“Tre ore dopo il matrimonio” di Gay nella versione di Gregori e Marinuzzi

È una commedia satirica e graffiante “Tre ore dopo il matrimonio” di John Gay. In scena un medico collezionista di cianfrusaglie sposo tardivo, una nipote intenta a scrivere un improbabile poema sul diluvio universale, una sposa “just married” forse non proprio illibata e pretendenti che girano per casa con travestimenti vari a poche ore dalla celebrazione delle nozze.
Scritto nel 1717 dall’autore dell'«Opera dello straccione» da cui Brecht ha tratto la sua “Opera da tre soldi”, il testo a cui avevano messo mano anche il poeta Alexander Pope e John Arbuthnot, un medico piuttosto noto all'epoca, era andato in scena a Londra in quel tempo e poi mai più rappresentato fino al 1996. Ma questa commedia insieme farsesca e visionaria, divertente e irridente, da tempo interessa due triestini, Flavio Gregori, ordinario di Letteratura inglese a Ca’ Foscari, e il regista teatrale Alessandro Marinuzzi, che l’hanno tradotta e ora finalmente esce a cura di Gregori nel libro “Tre ore dopo il matrimonio” (Edizioni Cafoscarina, pp. 150, euro 15). Un progetto incoraggiato trent’anni fa da Andrea Camilleri e in cui Gregori ritrovava tutto quell’umorismo del Settecento inglese che stava studiando.
«Quel che allora mi affascinava del testo - dice Gregori - erano i suoi meccanismi metaletterari che si appropriano di una tradizione teatrale e la piegano a scopi parodistici. La commedia di Gay sonda i fondamenti, specialmente quelli ipocriti e fasulli, della società e mette a nudo i cliché che fanno agire gli individui. Le domande che pone la commedia su quale forma di apocalisse attenda i protagonisti della modernità, tutti affannati a rincorrere i propri egoismi e la propria vanità, sono anche le nostre domande. L’identità narcisistica di oggi è già presente in quei personaggi - prosegue Gregori - sicché le domande che il testo solleva sono anche le domande di questi tempi: è possibile superare l’impasse dell’egoismo autoreferenziale che da un lato ricerca lo sviluppo ma poi danneggia la vita? E se sì, con quale nuovo gesto etico e quale atteggiamento culturale? Sono domande senza risposta, anche se la commedia alla fine lascia uno spiraglio ottimistico».
Per Marinuzzi è un testo di insospettabile attualità: «Iaia Forte e io avevamo chiesto a Gregori di segnalarci l'esistenza di qualche testo inglese magari ancora inedito e mai rappresentato in Italia. Quest’opera di Gay si affaccia alla modernità perché oltre a inganni, equivoci, fissazioni e ossessioni, parla di quelle che oggi definiamo “false informazioni”, situazioni in cui bisogna distinguere le certezze fasulle dai veri sospetti, in cui è facile confondersi e a volte è conveniente fingere di non sapere. Ci vorrebbe l'interesse di un teatro stabile. Ora, in tempi di quarantena, è possibile almeno leggerla in questo libro». —
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