Tito Stagno: «A Pola da ragazzo ho fatto l’attore per De Robertis»

TRIESTE. Tito Stagno è a Trieste per rievocare al Science+Fiction il cinquantenario della sua celebre telecronaca “al buio” dell’allunaggio. Ma scopriamo che il suo legame con questa città è forte e parte da più lontano. Dall’autunno del 1939 all’autunno del 1945, infatti, Stagno ha abitato a Pola dove il padre si trovava per ragioni di lavoro, e in quel periodo tutta la famiglia veniva spesso a Trieste, in gita o per rifarsi il guardaroba “da Beltrame”.
È di quegli anni uno dei ricordi più vivi e curiosi della sua adolescenza, un ricordo cinematografico: la partecipazione nel 1943, dodicenne, come “piccolo eroe” protagonista al film patriottico “Marinai senza stelle” del regista Francesco De Robertis (il maestro di Rossellini).
Notato dalla produzione nell’atrio del Politeama Ciscutti di Pola, dove da ragazzino andava spesso al cinema, fu chiamato a Roma per un provino: «Mi chiesero di ridere e piangere, piangere e ridere – ricorda – non so come ci riuscii». Requisito fondamentale era saper nuotare bene, e lui era un ottimo nuotatore. «Nella vicenda, alcuni ragazzi si imbarcano su due navi scuola – prosegue – Approdati a Miramare, nel film io e un altro ragazzo ci infiltriamo invece a bordo di una vera nave da guerra come clandestini. Coinvolti in un attacco aereo, sarò io a tuffarmi in acqua per recuperare la bandiera italiana, che nel finale sarà issata sul pennone più alto. Mi si vede in primo piano mentre la guardo salire».
Girato negli Studi Scalera a Roma per gli interni e nel paese di Fasana vicino a Pola per gli esterni, l’eroico “Marinai senza stelle” rappresenta l’ultimo momento di spensieratezza di quegli anni per l’adolescente Stagno. «Dopo il Liceo a Pola e a Capodistria, ricordo il viaggio in treno per Cagliari alla fine della guerra, durato quattro giorni praticamente senza mangiare, e anche la sosta al centro profughi del Silos, in mezzo alle pulci».
Un altro legame, successivo e a carriera ormai avviata, di Tito Stagno con Trieste è l’importante premio che lui attribuì alla grande Margherita Hack, un riconoscimento assegnato in Piemonte “a una donna che dà dignità al Paese”.
Ma poi la curiosità si focalizza su quella leggendaria telecronaca di 50 anni fa, che tenne incollata tutta l’Italia al piccolo schermo. «Accadde un fatto imprevedibile – sorride – ci fu un blackout delle immagini per dieci, dodici minuti proprio nel momento dell’allunaggio. Benché terrorizzato, trovai il coraggio di prendere in mano la situazione. Mi dissi: ’Comando io, sono io che ho il microfono, il pubblico vuole delle immagini, facciamo immaginare alla gente ciò che accade’».
Stagno spiega come fosse al corrente di ciò che si stava svolgendo in quel momento nella missione sulla Luna, perché nel 1966 aveva assistito negli Usa al programma Gemini, dov’era rimasto a lungo incontrando ad esempio l’amministratore delegato della Nasa, Rocco Petrone di origine italiana, diretto collaboratore di Von Braun.
Lì Stagno aveva assistito alle manovre simulate, sapeva quindi che i due astronauti erano in piedi uno accanto all’altro davanti al quadro di comando, in uno spazio grande come un ascensore.
Come è stato già chiarito, nella famosa divergenza con Ruggero Orlando sull’oggetto che aveva “toccato” per primo la base lunare, avevano ragione entrambi: le antenne di sonda per Stagno, tutta la navicella per Orlando. Sul fatto poi che l’uomo sia andato davvero sulla Luna, messo in dubbio dai complottisti, Stagno non può che sorridere: «In una competizione accesa come quella che ci fu tra Usa e Urss, questi ultimi non avrebbero esitato un attimo a sbugiardare gli Usa».
In definitiva, gli chiediamo, può essere utile oggi la corsa allo spazio? «È noto che l’Elio-3, diffuso sulla Luna, potrebbe essere una ricchezza fondamentale sulla Terra dal punto di vista energetico. La corsa allo spazio c’è e non vanno sottovalutati i privati. E naturalmente i cinesi sono molto avanti».
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