Svolta “corporea” a Perform

Il gruppo d'avanguardia più contestatore di tutti, che in oltre cinquant'anni di attività ha cambiato il modo di fare teatro con i suoi spettacoli, happening ed eventi politici, continua a vivere a Trieste nella figura di Gary Brackett, responsabile del Living Theatre Europa. Il fil rouge della storia della sperimentazione, che si è dipanato attraverso le esperienze di Judith Malina e Julian Beck, oggi vive e pulsa nello spazio “Perform” di via Battisti 26, dove lo “yoga laico” insegnato nelle jam session si contamina di teatro, arti marziali e danza Butoh giapponese. Il “teatro che vive”, d’altronde, vuol dire proprio questo: «saper cambiare, vivere nel flusso della storia, ma non rinunciare ai propri ideali. Che restano quelli di allora: pacifisti, anarchici, femministi. Anche vegetariani» come disse Malina al Piccolo nel 1970, quando il suo gruppo esule in Europa fece tappa a Trieste.
E così dopo la morte dell’immensa regista teatrale, uno dei suoi discepoli - Gary Brackett, appunto - ha deciso di prendersi un attimo di respiro dal teatro e dedicare i suoi sforzi «all’uso del corpo e alla sua mindfulness (consapevolezza), anche sociale», come racconta in un italiano frutto degli anni di residenza triestina. Dopo le rappresentazioni teatrali, i laboratori e i flash mob, ora la «casa della sua lunga e preziosa storia errante», lo spazio “Perform”, si dedica a sviluppare una delle due componenti chiave dell’esperienza del Living Theatre, quella corporea.

L’altra, incentrata su «testo, idee, lotta ed epicità», al momento viene coltivata in altre maniere (in produzione, ad esempio, c’è una pièce su "Trieste", il romanzo di Daša Drndic che, nelle intenzioni, sarà rappresentata alla Risiera ma anche per strada).
Parte di questo nuovo respiro artistico è il progetto formativo di ricerca sul corpo in movimento, articolato in tre laboratori, chiamato Passpartù. Il percorso sarà guidato da Marta Melucci e Francesca Telli della Compagnia Shuko, da Silvia Rampelli (orientata verso il teatro danza) e Marie Therèse Sitzia, che approfondirà la componente Butoh: una danza totale ma “di rivolta”, fatta di movimenti grotteschi, giocosi e iper-controllati. «Nasce in Giappone come reazione alla cultura del fanatismo e dell’iper-produzione del dopoguerra. È una delle tre linee parallele della controcultura degli anni ’70, assieme al Living Theatre e al teatro politico», spiega Brackett. Nel centro “Perform” trova spazio anche l’insegnamento del metodo Feldenkrais che, ispirato ai principi di efficienza, organizzazione ed essenzialità, vuole educare alla consapevolezza del movimento. Cosa ci riserverà nel futuro la vulcanica inventiva di Brackett forse, al momento, neanche lui lo sa.
L’unica cosa certa è che, per ora, il fulcro della ricerca si può sintetizzare in quattro parole: «More body, less words»
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