“Teorema” di Pasolini rinasce a teatro

TRIESTE. Ci sono film che restano nella memoria, per sempre. Immagini che non ci abbandonano, nemmeno dopo decenni. Pier Paolo Pasolini girò “Teorema” nel 1968. Il viso e il corpo di Silvana Mangano, icone di quella pellicola, possono riportarci in un solo istante al clima, ma anche al dibattito d’arte, di cultura, di politica di quegli anni. Adesso “Teorema” è anche uno spettacolo teatrale.
Parte dall’opera di Pasolini, la nuova produzione del Teatro Stabile Sloveno che debutterà venerdì nella sala principale di via Petronio (repliche fino al 19, tutte con sopratitoli in italiano). Ma non è l’adattamento esatto del film.
«Non è un mio compito restaurare un’epoca e non mi piace occuparmi di antiquariato» spiega il regista Sebastijan Horvat, già visto all’opera due anni fa a Trieste, dove aveva realizzato “Servi” di Ivan Cankar. «Da un determinato punto di vista, Pasolini è oramai un classico - prosegue - e io penso che con i classici si debba invece instaurare un dialogo, sfidarli a occuparsi di questioni contemporanee».
La tagliente critica che Pasolini esprimeva nel ’68, analizzando la borghesia imprenditoriale italiana, può avere molto a che fare con il nostro tempo. «Quel fascismo mentale che Pasolini ascrive alla borghesia del boom, sembra farsi di nuovo strada in un’Europa che sta cambiando sotto i nostri occhi e nella quale si affermano nuovi fascismi» sostiene il regista. «Il riferimento alla lotta di classe, che sta dietro a “Teorema”, è un tema cruciale oggi, in questo tempo della diseguaglianza, quando le otto persone più ricche del mondo possiedono tanta ricchezza quanto la metà più povera della popolazione mondiale».
L’inconsueta genesi del lavoro di Pasolini (film “senza sceneggiatura”, dove i personaggi “quasi non parlano”, nato da un abbozzo teatrale e poi riversato in un romanzo) incide su questa nuova produzione del Tss. Horvat ha infatti deciso di allestire la prima parte dello spettacolo con un chiaro riferimento al romanzo e alla Milano borghese e industriale degli anni ’60. La seconda parte invece, di ambientazione contemporanea, potrebbe svolgersi anche altrove. Magari a Trieste.
Decisivo, in questo senso, l’intervento dell’adattatore e dramaturg Milan Markovic Matthis, che si è concentrato soprattutto sul tema della dualità. «Tornano a sorprenderci le facce contrapposte di Pasolini, cattolico e comunista, poeta e polemista» dice Matthis, che ha lavorato sulla traduzione di Gasper Malej, capodistriano, pluripremiato per il suo lavoro di “traghettatore” tra lingue diverse e per il suo impegno su Pasolini, di cui ha tradotto anche l’impossibile “Petrolio”.
“Teorema” racconta la devastazione psicologica che la visita di un affascinante ospite scatena in una ricca famiglia industriale lombarda. Subito dopo essere stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, nel 1968, il film scatenò un putiferio. Un procuratore della Repubblica ne ordinò il sequestro “per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali alcune delle quali particolarmente lascive e libidinose”. Subito sconfessato però dal Tribunale di Venezia che lo dichiarò “incontestabilmente” un’opera d'arte che non poteva essere sospettata di oscenità, «perché lo sconvolgimento che essa provoca non è affatto di tipo sessuale, ma essenzialmente ideologico e mistico».
Compito estremamente impegnativo per la compagnia di attori che lo interpreta adesso, e sopra i quali pesa la memoria ancora presente dell’interpretazione che, diretti da Pasolini, ne diedero Silvana Mangano, Massimo Girotti, Laura Betti, Terence Stamp (nella parte dell’enigmatico Visitatore). A farsi carico di quei personaggi sono oggi gli attori del Tss, rispettivamente Maja Blagovic, Vladimir Jurc, Nikla Petruska Panizon e l’attore ospite, il bosniaco e “misterioso” Jasmin Mekic, proveniente dal Teatro Nazionale di Fiume. Accanto a loro anche Tadej Pisek e Sara Gorse. Scene di Jurgen Kirner, coreografie di Anja Bornsek.
Il debutto di venerdì comprende la dedica di questa produzione al regista sloveno Joze Babic, una fra le figure storiche e di punta del Tss, anche direttore artistico negli anni ’50, di cui ricorre il centenario dalla nascita. Alla sua attività è dedicata la mostra, organizzata dalla Cineteca Slovena e dal Centro Sloveno del Film, ospitata nel foyer. Le si affiancherà anche la mostra “Trieste–Ortona, 694,44 km”, a cura del collettivo Assopuntoniente, nel segno dell’amicizia tra artisti triestini e abruzzesi.
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