Tomas Milian e l’arte di essere Er Monnezza

ROMA. Il Marc'Aurelio alla Carriera «per me è come l'Oscar. Sono supercontento e molto grato». Il tono pacato e garbato di Tomas Milian, da Miami, non nasconde la felicità per il premio che riceverà da Sergio Castellitto (che presto lo dirigerà anche nel suo nuovo film, Nessuno si salva da solo con Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca, ndr), durante la serata d'apertura del Festival Internazionale del Film di Roma (16-25 ottobre). E tutto mentre sta per uscire da Rizzoli, l'8 ottobre, l'autobiografia “Monnezza amore mio” scritta con Manlio Gomarasca. «Ho vissuto in Italia 35 anni, sono diventato ufficialmente italiano - spiega l'attore 81enne, che a Roma sarà anche protagonista di una masterclass -. Mi vergogno a celebrarmi ma ricevere questo premio a Roma per me è il massimo. È la città dove ho creato “Er Monnezza”, il personaggio che ho amato di più e che mi ha permesso di realizzare il mio sogno, diventare romano».
Classe 1933, cubano, nato a L'Avana, Tomas Milian (Tomas Quintin Rodriguez Varona y Milian), è figlio di un generale, Gerardo Machado, morto suicida nel 1945. Quando ha deciso di lasciare Cuba, nel 1957 per trasferirsi negli Usa e diventare attore, «mia zia, che come il resto della mia famiglia non approvava quella scelta, mi disse, «Tommy, tu passi il tempo a prendere il sole, dormire e andare a donne, non sai niente di come vivono e si guadagnano il pane gli uomini comuni. Pensa che personaggi noiosi puoi recitare. Aveva ragione, sapevo poco degli uomini comuni, ma riuscire a rappresentarli è sempre stato da allora il mio obiettivo».
Dopo l'Actor's Studio, a New York, Milian lavora in tv, e in teatro Off Broadway, dove lo nota Gian Carlo Menotti, che lo invita per uno spettacolo al Festival di Spoleto: «Dovevo restare 10 giorni sono rimasto 35 anni» dice accennando una risata. In Italia Milian debutta al cinema in n film come “Il bell'Antonio” di Mauro Bolognini, “I delfini” di Citto Maselli, “Un giorno da leoni” di Nanni Loy, “Il lavoro,” episodio di Luchino Visconti per Boccaccio '70, I Cannibali di Liliana Cavani.
Tra la fine degli anni '60 e la metà degli anni '70 arrivano il cinema popolare e il personaggio del Monnezza, che nasce ufficialmente in “Il trucido e lo sbirro” di Umberto Lenzi (1976). «È un misto di bontà, rabbia, volgarità. È un ragazzo onesto e simpatico, gli si perdona tutto».
Fra i tanti grandi registi, Milian ha lavorato con Bernardo Bertolucci in “La luna”, per cui ha vinto il Nastro d'argento come attore non protagonista. Negli anni '80 è tornato negli Stati Uniti, dove ha recitato in “Amistad” di Spielberg o “Traffic” di Steven Soderbergh, per cui ha vinto insieme al resto del cast lo Screen Actors Guild Award.
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