Spiro Dalla Porta l’ultimo romantico tra le montagne
È morto mercoledì sera a Trieste Spiro Dalla Porta Xydias, decano degli alpinisti accademici del Club alpino italiano, scrittore, regista, a lungo presidente del Gruppo italiano scrittori di montagna, socio onorario del Cai ed emerito del Soccorso alpino. Il 21 febbraio avrebbe compiuto cento anni. Non è stata ancora resa nota la data delle esequie.
di PIETRO SPIRITO
Amava definire le volte che se l’era vista passare accanto «appuntamenti mancati». Come nel 1970, durante la salita alla Torre Coldai, quando precipitò colpito da un masso. O quando la fatalità lo tenne lontano da una tragedia alla Solleder sul Civetta. Del resto, come tutte persone segnate da percorsi di alta spiritualità, Spiro Dalla Porta Xydias non aveva mai abbassato lo sguardo di fronte all’ultimo appuntamento, che ha affrontato con coscienza e serenità alle soglie del secolo di vita. Alpinista, scrittore, regista, Spiro aveva una visione fortemente metafisica dell’esistenza, mutuata dagli insegnamenti del filosofo e mistico svizzero Frithjof Schuon, di cui era stato discepolo. E questa percezione trascendente lo ha guidato per tutta la vita, sia nell’attività alpinistica che in quella artistica, tanto da meritargli l’appellativo di “ultimo dei romantici” (come titola anche la biografia di Andrea Bianchi). Un’idea forte dell’esistenza e delle sue varie espressioni, prima fra tutte l’alpinismo, che sorprendentemente è passata indenne attraverso mode e mutamenti di pensiero e di azione, dall’alpinismo eroico dell’anteguerra al movimento del Nuovo Mattino degli anni Settanta, dalla nascita del free-climbing all’arrampicata sportiva. «Nel desiderio di elevazione - aveva detto di recente - c’è la totalità dei lati umani; siamo legati alla terra ma allo stesso tempo liberi dalla terra. La nostra vita, la terra stessa, non è solo materia, e la montagna è il limite terreno che tende oltre se stesso al cielo». E oggi le sue idee e la sua figura, sopravvissute agli scossoni e alle turbolenze di una società - di cui l’alpinismo è spesso stato specchio - in perenne evoluzione e involuzione, continuano a essere di riferimento per tante giovani leve dell’alpinismo.
L’avventura di Spiro Dalla Porta parte dai Bruti della Val Rosandra, quel gruppo di scapicollati e fortissimi rocciatori che hanno lasciato il segno nella “Valle”, luogo dell’anima di Spiro. Perché fu lì che, nel 1942, salì la sua prima via, a 24 anni, ed era lì che stupiva con la sue acrobazie Emilio Comici, mito ed esempio di cui Spiro Dalla Porta è stato convinto e a volte discusso esegeta. La sua ultima scalata è del 1987, sulla Via dei Tedeschi al Pic Chiadenis sul Peralba, mentre in Italia è ricordato fra i precursori dell’alpinismo esplorativo con spedizioni in Grecia, Montenegro, Norvegia.
Nato a Losanna da famiglia di origine greca, Spiro Dalla Porta Xydias si trasferì giovanissimo a Trieste. In un secolo di vita ha inanellato 107 prime salite assolute -fra cui l’invernale sugli strapiombi del Campanile di Val Montanaia, il suo capolavoro - e oltre cinquanta libri pubblicati fra narrativa, memorie, monografie, romanzi, saggi storici. L’ultimo è “L’aiuto rischioso”, libro-intervista di Giovanni Grandi presentato nel settembre scorso in occasione della sua ultima uscita pubblica per i 60 anni del Soccorso alpino di Trieste, di cui Spiro fu il fondatore.
Come fu tra i fondatori del Teatro Stabile di Trieste, dove ricoprì vari ruoli fino al 1957, come ricorda il direttore Franco Però: «Ero stato suo allievo, assieme a tanti altri, Paolo Rumiz, Stefano Lescovelli, Ugo Vicic, Luisa Crismani, all'Accademia d'Arte Drammatica di Trieste, e abbiamo anche arrampicato insieme; in occasione di "Paurosa bellezza" di Marko Sosi›, che parla di alpinismo e che produrremo con il Teatro Sloveno ad aprile - avremmo voluto avere Spiro… non ce l'ha fatta: ma la prima dello spettacolo sarà dedicata a lui».
Sono tanti, tantissimi, a Trieste, ad avere un ricordo di Spiro Dalla Porta da custodire negli album della memoria. Di lui e dei suoi amici e sodali storici, da Jose Baron a Bianca Di Beaco, da Ezio Rocco a Tiziana Weiss. Sempre pronto a difendere posizioni senza sottrarsi a confronti e polemiche, Dalla Porta ha camminato a schiena dritta continuando fino all’ultimo a cercare, esplorare, riflettere. «Trieste e l'intero Friuli Venezia Giulia perdono un grande uomo che lascia una traccia indelebile nel mondo dell'alpinismo, una delle sue grandi passioni, e che ha inciso fortemente nella vita culturale ed artistica delle nostre terre», ha detto l'assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti. Stasera Spiro Dalla Porta sarà ricordato alle 20.30 all'interno della sala cinema dell'oratorio della Parrocchia Madonna del Mare, in via Don Sturzo 4, nell’ambito degli incontri della Scuola di Sci Alpinismo "Città di Trieste" del Cai XXX Ottobre e Alpina delle Giulie. Proprio la sezione del Cai XXX Ottobre, dov’era tesserato e di cui è stato presidente per due mandati, sarà l’epicentro del dolore ancora a lungo.
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