella situazione di dover sopravvivere, come capita anche a moltissime persone oggi».
Il film porta anche dati di indotto significativi, come ha ricordato il produttore Arturo Paglia di Paco Cinematografica: «In quattro settimane spendiamo quasi un milione e mezzo di euro, facendo lavorare 41 maestranze del territorio e 20 figure part-time, più 100 persone di troupe ospiti negli alberghi».
Sono numeri che raccontano anche il prezioso lavoro della Fvg Film Commission – PromoTurismoFvg con le produzioni: «I grandi film girati in regione hanno un valore aggiunto non solo per la ristorazione e le maestranze, ma per tutto il nostro territorio», ha sottolineato il direttore di Promoturismo Antonio Bravo con la coordinatrice di Fvg Film Commission Chiara Valenti Omero.
Tra gli autori più affezionati c’è proprio Salvatores: per lui è il sesto film in regione, come ricorda la mostra "Lo sguardo invisibile - fotografie di scena dei film di Gabriele Salvatores girati in Friuli Venezia Giulia", che sarà inaugurata sabato, alle 18, alla Casa del Cinema di Trieste.
Nell’ultimo film è il mago degli effetti speciali di “Harry Potter” Victor Perez ad aggiungere sapientemente in digitale palazzi e grattacieli che trasformano il Salone degli Incanti, la Stazione Marittima, Palazzo Berlam, la Chiesa di Sant’Antonio, ma anche il Caffè San Marco, Palazzo Vivante e gli esterni dell’Hotel Savoia nella New York di fine anni Quaranta. Sarà una New York immaginata, scaturita dalle suggestioni del cinema stesso: così la voleva Fellini.
«Ed è lo stesso sguardo che hanno i due bambini che arrivano lì», dice Salvatores. È stato lui ad assicurare ai produttori, all’inizio perplessi: «A Trieste si può ambientare tutto». E sarà uno degli ultimi registi a girare in Porto Vecchio prima della riconversione: «Ho sempre pensato: perché non si prova a farlo diventare una specie di Cinecittà, magari dedicata alla post produzione?
Quando si girano dei film in mare oggi si va a Malta, questo poteva essere un luogo perfetto. Spero che in qualche modo mantenga la sua anima. Coppola ha girato Ellis Island all’ex Pescheria, Scorsese avrebbe potuto girare “Gangs of New York” in Porto Vecchio».
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