Teatro off, a Trieste va in scena l’innovazione

Fagiolo, Marinuzzi, Vivoda e gli altri cercatori di vie alternative a quelle delle compagnie stabili
Foto tratta dalla pagina Facebook dell'Accademia della Follia
Foto tratta dalla pagina Facebook dell'Accademia della Follia

Un attore, un regista e un attore-regista: a loro abbiamo chiesto di mappare uno dei percorsi possibili del teatro controculturale triestino - quello che vive e crea al di fuori dalle compagnie “stabili”, da quelle amatoriali e dialettali. Si tratta di Paolo Fagiolo, Alessandro Marinuzzi e Aldo Vivoda.

Il cammino da loro tracciato prende le mosse dall’esperienza basagliana per biforcarsi in ramificazioni che si toccano, intersecano e lasciano in continuazione. Lo scopo è individuare quelle realtà che, negli anni, hanno saputo sviluppare una propria poetica teatrale in una città in cui la spia rossa dell’innovazione talvolta è On, talvolta Off.

Questo viaggio nasce dalle sale dell’ex Opp dove ha mosso i primi passi l’Accademia della Follia di Claudio Misculin. Esperienza nata dal seme gettato da uno dei primi, veri atti contro-culturali: quello del Laboratorio P di Giuliano Scabia, che nel ’73 (lo stesso anno del “Mistero buffo” di Dario Fo al Teatro Sloveno) ha portato in processione Marco Cavallo cambiando il modo di essere del teatro e della cura dei “matti”. In parallelo al lavoro di Misculin sono fioriti gli esperimenti di Maurizio Soldà e di Aldo Vivoda. Il primo è ancora in attività con il suo Studio Giallo. A fine marzo sarà in scena allo Sloveno con lo spettacolo “Profuganze” in collaborazione con Pino Roveredo.

Achille Solfrini, il personaggio clownesco di Maurizio Soldà (foto tratta dalla pagina Facebook fratelli.solfrini)
Achille Solfrini, il personaggio clownesco di Maurizio Soldà (foto tratta dalla pagina Facebook fratelli.solfrini)

Quanto a Vivoda, dopo aver girato in lungo e largo e aver conosciuto l’avanguardistico Théâtre du Soleil a Parigi, nato all’università come teatro di gruppo, fisico e di strada, nel ’94 è tornato a Trieste («tutte le mamme si abbandonano ad un certo punto») per proporre il suo Petit Soleil.

Il Petit Soleil ha trovato casa nel teatrino di San Giovanni
La compagnia teatrale Petit Soleil

Vivoda è uno dei nodi fondamentali di almeno tre decadi di teatro off: a ottobre ha riaperto il piccolo teatrino di San Giovanni da dove passeranno, nei prossimi mesi, 13 compagnie e 25 spettacoli. Si va dal cabaret alla danza, passando per il teatro classico. Senza sovvenzioni, «si rischia insieme». Allo studio ci sono riprese di Molière, Cechov e Wesker, ma anche teatro di genere. Parte dalle basi del teatro di strada (alcuni attori vengono dal Petit Soleil) ma si evolve verso temi di carattere civile ed interculturale la Fabbrica delle Bucce di Barbara Sinicco, Chiara Minca e Massimo Serli. Il tema della diversità è esplorato anche grazie all’impiego di attori migranti dell’Ics. Chiara Minca è il punto di contatto con un’altra esperienza di valore del panorama triestino: suona infatti in un trio musicale con Adriana Giachetti. Quest’ultima è co-fondatrice, assieme a Francesca Varsori, della diramazione teatrale de Luna e L’altra, associazione nata sulla scorta dell’esperienza dell’ex Opp per offrire sostegno alle donne a rischio violenza o esclusione sociale. Proprio questi temi di forte impegno civile sono al centro dello spettacolo “Luna di mele”, rappresentato anche nelle scuole superiori.

In città, al festival Uniteatro, passerà il 9 febbraio Fierascena con lo spettacolo “Zmaka- Terra”. Si tratta di un progetto goriziano di ricerca teatrale che lavora con cittadini a rischio di esclusione sociale (tra cui i migranti del Cara di Gradisca) e che mira ad uscire dalle rassegne di genere, «facendo cultura attraverso il gesto sociale e aspirando ad un pubblico trasversale», come dice la fondatrice Elisa Menon.

Il gruppo goriziano Fierascena (foto tratta dalla pagina Facebook del collettivo)
Il gruppo goriziano Fierascena (foto tratta dalla pagina Facebook del collettivo)

Con lei collabora l’attore Paolo Fagiolo, altra figura d’intersezione tra diverse esperienze in regione. Nel 2008 ha fondato il collettivo informale Novadroga che ha debuttato al festival Omissis (ideato dal Mattatoio Scenico, oggi “quiescente”). Novadroga riunisce esperti di computer music, Vj, videomappers e interactional designer, per allestire performance ibride con tecnologie che associano dinamicamente voce, immagini e movimento. Le tematiche esplorate sono incentrate sui rapporti conflittuali della società. Fagiolo è stato, insieme al regista teatrale Alessandro Marinuzzi, tra i promotori nel ’99 del collettivo informale Laboratorio X, «artistico, transeunte, girovago e vagabondo». Il gruppo era nato per studiare il lavoro dell’attore ed è al momento “dormiente”, ma la sua esperienza vive nelle produzioni del Css di Udine (con il collettivo Eutopia X) e nei laboratori teatrali.

Marinuzzi è anche co-organizzatore del premio Squeeze it, concorso aperto a giovani europei under 30 per promuovere l'incontro di teatro, arti visive e nuovi media. Al Cut (Centro Universitario Teatrale), intanto, prosegue la sperimentazione: a maggio si terrà la quarta edizione del Tact, festival internazionale di teatro universitario dove la parola chiave è “scambio”. Da una sua costola è nato da poco il Teatro degli Sterpi, fondato da Valentina Milan e dal musicista Paolo Rossi. Due gli spettacoli finora: “Piazza Cirimiri”, a metà tra commedia e poesia, e “Un delirio a due” ispirato al testo di Ionesco con la regia della russa Marina Shimanskaya.

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