Sul PiccoloLibri il goriziano Ervino Pocar e la Montagna Incantata vetta della traduzione
Nel Piccololibri anche la storia del fotografo Cufter
la scrittrice Casapicola, il pianista Sacher, i Lambrettisti

TRIESTE Figlio della cultura multilinguistica della Gorizia di inizio Novecento, Ervino Pocar è un nome imprescindibile per chi voglia addentrarsi nella letteratura di area austro-tedesca. Ha tradotto Mann, Hesse, Heine, Von Hofmannsthal, Zweig, Kafka, ricevendo numerosi riconoscimenti nel corso di una carriera lunghissima, interrotta dalla morte il 12 luglio 1981, al termine di un corpo a corpo con l’opera omnia di Heinrich von Kleist. «Le sue traduzioni di Thomas Mann, per citarne qualcuna, sono veramente straordinarie: quella della “Montagna incantata” è stata per me fondamentale», ha detto di lui Claudio Magris. Nato a Pirano nel 1892, Ervino Pocar aveva studiato allo Staatsgymnasium di Gorizia, uno dei migliori dell’Impero, come Carlo Michelstaedter, Enrico Mreule, Biagio Marin, e si era laureato in filosofia a Vienna. Insegnante, funzionario editoriale per molti anni alla Mondadori, non abbandonò mai l’attività di traduttore, uscendo dal cono d’ombra di un mestiere spesso sottovalutato e lasciando versioni di autori che ancora oggi fanno scuola.
Alla figura di Pocar è dedicato uno degli approfondimenti del Piccololibri in edicola domani con il quotidiano, all’interno del fascicolo di novità letterarie Tuttolibri. Un altro dei ritratti racconta la figura di un fotografo irredentista a lungo dimenticato, il triestino Carlo Coretti, in arte Cufter, straordinario autore di immagini stereoscopiche di tutta la penisola, il cui necrologio a firma dell’amico Silvio Benco, comparve sul Piccolo del 17 gennaio 1934. Sulla sua figura per ottant’anni è calato il silenzio, fino a quando, di recente, un fotografo romano, Stefano Corso, ha cominciato a pubblicare alcune immagini firmate da Cufter (di cui ha acquistato 6700 lastre) su riviste specializzate e siti, innescando un’operazione-curiosità sul personaggio, al quale ha dedicato anche un libro. Incarcerato per due anni a Gradisca per la sua intensa attività anti-austriaca e antislava (non c’era giorno che non facesse scoppiare una bomba-carta nei palazzi di autorità e società...), Coretti-Cufter nel 1900 ripara a Roma, dove frequenta personalità dell’irredentismo triestino come Teodoro Mayer e Salvatore Barzilai, e comincia a fotografare. La sua passione e la sua bravura lo portano in tutta Italia, seguendo il disegno grandioso di testimoniare ogni bellezza del paese. Ha lasciato, come scrive Benco, un tesoro di più di diecimila lastre.
Tra gli scrittori, il Piccololibri presenta questa settimana l’austriaca Christine Casapicola, autrice di una trilogia, non tradotta in italiano, dal titolo “Un tempo l’Austria si trovava sul mare”, in cui, attraverso una rete di microstorie, ricostruisce attraverso i secoli la vita a Trieste e sul litorale ai tempi dell’impero asburgico. In un’ampia intervista, Casapicola racconta il legame con Grado, che frequenta da quando era bambina, con Trieste e Miramare, con Cormons, dove ha una seconda casa, e spiega come nascono le sue trame, tutte incentrate sulla rievocazione dello splendore dell’Austria imperiale.
La rubrica “Saranno famosi” propone il giovane pianista triestino Luca Sacher. Diplomato al Tartini e al Boston Conservatory, un master alla Texas Tech University, ha frequentato la Scuola del Trio di Trieste, studiando con Dario De Rosa, Renato Zanettovich e Maureen Jones, e ora si perfeziona con Alessandro Taverna. In autunno uscirà il suo primo cd dedicato all’amato Debussy.
Infine, il paginone centrale celebra la mitica Lambretta, sulla scorta del libro di Michele Pianigiani, del Club Trieste in Lambretta, che racconta la storia del sodalizio, dal 1949, intrecciata a quella della città. Al ritorno di Trieste all’Italia la Innocenti regalò una Lambretta alla Lega Nazionale e pare che il documento di donazione - autentica rarità - sia stato firmato proprio da Ferdinando Innocenti, l’imprenditore che, nel 1947, nel suo stabilimento alla periferia di Milano, inventò lo scooter del miracolo economico, icona del made in Italy.
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