Trieste, a primavera si riapre “La porta rossa”

TRIESTE. È ufficiale: la seconda stagione di “La porta rossa” (la fiction che nell’inverno scorso ha avuto un notevole successo su Raidue) si girerà, sempre a Trieste, a partire dalla prossima primavera. Lino Guanciale, dunque, tornerà in città nei panni di Cagliostro, il commissario “fantasma” rimasto incastrato tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Lo conferma il produttore Maurizio Tini di Velafilm: «Stiamo facendo scrivere la seconda stagione in accordo con la Rai e, se tutto va bene, è plausibile che si possa girare tra aprile e maggio del 2018», dice al telefono.
«Avremmo sperato di far passare un tempo minore, ma abbiamo tutti voglia di girare questa seconda serie, sia il regista Carmine Elia che gli attori. Speriamo che si possa tirare fuori una storia bella come la prima».
Come si diceva, “La porta rossa” è andata in onda lo scorso inverno con eccezionali dati d’ascolto per Raidue: più di tre milioni di telespettatori a puntata. Un successo che nessuno si aspettava, una vera scommessa vinta anche in termini di format: è una serie dallo stile non convenzionale per la Rai, un mix di poliziesco, fantasy, giallo e storia d’amore.
«Al di là del freddo dato Auditel, ci sono stati tanti altri riscontri positivi, come per esempio la penetrazione a livello dei social: la pagina Facebook della serie, a mesi di distanza dalla messa in onda, continua ad essere visitata e frequentata».
La macchina, insomma, si è già messa in moto: il team di sceneggiatori, sempre formato dagli ideatori Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi più Sofia Assirelli e Michele Cogo, è già in contatto con la Friuli Venezia Giulia Film Commission.
«Mentre la prima serie era stata scritta per essere ambientata a Torino e poi è stata virata su Trieste, questa volta gli autori scrivono già conoscendo la città e quindi in stretta collaborazione con noi», afferma il presidente della Friuli Venezia Giulia Film Commission Federico Poillucci.
«Per esempio - prosegue Poillucci - chiedono se alcune situazioni sono plausibili per Trieste, o se esistono i posti che hanno in mente come una grotta per girare una sequenza un po’ esoterica».
All’inizio del 2018 la produzione potrebbe già fare i primi sopralluoghi in città per individuare le nuove location: ci sarà da trovare anche il nuovo edificio per girare gli interni della Questura di Cagliostro e colleghi, perché la precedente location della sede storica della Ras in piazza Repubblica sta diventando un grande albergo.
Lino Guanciale, da parte sua, non vede l’ora di tornare a Trieste dopo un anno in cui sono successe tante cose: «La più importante è il successo di “La porta rossa” e quello che ne è seguito. In mezzo c’è stato un film, “I peggiori”, e adesso tanto altro cinema che è entrato nella mia vita anche in virtù di questi trascorsi positivi triestini».
Per Lino questa è un’estate di lavoro: è sul set della commedia “Arrivano i prof” con Claudio Bisio e in autunno lo vedremo in “Cose che succedono”, con Libero De Rienzo e Stefano Fresi.
Quando tornerà a Trieste, però, niente sarà come la prima volta, quando passeggiava non riconosciuto per la città, entrava in biblioteca e si fermava indisturbato ai caffè di piazza dell’Unità.
In questi dodici mesi Lino Guanciale è diventato definitivamente e a tutti gli effetti un divo: lo dimostra l’accoglienza entusiasta e affettuosa di centinaia di fan accorsi alla sua ultima performance cittadina in luglio, al festival “Approdi”, per un’emozionante lettura scenica di “L’assassinio di via Belpoggio”.
Il suo amore per la città rimane intatto: «Due luoghi di Trieste - confessa l’attore - mi sono rimasti impressi: Melara, da dove si gode la vista della città più bella in assoluto e che si porta dietro tutto il carico di paradossalità sociale urbanistica di alcuni criteri di “periferie intelligenti” degli anni Settanta».
«E poi - conclude Lino Guanciale -, proprio piazza dell’Unità: durante le riprese vivevo in via Malcanton ed era il primo posto che vedevo quando al mattino uscivo da casa. Qui la storia è ancora vita pulsante».
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