Sulla laguna Luigi Rizzo s’innamorò di Giuseppina una storia lunga una vita
“Ai militi Ignoti e alle vittime dell’insensatezza delle guerre. Allo zio diciasettenne Salvatore Romano scomparso tra le acque del Piave”.
Si apre con questa dedica l’ultimo romanzo di Graziella Lo Vano, autrice de “La laguna taceva” (Armenio Editore). La laguna è quella della città di mare di sabbia finissima, in cui soggiornavano Freud e Pirandello e la stessa corte imperiale, ma il racconto si apre anche ai luoghi dell’Alto Adriatico occupati dai tedeschi da cento anni prima dello scoppio della Prima Guerra.
Nucleo centrale della vicenda narrata, la ricostruzione minuziosa delle vicende riguardanti la vita dell’ammiraglio Luigi Rizzo, frutto dei colloqui tra la scrittrice e Mina, figlia dell’ammiraglio, originario di Milazzo ed eroe della prima guerra mondiale.
Un racconto che fa luce non soltanto sulle vicende personali del protagonista, il suo carattere, lo spiccato senso del dovere, ma anche sugli eventi immediatamente precedenti il conflitto su cui si innesta anche la storia della famiglia del medico gradese Marina, costretto dagli austriaci a modificare il cognome italiano in Marinaz.
Rizzo viene dal sud Italia, un’Italia, contraddittoria, diseguale “che non vuole saperne di parlare la stessa lingua”, e forse molto più prosaicamente non può, visto il bassissimo livello di scolarizzazione e l’analfabetismo endemico. Giovane coraggioso, alle prime esperienze a Sulina in Romania, è “fiero del suo essere italiano”, e si adopera tra l’altro, per rinsaldare i vincoli con la comunità italiana e tra questa e le altre realtà linguistiche, grazie anche al lavoro come segretario bibliotecario della Società Dante Alighieri, impegno che gli vale il diploma di benemerenza.
Quando rientra in Italia, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, inizierà una luminosa carriera di ufficiale al comando di piccole imbarcazioni dal grande ruolo bellico, denominati Mas (i motoscafi armati siluranti), fino al trasferimento a Grado dove incontra Giuseppina Marinaz, la compagna della sua vita, quella stessa ragazza che con altri giovanissimi sale a issare la bandiera italiana sul campanile di Grado per segnalare ai bersaglieri che la città è finalmente libera dagli austriaci.
“La laguna taceva” ha la prefazione di Giuseppina Paterniti Martello, seguita dalla postfazione del giornalista Mario Azzolini e la corposa bibliografia, è completata da diverse foto dell’epoca raffiguranti la famiglia Rizzo/Marinaz. —
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