Stiamo distruggendo il mondo: la natura si ribella e il Covid-19 non è che l’inizio

Per quanto tenti di scacciare la natura col forcone, ammoniva Orazio in una lettera ad Aristio Fusco, questa alla fine ritorna di corsa. E magari, ma questo Orazio non lo diceva, anche un poco arrabbiata. Parliamo del Covid? Sì, ma non solo. Natura sono anche i microbi, i virus, i batteri, gli organismi che si muovono nella biosfera e fanno parte di quell’infinitamente piccolo che ci circonda e che portiamo in noi.
Natura sono l’aria, l’acqua, la terra, un tempo elementi per filosofi, adesso risorse da sfruttare.
L’equilibrio è stato spezzato dal gesto prometeico dell’Homo sapiens così tronfio di hybris che vuole sottomettere la natura, addomesticarla e piegarla con la mano armata della tecnica gli si sta ritorcendo contro.
Per migliaia di anni la colonizzazione dell’ambiente è stata tutto sommato accettabile. L’accelerazione bruciante si è avuta a partire dall’Ottocento, con lo sfruttamento del carbone per scopi industriali.
Da allora, in un tempo così breve, un battito di ciglia nella storia del pianeta, tutto è cambiato. Tanto che si può dire, come fa lo storico John McNeill, che c’è “Qualcosa di nuovo sotto il sole” (Einaudi, pagg. 487, euro 28).
E, diciamo la verità, di queste novità ne avremmo fatto anche a meno.
Come il Covid-19, un pacco regalo avvelenato che ci sta colpendo con forza inaudita. D’altra parte se stuzzichi la natura capita che poi lei ti presenta il conto. E i prossimi rischiano di essere anche peggio, lascia intendere, in questa storia dell’ambiente nel XX secolo, uno studioso come McNeill che non è un luddista anti industriale, né un integralista verde.
Quello che è sotto gli occhi di tutti, ammonisce McNeill, è che stiamo scegliendo, sia pur involontariamente, un certo percorso evolutivo. Un quarto del genere umano ha stili di vita connessi alla stabilità del clima al basso costo di energia e acqua, alla rapida crescita di popolazione ed economia e il resto aspira a vivere nello stesso modo. Ma la società basata sui combustibili fossili ha prodotto uno 0sul piano ecologico, e lo sconquasso dell’ecologia globale sta già mettendo a rischio l’organizzazione sociale di numerose società. McNeill disegna un quadro in cui popolazioni e ambienti, storia dei popoli e storia del pianeta sono strettamente connessi, e lo fa dal punto di vista dell’uomo, analizzando incremento demografico, migrazioni, innovazione tecnologica, industrializzazione. Un mix strettamente interdipendente che produce effetti di lunga durata. Torniamo alla pandemia: i più grossi cambiamenti del Novecento hanno riguardato le malattie. Alla fine del secolo scorso la battaglia contro i microbi, che sembrava vinta con gli antibiotici e con i vaccini, era di nuovo in corso e dagli anni Settanta le infezioni hanno ripreso a correre con la comparsa dei batteri multiresistenti, come quelli della tubercolosi e della malaria. Se l’uomo esercita una pressione sull’habitat della fauna selvatica, estendendo le attività agricole o disboscando, aumenta il rischio di nuove zoonosi, un effetto boomerang che ora ha un nome ben noto. È ancora troppo presto per dire se il Coronavirus produrrà cambiamenti duraturi nella società o sarà solo una deviazione momentanea, ma intanto il suo impatto sulla storia dell’ambiente ha messo in luce, secondo McNeill, almeno due aspetti: il passaggio di virus animali all’uomo e la relazione tra inquinamento e mortalità. —
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