Sono “Dolcissime” le ragazze in carne che si riscattano nella gara di nuoto



Le mille vite del cinema italiano. Assediato sul fronte della commedia da quello francese, riesce a sorprendere su questo terreno guardando al cinema americano, pur restando fedele a se stesso. “Dolcissime” è una tenera ed emozionante favola adolescenziale – a basso costo, ma ricca di stile e fantasia – su tre ragazze con problemi di peso, che guarda da una parte in casa nostra (“Faccione” di Christian De Sica del 1991, e naturalmente Fellini), e dall’altra a Hollywood, sia al fenomeno Melissa McCarthy o a “Precious” (2009) di Lee Daniels, sia al filone “evergreen” del cinema sportivo (ma una strizzata d’occhio al cinema francese c’è comunque, verso “7 uomini a mollo”). Al centro del film, il difficile tema delle difficoltà dell’adolescenza, con tre insperabili amiche molto in carne che, partecipando a un campionato di nuoto sincronizzato, sfidano l’insicurezza, il cyber-bullismo, i complessi rapporti con i genitori e soprattutto il giudizio altrui. Siamo a Torino, e Mariagrazia, Chiara e Letizia sono tre liceali costrette a fare i conti ogni giorno con i molti chili di troppo e con le golose tentazioni della pasticceria del capoluogo piemontese. Per paradosso, la madre della più abbondante del gruppo è una fanatica del fitness (Valeria Solarino), nonché allenatrice molto dura della pluripremiata squadra scolastica di nuoto sincronizzato della scuola. Quando la bella e magrissima Alice, invidiata capitana di questa squadra, pubblica sui social un video che le ritrae in costume, attirando i commenti più perfidi dei compagni, le tre amiche decidono di riscattarsi. Ricattano Alice con un video compromettente e la costringono ad allenarle per partecipare alla gara, volendo dimostrare che tutto è possibile quando si crede in se stesse. Secondo film diretto dal quarantenne torinese Francesco Ghiaccio dopo “Un posto sicuro” (2015, sul dramma dell’amianto nelle fabbriche), sempre sceneggiato insieme al divo di “Gomorra” Marco D’Amore (i due si sono conosciuti alla Scuola di Teatro Paolo Grassi), “Dolcissime” compie un piccolo miracolo. Tra dinamiche da teen-movie, dialogo brillante e un pizzico di amaro tipico della favola, il film spariglia gli stereotipi Usa sulle ragazze “curvy”, relegate per lo più in ruoli da commedia, e va alla ricerca delle emozioni dell’adolescenza, un’età delicata, spesso legata a modelli che richiedono la perfezione. E pur toccando i temi del cyber-bullismo e del body-shaming (il bullismo che colpisce l’aspetto fisico), il film tocca in modo leggero gli aspetti sociologici e approfondisce la psicologia delle tre protagoniste, che si mettono in gioco con ironia e cuore aperto. I contrasti con le mamme, il senso di inadeguatezza, la goffaggine, i sogni sui primi amori, lo smartphone estensione della vita reale, il mondo seducente e crudele dei social: le tre ragazze sono questo, e il film di Ghiaccio lo rappresenta al femminile con cura e partecipazione. Infine, “Dolcissime” sorprende dal punto di vista formale, con sequenze subacquee che diventano oniriche e si rivelano di grande forza emotiva, sempre funzionali alla vicenda.



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