Sorelle, mogli, amanti Le donne di Bonaparte e la loro fame di potere all’ombra dell’Impero

Figura immensa e tragica quella di Napoleone Bonaparte, esemplare nella sua fulgida ascesa e nella triste caduta finale, abbandonato e tradito da tutti, o quasi. Le vicende dell’uomo che aprì le porte alla modernità son state raccontate infinite volte, ma non ci si stanca mai a sentirle narrare di nuovo. Questa volta è Alessandra Necci con “Al cuore dell’Impero: Napoleone e le sue donne, fra sentimento e potere” (Marsilio Editore, pagg. 416, euro 18) che – tra storia e leggenda – le ripropone da una nuova prospettiva. Leggere il libro, riccamente illustrato, dà la sensazione d’entrare in un ideale museo dove ogni sala è dedicata a una delle donne che sono state vicine al grande generale. Il primo capitolo è dedicato a Letizia Ramolino Bonaparte, ovvero Madame Mère, la coraggiosa, intelligente e determinata mamma di “Nabulio”. È lei la leader indiscussa dell’irrequieto clan dei Bonaparte. Attraverso la sua storia viene ricostruita l’infanzia e la giovinezza del futuro Imperatore e anticipati i grandi momenti della sua carriera. Nell’ideale museo segue una carrellata di sale dedicate alle avide sorelle e, indirettamente, ai fratelli e ai vari membri del clan. Alessandra Necci, professoressa alla Luiss e avvocato, autrice di altri cinque romanzi ispirati a grandi figure storiche, riporta che «secondo Stendhal, per Bonaparte sarebbe stato molto meglio non avere una famiglia». Ma cosa sarebbe stato Napoleone senza il supporto della rete di quell’eccessivo e passionale clan Bonaparte, così radicato nell’anima corsa, dove ogni singolo membro sembrava voler tutto – il potere, l’oro, il lusso e inesauribili dosi di sfrenati piaceri – tutto e subito, senza mai mostrare gratitudine al loro benefattore. Un esempio di questo atteggiamento è ben illustrato dalla storia di Elisa Bonaparte Baciocchi, la meno bella tra le sorelle, ma ugualmente determinata a dominare ed avere successo, che nel 1809 divenne granduchessa di Toscana e che, dopo l’abdicazione di Napoleone nel 1814, venne messa ai “domiciliari” a Trieste dove, nel 1823, venne raggiunta dalla degna sorella Carolina Bonaparte Regina di Napoli, vedova da 8 anni di Gioacchino Murat, fucilato dai Borboni a Pizzo Calabro. Uno splendore tutto particolare illumina l’immaginaria sala del museo napoleonico dedicata alla principessa Paolina Bonaparte Leclerc Borghese, in cui domina la Venus Victrix di Canova, che riproduce la sensuale nudità della sorellina adorata da Napoleone, forse la più stupidina tra le sorelle, ma certamente la più fedele. La sala degli orrori è invece riservata a Maria Annunziata ovvero Carolina Bonaparte Murat, una donna “assetata di potere”, capace di ogni nefandezza, compreso il tradimento del fratello nel momento di maggiore bisogno. Dal 1808 al 1815 fu regina consorte di Napoli con l’ambizioso e vanesio Gioacchino Murat.
I capitoli successivi sono dedicati alle due mogli di Napoleone, a loro modo entrambe “sbagliate”: l’affascinante creola Giuseppina de Beauharnais Bonaparte, abbandonata perché non riusciva a dare all’imperatore l’erede tanto necessario, e Maria Luisa d’Asburgo, raro esempio di gelida insensibilità. Il libro si conclude con i ritratti dell’amante fedele e disinteressata Maria Łączyńska Walewska, (la cui figura è stata eternata da Greta Garbo) e con un cammeo riservato a una ragazza inglese che conobbe Napoleone a Sant’Elena: Betsy Balcombe. Alla fine dell’ideale percorso museale, il lettore, oltre a un utile ripasso di storia, scopre un nuovo, intimo e sorprendente ritratto di Napoleone Bonaparte, composto da tanti tasselli fatti dai volti e dalle parole delle esplosive donne del suo clan, da brani dei suoi carteggi più segreti, dalle parole degli statisti che hanno tramato contro di lui, e dalle lettere di chi lo ha appassionatamente amato. –
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