Tiziano Scarpa: «Con la fantasia possiamo vincere anche la paura della pandemia»

l’intervista
Pordenonelegge si amplia, estende i suoi confini portando “a domicilio” libri e scrittori in sette teatri e auditorium della provincia. Nasce così il programma del nuovo “Festival diffuso”, un modo per agire in perfetta sicurezza, senza eccessivi assembramenti ma anche senza rinunciare alla presenza dell’autore. Insomma una “calibrata bibliodiversità”, come l’hanno definita i curatori del festival Gian Mario Villalta, Alberto Garlini e Valentina Gasparet. Chi volesse scoprirla da oggi può farlo consultando il cartellone del festival on line. L’immagine che Pordenonelegge ci restituisce – dal 16 al 20 settembre – sarà quella di sette ulteriori luoghi, sette Comuni della provincia uniti dal fil rouge del sapere, sette nuovi spazi dove la rassegna racconterà il mondo da diverse prospettive. Saranno quattordici gli incontri e ogni appuntamento prevede autori di successo, tra i più cari ai lettori, basti pensare a nomi quali Corrado Augias (Sacile), Aldo Cazzullo (Spilimbergo), Beppe Severgnini (Maniago), Gennaro Sangiuliano (Cordenons), Filippo La Porta (Casarsa) Gianrico Carofiglio (Azzano Decimo) e Flavio Caroli (San Vito al Tagliamento). Naturalmente sarà necessaria la prenotazione obbligatoria, per chi volesse partecipare in loco, ma al pubblico “reale” si affiancherà anche l’illimitata platea delle visioni in streaming. Dirette on line che schiuderanno agli spettatori non solo le principali sedi del centro storico di Pordenone, ma anche le suggestive nuove location municipali, immerse come sono in una natura celebrata non a caso da un poeta come Pier Paolo Pasolini (a cui tra l’altro è dedicato uno di questi incontri). Ma appunto, ognuno dei sette Comuni prevede più appuntamenti, per cui ai nomi citati bisogna aggiungere quelli di Paolo Giordano, Alessandra Sarchi, Ema Stokholma, Leonardo Becchetti, Antonio Calabrò, Antonio Selvatici, Michlangelo Agrusti e il veneziano Tiziano Scarpa, già Premio Strega nel 2009, da poco in libreria con il romanzo “La penultima magia” (Einaudi, pag. 224, euro 16). Lo scrittore veneto presenzierà a Cordenons il 18 settembre per un recital sul suo ultimo libro. D’altra parte Scarpa è uno dei pochi narratori conosciuto anche come poeta, ogni sua parola insomma è in sintonia con il suono, la fisicità della voce e dell’azione: «Leggerò “La penultima magia”, nessun incontro su questioni di poetica, solo una semplice lettura di questo mio ultimo romanzo», dice l’autore.
Quest’opera narrativa si avvicina alla sua opera in versi, non per lo stile ma per l’elaborazione del fantastico…
«Sì infatti - riisponde Scarpa - è un piccolo romanzo fantastico dove all’inizio pare di essere in una favola, mentre poi si capisce qual è la situazione reale»
E qual è?
«C’è una donna anziana che si è costruita il suo mondo di fantasia per sopportare un grave lutto, il distacco da persone care. Vive un’estrema situazione di solitudine, le è morto il figlio, la nipotina le è stata tolta dalla custodia perché forse non era in grado di crescerla ed educarla. Ecco quindi che questa donna si illude di essere una fata ».
Che poi il libro parla di molte cose, temi ecologici, ambientalisti, ma anche come difendersi da certa realtà istituzionale…
«C’è la figura del sindaco che un po’ vigila su questa coppia nonna-nipote, ma teniamo presente che è pur sempre la persona che gliel’ha restituita. C’è effettivamente anche questo tema, di come la legge si intrometta nelle fibre più intime delle relazioni. Da un lato le tutela, e questo va bene, ma dall’altro anche le spacca, le divide, è un tema ambivalente».
Che ne pensa di questo nuovo allargamento di confini del Festival?
«È sicuramente un’ottima iniziativa, soprattutto anche per il fronte della sicurezza, location più distanti garantiscono di più gli spettatori. È comunque una tendenza epocale, quando una cosa funziona contagia e dilaga, è meglio unire le forze piuttosto che frammentarsi in piccole realtà».
L’incipit del suo ultimo libro riporta a una realtà disneyana, visioni dettate dalla fantasia. Sarebbero tornate utili durante il lockdown, lei come l’ha trascorso?
«Come tutti ero preoccupato, pensavo che le misure fossero molto adeguate e non le ho vissute per niente come un’imposizione. Devo ammettere che ho lavorato parecchio, so di molte persone che durante questo periodo avevano difficoltà in tal senso, non riuscivano a scrivere e neppure a leggere».
Quindi nel suo caso la fantasia l’ha aiutata…
«Nel mio caso la fantasia è stata assolutamente salutare. Ho scritto anche una vera e propria fiaba che ho diffuso con lo Stabile del Veneto, c’erano anche le illustrazioni da scaricare, stampare e colorare per i bambini. Oltre a ciò ho pure finito un testo teatrale, non sono stato destabilizzato insomma. D’altra parte il periodo del lockdown non è stato poi così diverso dalla mia vita reale, per lo più passo il mio tempo chiuso tra quattro mura a fantasticare». —
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