Stefano Ruffo alla Sissa un fisico della materia capitato quasi per caso

di Fabio Pagan Cambio della guardia alla Sissa. Dopo cinque anni Guido Martinelli passa la mano a Stefano Ruffo, che assume ufficialmente l'incarico di direttore con il 1° novembre, dopodomani....
Di Fabio Pagan

di Fabio Pagan

Cambio della guardia alla Sissa. Dopo cinque anni Guido Martinelli passa la mano a Stefano Ruffo, che assume ufficialmente l'incarico di direttore con il 1° novembre, dopodomani. Fisico delle particelle il direttore uscente, ordinario di fisica della materia il direttore entrante, che per venire a Trieste ha lasciato la cattedra all'Università di Firenze. Una transizione morbida, diluita nel tempo, dopo l'elezione di Ruffo a febbraio. «Da aprile ho cominciato a venire periodicamente a Trieste per prendere confidenza con il funzionamenti della Scuola e con i nuovi colleghi», dice il neodirettore. «E ne ho approfittato per incontrare alcuni dei responsabili degli altri centri di ricerca della città. A Trieste Next, poi, ho conosciuto il sindaco Cosolini».

Stefano Ruffo è il sesto direttore della Sissa, dopo Paolo Budinich (che fondò la Scuola internazionale superiore di studi avanzati nel 1978), Daniele Amati, Edoardo Boncinelli, Stefano Fantoni e Guido Martinelli. Con la sua designazione si è confermata la preferenza per un direttore esterno alla Scuola (unica eccezione: Fantoni), capace di portare idee ed esperienze nuove. Sessantun anni, nato ad Agliana, in quel di Pistoia («una cittadina che viveva in passato di industria tessile»), Ruffo ha la casa di famiglia a Prato, punto di riferimento per la moglie, amministratrice di un'azienda grafica pubblicitaria, e per i due figli: una ragazza di 32 anni che vive a Trento e che gli ha dato un nipotino e un ragazzo di 27 che studia composizione e musica elettronica al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma.

«Sono arrivato alla fisica della materia quasi per caso», racconta il neodirettore della Sissa. «Mi sono laureato a Firenze nel 1977 con una tesi sui fondamenti della meccanica quantistica, la mia passione giovanile, poi abbandonata. Una borsa dell'Infn, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, mi ha portato a occuparmi per qualche anno di fisica delle particelle a Pisa. Ma intorno al 1980 ho conosciuto Giorgio Parisi, che è stato il personaggio-chiave per la mia carriera scientifica e che ha dato una svolta alla mia attività».

Parisi era allora l'enfant prodige della fisica italiana. Scienziato geniale e bizzarro, è stato capace di passare dalla teoria delle particelle elementari alla fisica dei sistemi complessi, dai cosiddetti "vetri di spin" al funzionamento del sistema immunitario e al comportamento in volo degli stormi di uccelli. Oltre ad aver partecipato alla messa a punto del calcolatore parallelo Ape.

Grazie a Parisi, così, Ruffo comincia a occuparsi di meccanica statistica di sistemi in non-equilibrio. È il 1987: diventa professore associato di struttura della materia all'Università della Basilicata e quattro anni dopo torna a Firenze, dove insegna fisica generale e fisica della materia condensata.

Un paio d'anni in Francia, a Nizza, dove ottiene l'abilitazione nazionale e vince il concorso di ordinario. Ma rifiuta l'incarico e nel 2010 viene chiamato all'Ècole Normale di Lione. Per tre anni fa la spola con Firenze, dove nel 2011 diventa ordinario di struttura della materia. E ora, infine, la direzione della Scuola di via Bonomea.

A queste peregrinazioni accademiche si aggiungono periodi di studio e di ricerca in qualità di visiting scientist in Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Messico, Giappone, Israele. Ha al suo attivo 160 lavori su riviste specializzate con oltre 3800 citazioni. Il suo campo d'interesse è oggi la termodinamica di sistemi non-additivi.

«La fisica statistica - riflette Ruffo - è una disciplina capace di sviluppare metodi e strumenti poi utilizzati in fisica della materia, nelle particelle elementari, nello studio dei sistemi biologici e perfino di quelli sociali ed economici. Ha insomma una tendenza spontanea all'interdisciplinarietà, è culla di tante scienze. E si sta ora affermando quella che viene chiamata 'soft matter', materia soffice (ovvero lo studio del comportamento di liquidi, gel, colloidi, schiume), di cui in Francia è stato grande promotore il premio Nobel Pierre-Gilles de Gennes. Una disciplina a cavallo tra fisica statistica e fisica della materia condensata».

A Trieste, tra la Sissa e l'Ictp, la fisica della materia ha sempre goduto di grande seguito e prestigio sulla scia lasciata da Roberto Car e Michele Parrinello, che proprio qui (a metà degli anni Ottanta) misero a punto un algoritmo che da loro prende il nome e che sta alla base delle simulazioni al computer di fenomeni atomici e molecolari. Un metodo che rappresenta ormai da tempo la "terza gamba" della ricerca, accanto alla teoria e all'esperimento.

Quali sono ora gli obiettivi di Stefano Ruffo alla Sissa? «Due, per il momento. Favorire l'inserimento della Scuola in un contesto regionale, assieme alle altre due università di Trieste e di Udine. E poi consolidare il tessuto connettivo fra i tre settori della Sissa: la fisica, la matematica, le neuroscienze. Vorrei introdurre delle figure-ponte tra un settore e l'altro per favorire il dialogo tra discipline diverse, magari anche studiosi stranieri».

Un'occhiata al privato. Ruffo ha sempre coltivato l'attività fisica, lo sport. In gioventù giocava a basket in una squadra pistoiese in serie D e ha continuato a praticarlo in forma amatoriale fino a quarant'anni. Poi il nuoto e le lunghe camminate, in passato ha corso più di una maratonina.

Interessi al di fuori fuori della fisica? «Mi piace la storia della scienza. Per il resto, letture molto diverse. Nella narrativa preferisco l'introspezione, l'approfondimento psicologico. E quindi i romanzi della grande tradizione russa, Tolstoj e Dostoevskij. O gli scrittori israeliani: Amos Oz, Yehoshua…». Libri di carta o ebook? «La carta, decisamente. Non ho il Kindle».

Cinema, teatro, musica? «Quando ero giovane ero appassionatissimo di cinema, e andavo a teatro assieme a mia moglie. Ora succede di rado. Un regista su tutti, comunque: Fellini. Ascolto invece molta musica, tutta la musica, leggera e classica, da Fabrizio De André a Mozart. O Pierre Boulez, tra i contemporanei».

Stefano Ruffo ha preso casa a Trieste nel quartiere di Roiano. E ha deciso fin d'ora che dopo i sei anni di direzione resterà a insegnare alla Sissa per altri tre anni, fino alla pensione. Una scelta di vita che lascerà in eredità alla Scuola triestina una cattedra in più.

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