Tornano le “Ipotesi su Gesù” i Vangeli secondo Messori
Di Dio non si parla tra “persone educate”: «Con il sesso, il denaro, la morte, Gesù è tra gli argomenti che mettono a disagio in una conversazione civile». Lo scrive, con seria ironia, il giornalista Vittorio Messori, a mo’di introduzione, nel primo capitolo del suo massimo best-seller, “Ipotesi su Gesù”. Uscito per la prima volta nel 1976 presso la casa editrice Sei, venduto in Italia in oltre un milione di copie e tradotto in una trentina di lingue, ora rivede la luce presso le Edizioni Ares (pagg. 320, euro 16,80). L’autore sottopone a una serrata disamina storica le fonti cristiane (i Vangeli ma non solo), per sondarne l’attendibilità e la validità.
E rievoca così quell’avventura intellettuale ed esistenziale che l’ha portato da un convinto laicismo ad abbracciare il cattolicesimo, per diventarne poi uno dei più convinti apologeti: «Un’avventura lacerante iniziata nella solitudine di una Torino deserta, in un’estate torrida e ormai lontana. L’estate in cui, in Crimea, morì Palmiro Togliatti; e in cui calura e siccità produssero il miglior barolo del secolo. In quell’estate, l’improbabile, l’inatteso avvenne. E avvenne per una serie di esperienze personali cui non fu estraneo il dolore, con la sua capacità di costringere al confronto con le domande ultime».
Da allora Messori – per molti anni giornalista su importanti testate (La Stampa, Avvenire, Famiglia Cristiana, Il Corriere della Sera) – ha continuato la sua personale indagine per colmare la distanza tra la “ragione” della sua formazione giovanile e il “cuore” che lo ha portato, attraverso un’intuizione profonda che qui racconta con grande efficacia, ad aderire alla fede cristiana. Ma fa un’importante premessa: «Vorrei rassicurare il lettore: sono partito dal dubbio; o meglio dall’indifferenza. Come lui, come tanti, oggi. Non certo dalla fede. Sono arrivato a questi studi dopo 18 anni di agnostica scuola torinese di Stato. Nelle questioni religiose ho dovuto imparare tutto, partendo dal niente».
Il segreto del successo del libro risiede probabilmente nell’onestà intellettuale dell’autore. Il quale non nasconde le domande e di dubbi, ma cerca di affrontarli sempre senza pregiudizi. Superando così i «troppi secoli di dovozionalismo», le «troppe immagini di sentimentali nazareni con i capelli biondi e gli occhi azzurri, il Signore delle signore», le «troppe prime comunioni presentate come “Gesù che viene nel tuo cuoricino” ».
Per mostrare invece come il tema religioso possa essere affrontato con rigore e serietà.
Qualità che il lettore non potrà non riconoscere in questo lavoro, qualunque sia la risposta che alla fine del libro riterrà di darsi. —
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