Tra elettroshock e film Gorizia mette in mostra la rivoluzione di Basaglia

Un percorso virtuale in un museo con fotografie, video opere d’arte e reperti d’archivio sul grande psichiatra 
Alex Pessotto
Bumbaca Gorizia 11_06_2021 Progetto Diritti al 3 con Ottavia Piccolo e figlia di Basaglia al Kinemax © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 11_06_2021 Progetto Diritti al 3 con Ottavia Piccolo e figlia di Basaglia al Kinemax © Foto Pierluigi Bumbaca

il progetto



A raccontare l’esperienza a Gorizia di Franco Basaglia ci pensa ora una mostra virtuale disponibile sul sito www.dirittialcubo.it. Chi poi disponesse di visori di ultima generazione potrà godere appieno dell’allestimento sfruttando il potenziale della tecnologia. Inoltre, da sabato 19 giugno sarà possibile compiere la visita virtuale, sempre con sofisticati visori, negli spazi della Fondazione Carigo prenotando al numero 334-1206960. È infatti la Fondazione Carigo con la Fondazione Franca e Franco Basaglia di Venezia ad aver avviato il progetto e ad averlo presentato ieri al Kinemax del capoluogo isontino con la numero uno della Carigo, Roberta Demartin, a descriverne gli obiettivi. La novità di tale progetto risiede nella piattaforma interattiva che consente agli utenti di entrare e di muoversi fra le sale espositive della cassaforte goriziana, per l’occasione mappate in tre dimensioni, interagendo tra testi, documenti, video d’archivio, foto d’epoca, dipinti.

La rivoluzione basagliana è partita proprio da Gorizia nel ’61. Quindi, nel ’69 Basaglia si è stabilito in provincia di Parma, per dirigere l’ospedale di Colorno, dove è rimasto fino al ’71, quando ha ottenuto l'incarico di direttore dell’ospedale psichiatrico di Trieste. «Sono stata di recente in quello che a Gorizia è chiamato Parco Basaglia - ha però affermato ieri al Kinemax la signora Alberta Basaglia, figlia dello psichiatra, vicepresidente della Fondazione veneziana che ne porta il nome e ideatrice dell’iniziativa assieme a Roberta Demartin - ma la situazione non è quella del Parco San Giovanni di Trieste: la sensazione, tranne qualche palazzina ristrutturata, è di totale abbandono. Assieme a mio fratello sono entrata in quella che era la direzione e ci siamo detti che tutto è esattamente rimasto come molti anni fa». Il nuovo sito, costituendo una testimonianza duratura a vantaggio di tutti, desidera anche, secondo le intenzioni, colmare una lacuna: rendere fruibile quell’esperienza così determinante per il percorso che, nel ’78, ha poi portato alla legge 180, quella della chiusura dei manicomi. La voce narrante del progetto non è una qualsiasi ma quella, d’eccezione, di Ottavia Piccolo, che ieri, al Kinemax, ha interpretato qualche pagina di Franca Ongaro Basaglia. Per quanto riguarda i contenuti, si trovano gli scatti di Gianni Berengo Gardin e di Paola Cerati, autori di due servizi fotografici sui manicomi prima della riforma. Non mancano poi approfondimenti sulle pratiche contenitive e coercitive (gli elettroshock, le docce gelate, le lobotomie) che venivano spesso impiegate. Ancora, Lucia Pillon è autrice di uno studio sul contesto della Gorizia di fine anni ’60. La parte centrale è quindi affidata a due docu-film: “La favola del serpente” girato nel ‘68 dalla giornalista e inviata nell’ospedale psichiatrico di Gorizia Pikko Pelltonen e “I giardini di Abele”, reportage con Sergio Zavoli a dialogare con Basaglia. È in questa sezione che si trovano poi le opere su tela del pittore e incisore goriziano Franco Dugo, realizzate nel ’73-’74, a lungo rimaste inedite e dedicate proprio al tema della follia, lui che negli anni basagliani a Gorizia aveva partecipato agli “incontri aperti”, che mettevano a contatto i pazienti con il mondo di fuori. Sempre a questa sezione appartiene il ritratto a sanguigna di Basaglia, realizzato da Dugo in un periodo successivo. L’ultima sala virtuale è poi incentrata sulla presentazione del catalogo digitale degli scritti su Franco Basaglia editi da Baldini e Castoldi, nonché su un corpus fotografico di Alex Majoli, tratto dal suo reportage a Lesbos per Magnum Photos: una testimonianza contemporanea su quelli che, nel percorso, vengono considerati i nuovi esclusi: i migranti. La curatela scientifica si deve a Franco Perazza e alla stessa Alberta Basaglia, mentre Mumble Sas e Ikon digital farm hanno creato la grafica e la realtà aumentata. —

Riproduzione riservata © Il Piccolo