Torna Cristina Luce la bella modella di Dudovich emblema delle donne triestine

Al castello di Miramare l’incontro nell’ambito della mostra «Avevo diciotto anni ed ero molto lusingata dalle foto»
Lasorte Trieste 06/10/20 - Castello di Miramare, Conferenza Mostra Dudovich, Cristina Luce e Andreaina Contessa
Lasorte Trieste 06/10/20 - Castello di Miramare, Conferenza Mostra Dudovich, Cristina Luce e Andreaina Contessa



«Avevo 18 anni. Ero in vestaglia che copriva la camicia da notte. Il letto era ancora sfatto. Lo zio Marcello – Marcello Dudovich – aveva suonato il campanello di buon mattino. Nessuno in casa lo aspettava perché le sue visite a Trieste erano rare. Tra l’una e l’alta passavano anni. Entrò, chiese un caffè e subito mi disse di tirarmi su i capelli, di guardare nello specchio. Poi iniziò a fotografarmi. Ero molto lusingata».

Lo ha raccontato ieri la signora Cristina Luce, ottant’anni solo sulla carta di identità, un eloquio suadente, zeppo di dettagli sulla vita dello zio cartellonista. È lei l’ultima modella ritratta da Marcello Dudovich e la fotografia realizzata tanti anni fa in un appartamento di via Imbriani a Trieste, spicca sulla copertina del catalogo della mostra allestita nelle scuderie del Castello di Miramare. La signora Cristina Luce ha raccontato quell’antico episodio nella sala del trono, davanti a un pubblico attento e appassionato, richiamato da questa iniziativa che assieme ad altri appuntamenti fa da cornice alla rassegna. La conferenza di ieri, voluta dalla direttrice del museo e del parco di Miramare Andreina Contessa non solo ha avuto il conforto di questa importante testimonianza, ma ha anche aperto una finestra sulla “Modernità della donne triestine al tempo di Marcello Dudovich”.

Ma andiamo con ordine e ritorniamo alla modella. «Lo zio dopo avermi scattato la prima foto ha aperto l’armadio e ha scelto gli abiti che avrei dovuto indossare in quella sessione di ripresa. L’ultima immagine l’ha scattata mentre indossavo un costume da bagno e, secondo le sue parole, dovevo immaginare di essere distesa su una spiaggia a prendere il sole. All’epoca non mi furono mostrate quelle fotografie. Io me ne dimenticai per sessant’anni finché mia figlia per il mio compleanno non mi regalò il catalogo della mostra. Lo aveva visto sul web e lo aveva acquistato. Me lo consegnò in un bel pacchetto che aprii e fui travolta dallo stupore e dall’emozione. Ero io a 18 anni con lo zio che mi fotografava. Lui era una persona piacevolissima, sempre con il sorriso sulle labbra. Un vero dandy. Purtroppo gli ultimi anni milanesi della sua vita non furono felici. Aveva perso il desiderio di dipingere, era deluso, forse si sentiva fuori dal tempo… Il mondo era cambiato». Del mondo com’era prima e dei cambiamenti innescati dalle due guerre mondiali, è stata dedicata la prima parte dell’incontro. La direttrice del museo e del parco di Miramare ha sottolineato come Marcello Dudovich avesse capito che la pubblicità e i manifesti non dovevano proporre solo un prodotto, ma uno stile di vita molto simile a quello della borghesia agiata, spesso impegnata in lunghe vacanze al mare e sui monti, tra teatri e ricevimenti. «Dudovich decise di rivolgersi direttamente alle donne ha detto la direttrice-, anche provocando, dissacrando, come nel manifesto in cui disegnò una giovane donna a seno nudo che prende il sole distesa su una slitta. Una donna moderna, emancipata, libera, spesso ritratta col suo cane accanto. In sintesi un programma di vita, il desiderio di sognare».

È emerso così lo stretto rapporto tra l’immagine fotografica e manifesti che Marcello Dudovich ricavava da quegli scatti su pellicola. Scavare in questo rapporto rappresenta una nuova tendenza dei curatori delle mostre di “scavare” in questo rapporto finora dimenticato. Lo dimostra questa mostra come lo dimostra la rassegna dedicata a Giuseppe Sigon e alla Modiano allestita all’Irci in via Torino. La giornalista del Piccolo Arianna Boria ha tracciato durante la conferenza quale è stata a Trieste a partire dai primi del Novecento, la grande partecipazione delle donne italiane e slovene alla vita culturale. Scrittrici, poetesse, redattrici di giornali femminili e femministi, insegnanti. In altri termini le donne triestine e la loro emancipazione in grande anticipo sui tempo stanno alla base del lavoro di Dudovich. —



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